Visitarla tutta senz'altro no, respirarla sì, assaggiarla anche, soprattutto se si ha in mente un obiettivo gastronomico.
Tanto per iniziare a 'carburare' si parte con una colazione alla pasticceria Cappello, dove il dilemma è se tenere gli occhi più appiccicati (verso il basso) ai dolci nelle vetrine del bancone o (verso l'alto) alle targhe appese alle pareti, che raccontano il passato e la storia di questo luogo 'di culto'.
A pochi passi dal mare, Piazza della Marina è l'ideale per iniziare una piacevole passeggiata nella parte più antica della città, alla scoperta di vicoli pieni di venditori semiambulanti, su per via Vittorio Emanuele fino ai mercati Ballaró e Vucciria, tappa indispensabile per conoscere il lato più caratteristico della Palermo gastronomica: luoghi densi di colori, puzze e odori magnifici, voci tamburellanti, banchetti di pesce fresco e animali scuoiati.
Mentre in alto svettano imponenti palazzi settecenteschi, a terra si può trovare di tutto: piedi di uomo e code di pesce, carte, cartine e cartacce, mozziconi di sigarette, pezzi di verdura e acqua sporca, briciole di cannolo e musi di cani, che catturano come aspirapolveri tutto il possibile, commestibile e non.
Dopo un giro tra la cattedrale e il palazzo dei Normanni, è ora di rinfrescarsi con una granita di gelsi (sempre se è periodo) al bar-chiosco di fronte al palazzo, al centro di piazza Indipendenza. È la migliore che io abbia mai mangiato, a pezzettoni di gelsi e di ghiaccio, più simile nella consistenza a quella che a Roma chiamiamo 'grattachecca'.
A pranzo, altra tappa d'obbligo è la Focacceria San Francesco, dove assaggiare, per chi ne ha il coraggio, u pani ca meusa, cioè il pane con la milza.
Per quelli come me, a cui questo coraggio purtroppo è mancato, ci sarà comunque l'imbarazzo della scelta, tra sarde a beccafico, panelle (frittelle di farina di ceci), crocché (o 'cazzilli', cioè crocchette di patate), arancine e caponatine.
Nel pomeriggio c'è solo l'imbarazzo della scelta, tra un giro spensierato nella parte meno antica e forse più 'ordinata' della città, bella ma forse meno caratteristica del centro vecchio, una passeggiata all'Orto botanico, un luogo magico di vita vegetale, oppure - tanto per non perdere di vista l'obiettivo gastronomico - un altro giro in pasticceria, questa volta da Oscar, ad assaggiare il 'gelo di mellone', una vera specialità da non perdere: si tratta di una sorta di gelatina (o meglio budino) di anguria, servita al bicchiere o come farcia di una crostata. Per chi non lo avesse mai provato è un dolce dal sapore del tutto innovativo, intrigante alla vista, con quel suo colore rosso-rosa trasparente e all'interno le gocce di cioccolato che fanno da 'semini'.
La sosta per l'aperitivo si può fare da Pizzo&Pizzo, per ogni genere di aperitivo-cena e finger food. Purtroppo io l'ho trovato chiuso e non l'ho sperimentato, ma mi fido ad occhi chiusi dello chef siciliano Marcello Valentino che me lo ha consigliato, visto che, su sua indicazione, per cena ci siamo spostati a Porticello, al ristorante Faro Verde, dove abbiamo mangiato il pesce come meglio non si può. Degni di nota i turbantini di spatola con caponatina e fonduta di formaggio.
In alternativa all'aperitivo in centro, si può tornare verso il mare, per una sosta sul grande prato del Foro Italico ed un gelato, a scelta tra uno 'spumone', uno 'spongato' o un 'pezzo duro'... oppure una granita, un gelo o un sorbetto... proprio tutti tutti sanno di cosa sto parlando?
Se c'è ancora spazio per una cena di gusto il Faro Verde di Porticello o il Bye Bye Blues di Mondello saranno l'ideale, mentre per chi non avesse voglia di sedersi con le gambe sotto al tavolo... I muretti di Palermo e i suoi meravigliosi mercati saranno perfetti per gustare un ottimo cibo da strada, la vera specialità gastronomica di Palermo: pane e panelle, pani ca meusa, tranci di sfinciuni (un pane-pizza morbido come una spugna, con salsa di pomodoro, cipolla e formaggio) e tanto altro ancora.
E queste sono solo le prime 12 ore della Palermo gastronomica che vi ho promesso: le altre 12 (se vi bastano) ve le lascio per riprendervi dall'abbuffata.
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