Lo scorso anno, se vi ricordate, noi del Cavolo avevamo segnalato la disastrosa situazione che aveva colpito i castagneti lombardi. http://www.cavoloverde.it/public/articoli/cronaca/dettaglio_articolo.asp?id=793
A seguito dell’articolo (firmato dalla scrivente), nel quale si indicava come causa primaria della drammatica penuria di frutti la proliferazione incontrollata del cinipide del castagno o vespa cinese, lo scorso luglio ci è pervenuta in Redazione una lettera del Dott. Agr. Marco Boriani del Servizio fitosanitario regionale.
Il Dott. Boriani ci scrive correggendoci su alcuni punti del nostro articolo e facendo diverse importanti considerazioni che volentieri diffondiamo.
In primis, sulla comparsa del Cinipide del Castagno, che è stato segnalato per la prima volta in Lombardia il 22 maggio 2006 in Valle Seriana; la sua introduzione in territorio italiano risale all’autunno del 2004 e si deve a degli astoni infestati acquistati a Cuneo, prima tappa di molte altre purtroppo simili per modalità. Così il tremendo insetto si sarebbe diffuso dal Piemonte (dove pare sia noto dal 2002) in tutt’Italia in maniera piuttosto inconsapevole da parte degli autori della pandemia.
La mancata produzione castanicola lombarda dello scorso anno, tuttavia, sarebbe da addebitarsi soprattutto alla siccità primaverile – chi scrive ricorda perfettamente il torrido aprile in cui si facevano già i primi bagni al lago - ; il Cinipide avrebbe certamente contribuito al fenomeno della mancata fruttificazione ma non sarebbe stato il fattore scatenante, e nemmeno principale o tantomeno esclusivo.
La siccità, piuttosto, avrebbe causato una minore produzione di polline, con conseguenti aborti dei fiori femminili alterandone la differenziazione.
Precisa il dott. Boriani: “Così la siccità tardo estiva (metà agosto-fine settembre) ha determinato poi anche la comparsa di castagne sotto misura. Prova ne sia che quest'anno, con una primavera piovosa, la fioritura è stata ampia quasi ovunque (anche nel Parco Campo dei Fiori dove sia l'anno scorso che quest'anno abbiamo tenuto due incontri informativi sull'argomento). Sul prossimo numero di” L'Apis” (la rivista specializzata nell’apicoltura, ndr) anche gli apicoltori ci informeranno di spostamenti di arnie sul castagno con buoni risultati, date le estese fioriture.”
Anche le cifre sarebbero decisamente rassicuranti: in giugno è stato fatto un sopralluogo nel Cuneese, dove nel 2005 l’infestazione era del 100%, mentre quest’anno si sarebbe quasi totalmente nullificata sino a raggiungere l’un per cento degli esemplari malati. Questo grazie all’intervento immediato dei castanicoltori piemontesi all’indomani della prima stima dei danni, un intervento di contrasto del tutto naturale ad opera del Torymus sinensis, l'antagonista del Cinipide, rilasciato nelle zone infestate. Allo stesso modo hanno operato anche i castanicoltori lombardi dal 2008 e proprio a partire dalla Valle Seriana.
La situazione, secondo il servizio fitosanitario regionale, sarebbe dunque sotto controllo e non desterebbe preoccupazione. “Il Cinipide del Castagno – conclude Boriani - è semplicemente un insetto originariamente esotico. Al suo arrivo ha una crescita esponenziale e incontrollata in dipendenza della cospicua disponibilità di cibo e dalla mancanza di antagonisti efficaci. Consumando le risorse alimentari esistenti e trovandosi in seguito di fronte antagonisti agguerriti ed efficaci, la sua capacità espansiva si sta esaurendo e fra qualche anno sarà tenuto dalla Natura ovunque sotto controllo. Dopo quel primo lancio del Torymus sinensis le preciso che siamo arrivati ad un totale di quarantaquattro e continueremo a lanciarlo fino a quando sarà necessario.”
Non ci resta dunque che aspettare una manciata di giorni e il ritorno del bel tempo per scoprire se i castagneti saranno finalmente tornati a fruttificare.
Per la foto si ringrazia http://www.agrinotizie.com/articoli/news.php?id=1746
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