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Gli Onigiri

11 Ottobre 2012
Ancora sui cibi dei manga giapponesi
Gli onigiri (si pronuncia onighiri), sono protagonisti di numerosissime scene di manga e cartoni animati, soprattutto scene ambientate in pausa pranzo o nel cortile della scuola.

Sono certamente tra i piatti che maggiormente vengono notati da chi legge i fumetti o guarda i cartoni animati, al punto che spesso chi si avvicina alla cucina giapponese per la prima volta chiede subito di poter assaggiare quelle appetitose “polpette” con cui i nostri beniamini si riempivano la faccia di chicchi di riso, a volte con espressioni veramente buffe.

Tra i manga in cui vediamo comparire più spesso gli onigiri c’è senz’altro il famosissimo “Sailor Moon”. Bunny, la protagonista, va letteralmente matta per queste “polpette”(come vengono chiamati per facilitare la vita agli spettatori italiani…), anche se non è altrettanto brava nella loro preparazione!
Chi volesse provare a prepararli, può seguire questa ricetta. Poiché è un piatto che si prepara molto con le mani e pochissimo con gli utensili da cucina, può essere divertente cimentarsi nell’impresa assieme ai bambini.

Onigiri:
- Riso giapponese o riso a grani piccoli
- Alghe Nori in fogli
- Alghe Kombu sbriciolate
- Ripieno a Scelta
- Sale q.b.

Lavate il riso in una ciotola (meglio se di plastica o di vetro) piena d’acqua ghiacciata. Fate scorrere l’acqua fino a che non diventa trasparente, quindi scolate il riso e fatelo asciugare in un colapasta.
Mettete il riso in una pentola, considerando un litro d’acqua abbondante per ogni etto di riso, e cuocere a fiamma moderata fino alla completa evaporazione del liquido. Fate attenzione in questa fase, e abbiate cura di aggiungere ogni tanto l’acqua a filo e di girare il riso continuamente, per evitare che la parte sul fondo della pentola si attacchi e si bruci.
Quando il riso è pronto, mettetelo da parte e preparate quattro ciotole. Una piena di sale fino, una piena d’acqua, una con l’alga Kombu sbriciolata e una con il ripieno che avete scelto.
Sulla sinistra tenete la pentola con il riso e mettete le ciotole in quest’ordine: acqua, sale, alga, ripieno. Sulla destra ponete i fogli di alga Nori e un piatto vuoto.
Bagnate le mani nella ciotola piena d’acqua, poi prendente un pizzico di sale e sfregatelo sui palmi. Con la mano a cucchiaio prelevate un pugno di riso tiepido, formate una polpetta, premete al centro con il pollice e create uno spazio per il ripieno. Tenendo la polpetta di riso in una mano, prelevate un poco di alga Kombu e qualche pezzetto di ripieno con l’altra mano, riempite la polpetta al centro, quindi chiudete la polpetta con un altro po’ di riso.
Manipolate il riso con entrambe le mani fino a dare alla polpetta una forma triangolare e uno spessore pari a circa due dita. Prendete ora un foglio di alga Nori e applicatelo su uno dei tre lati, creando così l’impugnatura dell’onigiri (gli onigiri si mangiano con le mani).
Ponete l’onigiri pronto nel piatto vuoto e ripetete le operazioni fino ad esaurire riso e ripieno.
Il ripieno è completamente a piacere, tra i più utilizzati nella preparazione tradizionale troviamo le prugne Umeboshi (prugne salate), il salmone affumicato o grigliato, le verdure al vapore e le alghe essiccate.
Gli onigiri possono anche essere preparati semplicemente con il solo riso, in questo caso è consigliabile, per renderli più appetitosi, scottarli in padella o sulla piastra con un poco di salsa di soia.

L’origine degli onigiri è probabilmente legata agli avanzi di riso che rimanevano dai pasti principali, e nel corso della loro storia hanno preso alternativamente l’identità di snack o di pasto vero e proprio, a seconda delle dimensioni e della consistenza.
Come accade per il bento, soprattutto se vengono preparati per qualcuno, gli onigiri possono essere decorati con faccine buffe e simpatiche, di solito utilizzando dei pezzetti d’alga tagliati ad arte.
Comunque sia, gli onigiri possono essere un eccellente banco di prova per chi si cimenta per la prima volta con la cucina tradizionale giapponese, perché di solito vengono al primo colpo, basta un poco di manualità.

(Foto scattata presso il ristorante Wok Long di Genova)
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