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Cuciniamo con i Manga

20 Settembre 2012
Il Bento, l’amore in Giappone passa dalla pancia!
In Giappone, le ragazze si trovano molto a mal partito quando devono manifestare i loro sentimenti ad un ragazzo, e più è ampia la differenza di età, tanto più è difficile per una ragazza far capire quello che prova ad un potenziale fidanzato.
Nelle terre del Sol Levante infatti, alcuni comportamenti sono considerati assai disdicevoli, soprattutto da parte di una ragazza.
Il tenersi per mano, ad esempio, o l’abbracciarsi, sono gesti che presuppongono un rapporto molto intimo tra due persone. In pratica, se un uomo e una donna, o un ragazzo e una ragazza, si abbracciano o si tengono per mano, allora stanno insieme.

Addirittura, è costume assai diffuso per una ragazza rivolgersi al proprio fidanzato, anche per molto tempo, chiamandolo per cognome o dandogli del lei (specie se la differenza di età è considerevole). A scuola invece, è comune per molte studentesse rivolgersi al proprio ragazzo, se è più grande, chiamandolo semplicemente “senpai” (la parola che indica lo studente più anziano).
E’ quindi comprensibile come, in un ecosistema di rapporti umani così formale, le ragazze giapponesi abbiano dovuto escogitare dei sistemi più discreti per dichiararsi ai propri innamorati, senza per questo fare la figura delle “scostumate”.

Nei manga giapponesi è assai rappresentato il gesto di preparare da mangiare al ragazzo oggetto del proprio interesse, e il protagonista principale di questo gesto è il bento.
Il bento è un contenitore, un tempo in bambù ma oggi solitamente in materiale plastico, suddiviso in scomparti, dove si può far stare un pasto completo per una o due persone.

Le prime tracce storicamente accertate dell’uso del bento risalgono al V secolo, quando questo contenitore era usato in particolare dai contadini, dai manovali, dai cacciatori, dai pastori e dai soldati, e più in generale da coloro che non potevano rincasare per pranzo.
In pratica era la versione orientale della gamella degli operai.
Da allora il bento non è più uscito dalla storia del Giappone, e ancora oggi è presente, basta farsi un giro in una qualsiasi scuola o ufficio all’ora di pranzo.
Come dicevamo, il bento può contenere un pasto completo per una o due persone, a seconda delle dimensioni. Al suo interno possiamo trovare riso, sushi, onigiri, noodles, pasta condita in vari modi, ma anche carne o pesce, verdure, prosciutto o formaggio, e chi più ne ha più ne metta. Generalmente si tratta di alimenti asciutti, non brodosi, che se anche il bento si ribalta non possano fare troppi danni.

Secondo la tradizione orientale, in genere il pasto è piuttosto equilibrato e prevede l’equivalente di un primo, un secondo e un contorno. A parte è possibile aggiungere un bento di dimensioni più piccole, che di solito contiene un dolcetto o una piccola merenda.
Se il bento preparato per sé stessi o semplicemente per la pausa pranzo in ufficio è in genere costituito dal cibo in più avanzato a cena, il bento preparato per il proprio fidanzato o innamorato è spesso un piccolo capolavoro gastronomico. In Giappone esistono infatti tutta una serie di strumenti utili per dare al cibo forme particolari e divertenti, come ad esempio animaletti, fiori, riccioli ed altre ancora, magari ispirate ai personaggi dei fumetti. Osservando il mondo dei manga, ci si accorge che spesso il riso, le verdure e i pezzetti di carne sono decorati in modo spesso molto elaborato, una delle forme più famose sono ad esempio i simpatici polipetti fatti con le salsicce, e gli onigiri con le faccine. Per ottenere queste forme si possono utilizzare gli appositi strumenti, ma ci si può anche mettere di pazienza con un coltellino.

Nella migliore tradizione della praticità orientale, il bento è spesso accompagnato da alcuni accessori complementari per rendere più confortevole e pratico il momento del pranzo. Tra questi troviamo i “bento belt” (gli elastici per chiudere i contenitori), del “kinchaku (una borsa di solito in cotone, dove va riposto il bento), del “furoshiki” (un panno che avvolge il bento e che viene usato come tovaglietta), dell’”oshibori” (l’asciugamano utilizzato prima e dopo il pasto per pulirsi le mani), e delle “sauce container” (piccole bottiglie o scatoline per le salse).

Preparare il bento per il proprio ragazzo, oppure per il ragazzo che piace, è considerato il modo più diretto per dichiarare i propri sentimenti. Al tempo stesso, accettare questo tipo di premura presuppone di ricambiare l’interesse che viene dimostrato.
Non deve quindi sorprendere che spesso le scene più romantiche dei manga giapponesi si svolgano nella pausa pranzo e abbiano come protagonista il piccolo contenitore in plastica pieno di cose buone.
Una nota a parte merita anche la festa di San Valentino, molto sentita in Giappone.

Anche in questo caso, come accade per il bento, preparare e regalare i cioccolatini (rigorosamente fatti a mano!) in occasione della festa degli innamorati può essere un ottimo sistema per dichiararsi alla persona amata, ma anche per dimostrare premura a chi si vuol bene.
Infatti, a differenza che in Occidente, in Giappone il cioccolato di San Valentino si può regalare anche ad un amico, ad un’amica, ai genitori, ai fratelli o ai nonni. Se un regalo di San Valentino giunge inaspettato, in genere si ricambia il 14 marzo, giorno noto come “white day”, in cui chi riceve un regalo di San Valentino imprevisto può contraccambiare con un piccolo pensiero, ovviamente artigianale.
Come per il bento, il cioccolato di San Valentino e i regali del white day sono protagonisti di molte scene romantiche dei manga giapponesi, ma anche di scene buffe e divertenti.
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