Non si fa che parlare di crisi, di spread e di mutui, ma alle vacanze è difficile rinunciare. Succede quindi che la meta non sia il punto di partenza attorno al quale costruire il proprio viaggio, al contrario del budget. Conoscendo le date e l'aeroporto di partenza ho individuato la destinazione a buon mercato: sono volata ad Oporto, in Portogallo.
Dagli italiani non è molto conosciuta, sicuramente non al pari di altre città europee, quindi ho sbirciato un po' di guide, di diari di viaggio e mi sono fatta un'idea della città.
Delle bellezze artistiche, dagli azulejos alle chiese tempestate d'oro, ne parlano approfonditamente altre fonti di informazione, qui mi voglio concentrare sugli odori e sui sapori.
Come già premesso non conoscevo la cucina portoghese, e da ciò che diceva la guida già mi preoccupavo: i piatti tipici della zona sono baccalà e trippa, e visto che non mangio pesce né interiora mi prefiguravo già un po' di dieta. Sbagliato.
Gli abitanti di Oporto venivano chiamati tripeiros, e non in maniera dolce e scherzosa, quindi evitiamo di portare avanti la tradizione. Il perché di questo nomignolo non è chiarissimo: di solito viene spiegato che i macellai conservavano la carne per usarla durante i lunghi viaggi in mare o per darla all'esercito in caso di guerre, quindi sul posto venivano consumate le interiora.
Leggende a parte, non pretendo di parlare di ciò che è tradizionale, vi riporto soltanto le impressioni e le esperienze di una turista che si è trovata qualche giorno nella seconda città portoghese per importanza.
Intanto Oporto, o Porto, come è conosciuta nel resto del mondo, si trova sulla riva di un fiume, il Douro, sul quale si stendono ben sei ponti che la collegano a Vila Nova de Gaia, insediamento della riva sud. Ora, se nessuno vi dicesse niente, voi credereste si tratti della stessa città divisa da un fiume, ma ai portuensi piace vederla così. Sulle due rive è un fiorire di ristorantini acchiappa-turisti, con la piccola differenza che a sud si trovano anche le cantine... perchè indovinate un po' dove è prodotto il vino chiamato Porto? Ma di questo discuteremo più avanti...
Tornando ai ristorantini della zona chiamata Ribeira, si tratta di taverne dove la maggior parte dei camerieri parla inglese, qualcuno mastica anche francese e italiano, i menu sono scritti in più lingue e a volte illustrati con improbabili fotografie. Nonostante le premesse, devo dire che ci sanno fare: il luogo è romantico, cenare vicino all'acqua fa sempre il suo bell'effetto, e appena seduti, portano un giro di antipasti, che suonano un po' come 'so che ci metterò tanto a prepararti la cena'. Si tratta quasi sempre di formaggio di capra o pecora, olive nere e pane.
Ecco, a Porto c'è un pane particolare, non ho capito di cosa sia fatto né come si chiami, in quanto per i locali è semplicemente 'typical portuguese bread', è nero e densissimo, dall'odore aromatico, consiglio di addolcirlo con del burro salato, che da quelle parti non manca mai. In uno dei posti che abbiamo provato ci hanno servito anche delle crocchette di baccalà fritte, che hanno riscosso un notevole successo, vista la velocità con cui sono state spazzolate.
In genere, ordinando un 'piatto combinato' non si sbaglia, portano il classico piatto unico con carne, verdura e riso o patate. Diciamo che, nonostante la vicinanza al mare, non c'è da aspettarsi una cucina leggera, quindi via libera a cotolette fritte di tacchino, agnello al forno, stufati di manzo, arrosto di maiale avvolto e farcito con prosciutto... non esattamente prosciutto e melone, ma molto gustoso.
In giro era pubblicizzata tantissimo 'la francesinha', non nominata invece nella mia guida, e la curiosità ha preso il sopravvento. Consiglio: in certi casi il mistero deve rimanere tale. La francesinha è follia allo stato di panino. I portuensi preparano una crema di pomodoro, di cui ogni cucina vanta la propria peculiarità, e la versano a specchio su un piatto fondo. Prendono delle fette di pane tostato e le farciscono con carne di manzo e salsiccia. I più coraggiosi iniziano con una fetta di pane, uno strato di carne, un'altra fetta di pane, un altro strato di salumi o salsicce e la terza e ultima fetta di pane. Per 'alleggerire' il tutto, lo ricoprono di uno spesso strato di formaggio e infornano per gratinare. Ovviamente la torre di calorie così ottenuta viene adagiata al centro della crema di pomodoro, e quando la si ordina il cameriere avrà il coraggio di chiedervi: "La volete con un uovo fritto sopra?"
Il sapore non è male, ma assicuratevi di avere una bottiglia di gel stura-lavandini a portata di mano: il formaggio mentre si raffredda si trasforma in marmo, il pane assorbe tutta la crema di pomodoro, che alcuni preparano molto semplicemente, ma che altri inondano di burro, e se disgraziatamente bevete un bicchiere d'acqua la francesinha si gonfierà facendovi rotolare. Dimenticavo, Porto è tutta in salita.
Panini a parte, un'altra specialità molto intrigante è il chorizo: una salsiccia speziata che servono 'su' un recipiente di terracotta. Si tratta di una piccola terrina con una griglia sulla quale viene adagiata la carne con lunghe incisioni. Sul fondo viene versato un liquido infiammabile che viene acceso al tavolo del cliente. In pratica è un bbq al tavolo, o una salsiccia flambé. Da provare.
Porto però dà il nome ad un vino, e sulla riva di Vila Nova de Gaia è tutto un fiorire di cantine. I portoghesi hanno intuito il business: le navi che una volta percorrevano il Douro portando l'uva ora sono riconvertite per le mini crociere sul fiume per turisti, che non vedono l'ora di dare un'occhiata a come si fa il vino. Le cantine sono veri e propri musei, con visita guidata e assaggio finale. Le guide sono professionali, parlano un'infinità di lingue, e in una mezz'oretta vi trasformano in esperti del settore, o quasi.
Il Porto è un vino dolce, liquoroso, la cui fermentazione viene bloccata dopo pochi giorni per mantenere lo zucchero del mosto. Viene poi aggiunta dell'acqua vite degli stessi vitigni, e si fa invecchiare. Di solito, quello che arriva nelle bottiglie, non è l'uva di una sola annata, ma vengono mescolate diverse annate e diverse uve, da chi ha anni e anni di esperienza nel settore. A dire la verità le cantine sembrano più dei templi, e non escludo che per alcuni il Porto sia una religione. Nonostante la polvere su alcune bottiglie, si tratta di un prodotto che sa rinnovarsi: ora molti bar lo propongono in interessanti combinazioni e cocktail... da provare!
A livello pratico posso dire che ho pranzato e cenato a poco prezzo e quasi sempre seduta ad un tavolo, con conti che andavano da 4.50 euro a 20 euro a testa, bevande (non alcoliche) comprese. Il conto più basso l'ho pagato per un'omelette con prosciutto, patatine, insalata e te freddo, più economico del McDonalds. L'unica cosa non proprio comoda è che è piuttosto difficile trovare supermercati, anche piccoli, in cui fare rifornimento di snack, ma visto il costo della vita, in questo caso non è un problema.
In conclusione mi sono trovata in una città veramente interessante, gli odori del mercado bolhao sono indimenticabili, i sapori altrettanto e con un calice di Porto vi auguro di poter passare da quelle parti.
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