Archivio Storico 2011-2017

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Osteria la Villetta in Franciacorta

15 Ottobre 2012
E una stretta di mano a Gualtiero Marchesi
Il primo week end senza pupo; appuntamento a metà strada con la mia amica ed ex coinquilina ai tempi dell’università; e poi cantine e ristoranti della Franciacorta che aspettano solo noi.
Il ritrovo è a Palazzolo sull’Oglio, nei pressi dell’ex convento di frati Cappuccini in cui alloggio con mio marito Alberto e comodo all’uscita dall’autostrada per i nostri amici vicentini Elisa e Alessandro.
Navigando in rete, tra il sito ufficiale della Franciacorta e i forum di ufficiosi gourmand, noto l’Osteria la Villetta: la gestione familiare propone piatti tipici della tradizione lombarda, realizzati con ingredienti del territorio. Cerco il loro sito web: un locale storico arredato con semplicità e buongusto, una foto di famiglia con visi sorridenti e dall’aria ospitale. Prenoto!

(Sarebbe bastato dare un’occhiata alle più famose guide di ristorazione in commercio per scoprire che all’Osteria la Villetta si va sul sicuro: la consigliano Gambero Rosso, Slow Food e Michelin. Il proprietario Maurizio Rossi è inoltre considerato uno tra gli chef più quotati della zona ed è stato intervistato da alcune testate nazionali).

All’entrata percepisco un’atmosfera calda: le luci gialle e i tavoli in legno apparecchiati con semplicità e cura, il vecchio bancone con piano in marmo da osteria che espone sul retro grappe e liquori. In un angolo l’immancabile affettatrice Berkel rossa, sulle pareti stampe e disegni, sui tavoli tre calici da vino per ogni commensale: piccoli dettagli che denotano la volontà riattualizzare l’atmosfera retrò grazie alla cura dei particolari nell’arredo. Il gestore, il signor Maurizio, è un personaggio sui generis: indaffarato a gestire il locale in pieno Festival del Franciacorta, con un occhio alla sala e uno alla cucina, non rinuncia comunque a consigliare in prima persona una bottiglia di vino e i piatti del giorno.

La serata parte bene con un calice di Franciacorta Nature Furente della cantina Pian del Maggio: un giovane blanc de blanc che ti riempie i sensi con il suo perlage persistente, con un’intensità di profumi che ricorda il lievito del pane e una piacevole carica di acidità che conferisce freschezza.

Tra gli antipasti scegliamo l’assaggio di baccalà (mantecato e fritto) e la lingua di vitello servita con la giardiniera di verdure. Assaggiamo poi le lasagne ai funghi porcini prima di passare al secondo. Io scelgo il manzo all’olio con polenta macinata a pietra, mentre gli altri ordinano il piatto della tradizione a base di polpetta di manzo, involtino di verza e guanciale con bagnetto verde. Innaffiamo il tutto con una bottiglia di Valtellina Superiore del 2007, Vigneto Fracia, di Nino Negri (niente meno che un tre bicchieri Gambero Rosso, ma per l’annata 2008) un vino dalla complessità che risalta subito al naso, soprattutto nell’intensità dei profumi che ricordano il legno, di notevole struttura e corpo in bocca.

Tra i dessert scegliamo il budino di cioccolato fondente, che ricorda una mousse, la crostata con marmellata di mirtilli e un particolare gelato all’halvà, una pasta a base di sesamo con cui vengono preparati dolci nel mediterraneo orientale.

La serata scorre piacevolmente tra una portata e l’altra, tutti piatti molto semplici appartenenti ad una cucina casereccia ben curata. Lentamente il locale si svuota e noi ci fermiamo a fare due chiacchiere con il signor Maurizio che ci presenta il produttore del Franciacorta assaggiato durante la cena. Paghiamo il conto (circa 35 euro a testa - senza i vini, che mi è parso avessero un rincaro un po’ elevato), salutiamo e ci fermiamo di fronte al locale a chiacchierare per l’ultima sigaretta.

Si parla del più e del meno, di come abbiamo mangiato, dei ristoranti della zona e tiriamo in ballo il maestro degli chef, Gualtiero Marchesi, e il suo ristorante presso il Resort l’Albereta ad Erbusco: sarebbe un sogno andare a cena da lui… E proprio in quel momento – incredibile ma vero - il maestro si materializza! Ci passa a fianco ed entra in osteria. Insomma, avremmo mai potuto perderci l’occasione di andare a stringergli la mano?
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