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INRAN, chiuso l’Ente che spiegava come nutrirsi

29 Agosto 2012
Le proteste dei dipendenti non hanno salvato l’Istituto
Con la crisi che sembra non finire mai, i tagli del governo si fanno sentire su tutti i settori. Era chiaro che anche la ricerca ne avrebbe risentito parecchio. Con il decreto legge “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini” formulato all’interno della spending review, si dovrà dire addio ad un ente che forse non tutti conoscono, ma che accompagna gli italiani dal 1936: l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione o INRAN.
Le manifestazioni e le proteste a Roma dei dipendenti dell’ente non ha sortito finora nessun effetto concreto di revoca della decisione di chiudere questa istituzione.

Nato in seno al Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’INRAN ha poi raggiunto l’indipendenza nel 1958.
Questo ente ci ha fornito per 76 anni le linee guida per la corretta alimentazione.
Ha permesso alla Dieta Mediterranea di essere conosciuta in tutto il mondo e l’ha portata ad essere proclamata, nel 2010, patrimonio immateriale culturale dell'umanità.
L’INRAN ci ha istruiti sulla piramide nutrizionale e ha portato avanti nei decenni svariate ricerche atte a guidare l’industria agroalimentare nell’offrire cibi sani e genuini.

L’ente, secondo i progetti del decreto, verrà assorbito dal Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA).
Da questa ipotesi di accorpamento sono sorte infinite polemiche.
In molti si chiedono se non si stia verificando un chiaro caso di conflitto di interessi.
Il rischio altissimo è infatti che le politiche industriali che stanno alla base delle ricerche del CRA guidino anche le ricerche di quello che sarà il nucleo INRAN in accorpamento.
Potremo fidarci di chi si assicura che un prodotto fa davvero bene alla salute, se chi fornisce questo dato è anche chi produce il cibo in questione?

Sembra, effettivamente più logica e affidabile la proposta di alcuni di accorpare l’INRAN all’Istituto Superiore di Sanità, piuttosto che al CRA.
Speriamo che chi di merito faccia la scelta giusta. In fin dei conti, come sempre, è “solo” della salute degli Italiani che stiamo parlando.
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