Nei manga giapponesi, i ramen sono spesso protagonisti di scene drammatiche o ad alto spessore psicologico. Questa modesta zuppa infatti, ha proprio il compito di “scaldare” le situazioni, rinfrancando lo spirito.
I ramen sono anche cibo tipico del capodanno giapponese, perché la loro forma allungata è considerata augurio di buon anno e di lunga vita, e quindi vengono consumati la sera dell’ultimo dell’anno, magari con i parenti o con gli amici. Anche questa scena compare spesso nei manga.
Tra i manga che maggiormente vedono i ramen come protagonisti troviamo il leggendario “Glass no Kamen”, al secolo “Il grande sogno di Maya”.
La piccola Maya infatti, orfana di papà, cresce nel ristorante di ramen in cui lavora sua madre.
Già nelle prime scene, la protagonista dimostra subito di che pasta è fatta, facendo da sola tutte le consegne di ramen di capodanno e conquistando così il primo biglietto di teatro della sua vita, segnando in questo modo tutto il corso del proprio destino.
Mimando il gesto di mangiare i ramen, Maya mostra la sua abilità nella pantomima, e quando si trova ad una svolta decisiva della sua carriera, è stando accovacciata sul pavimento a mangiare ramen istantanei con il regista che Maya ritrova coraggio.
Per chi volesse tentare l’avventura di preparare questo piatto in casa, soprattutto se siete dei fan della dolce Maya, ecco la ricetta originale.
Ramen:
- 250 gr di noodle ramen (pasta giapponese)
- Ossa di 2 polli lavate
- 500 gr di spalla di maiale con l’osso
- 8 cipollotti
- 4 spicchi d’aglio
- 1 carota
- 1 cipolla
- 2 uova sode
- 40 gr di radice di zenzero
- 1 bicchiere di sakè
- ½ foglio d’alga nori intero
- 150 gr di germogli di bambù
- 2 cucchiai di olio di semi
- 15 gr zucchero
- Sale e pepe q.b.
- Salsa di soia q.b.
- Olio di sesamo q.b.
Fate bollire nel wok o in una padella dai bordi alti 1,5 litri d’acqua con 4 cipollotti affettati, ¾ dello zenzero e le ossa di pollo. Fate cuocere per 1 ora, poi eliminate l’acqua, i cipollotti e lo zenzero e sciacquate le ossa.
Lavate il wok, riempitelo con 2 litri d’acqua e aggiungetevi le ossa di pollo, l’aglio e la carota sbucciati, tutto il sakè tranne un cucchiaio (che terrete da parte) e fate cuocere fino a dimezzare il liquido, togliendo la schiuma con un mestolo bucato.
Filtrate il brodo attraverso una garza e mettetelo da una parte.
Lavate il wok, fatelo asciugare al calore del fornello e riscaldatevi dentro l’olio di semi assieme a 2 cipollotti tritati finemente e allo zenzero rimasto. Cuocete per 5 minuti, arrotolate la carne di maiale ben stretta con uno spago per alimenti e mettetela dentro il wok, girandola spesso fino a che non sarà ben dorata. Unite ora il sakè che avevate messo da parte, 4 bicchieri d’acqua, 3 cucchiai di salsa di soia e lo zucchero. Portate ad ebollizione, abbassate la fiamma, coprite con un coperchio e fate cuocere per 30 minuti, mescolando spesso.
Rassodate a parte le uova, rigirandole per mantenere i tuorli bene al centro.
Tagliate ora il maiale in fettine sottili, eliminando l’osso. Sgusciate le uova e tagliatele a metà, quindi salatene i tuorli.
Mettete in una casseruola il brodo di pollo che avevate messo da parte, portate ad ebollizione e aggiungete 4 cucchiai di salsa di soia con 1/2 cucchiaio di sale.
In 2 litri d’acqua fate cuocere i noodles, poi scolateli e suddivideteli in 4 ciotole.
Versate il brodo sulla pasta, disponete in ogni ciotola ½ uovo sodo, qualche fettina di maiale, i germogli di bambù, gli ultimi 2 cipollotti affettati finemente, l’alga nori sminuzzata, il pepe e l’olio di sesamo a piacere. Salate e servite.
La ricetta è in effetti abbastanza elaborata, quindi, se non ve la sentite, se vi manca il tempo o se semplicemente ci avete provato e vi è venuta una schifezza, potete provare a recarvi in uno dei tanti supermercati etnici che hanno preso piede in Italia.
Qui è possibile trovare i classici “bicchieri” di ramen disidratati, in cui basta aggiungere acqua calda per poter poi sorbire la pietanza direttamente dal contenitore; ma anche i “pacchetti” di ramen completi di bustine di ingredienti, che possono essere sostituiti o integrati con ingredienti nostrani, se preferite un sapore più “Italian Style”.
(Un ringraziamento alla mia amica Si-si del negozio di gastronomia etnica di Genova Certosa che mi ha permesso di scattare le foto…)
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