Questa volta non scriverò di mieli e di api magiche. Entro in un settore che mi è però altrettanto caro: gli oli da olive, i famosi "evo". Ne tratto, ma non per parlare di varietà o di terroir olivicoli particolari, lo farò magari in futuro, ma per raccontare di sconosciuti piccoli passi fatti da uomini onesti ed eccellenti sulla strada della divulgazione e della diffusione della cultura dell'ulivo e degli oli da oliva fuori dall'Italia.
Ho scritto sconosciuti perchè questi passi di divulgazione, questi eventi, si propongono e si realizzano nel silenzio più totale della stampa e dei media. Ho detto piccoli passi perchè sono piccole iniziative, indubbiamente però importanti e fondamentali, per una vera diffusione della nostra cultura alimentare al di fuori del nostro paese. Nei mercati esteri le piccole aziende italiane di alta qualità, dai piccoli numeri, fortunatamente si salvano ancora.
Vi sono nazioni, città, luoghi dove spesso si dimostra una grande attenzione verso i prodotti di eccellenza italiani, certamente anche per qualche euro in più delle buste paga da destinare al buon cibo sulle tavole e magari qualche tassa in meno da pagare.
Siamo a Vienna, parlo di Vienna perché io ci abito. Vivo qui, opero e divulgo cultura del cibo in Austria. Chi ha fatto questa scelta, e ha deciso di dedicarsi alla divulgazione e comunicazione delle nostre eccellenze alimentari all'estero, capisce e intuisce subito, vivendo fuori dal "bel paese", il deserto nel quale vengono a trovarsi le persone rispetto alle strutture istituzionali italiane, qui come altrove, inesistenti e assenti.
Nessuno più sostiene o favorisce la nostra azione di promozione della cultura alimentare all'estero. Quello che c'era di strutturato, e che forse un po' funzionava, o non esiste più - motivi di bilancio - o viene messo in condizioni disperate nel proprio operare. Ed ecco perciò che le iniziative devono tutte passare attraverso azioni che pesano interamente sulle spalle delle aziende che accettano la sfida dell'estero. Se queste spalle sono robuste, capitali disponibili e banche amiche, bene. Se sono più fragili la fatica che devono fare diviene immensa.
Si devono escogitare e studiare sistemi nuovi ed efficaci per arrivare dove la potenza del denaro porta facilmente i grandi e non è concessa ai piccoli. La passione, la tenacia e la necessità però aguzzano l'ingegno e permettono alla grande qualità italiana, piccola magari nei numeri, di farsi conoscere ed apprezzare comunque.
È la strada, questa, scelta da un amico, coraggioso e tenace calabrese dell'olio. Il suo nome è Domenico Pugliese. Di lui vorrei raccontarvi oggi.
Domenico produce in proprio oli evo calabri, ottobratica e ciciarello, e in parte seleziona oli evo di altre regioni e prodotti legati alle olive ed all'olio da proporre e divulgare in Austria. Come me, anche lui è un uomo che vive qui per due motivi legati all'amore ed alla passione. Infatti anche lui ha una compagna austriaca, Brigitte Schmidhuber, che con lui dirige Casa Caria, www.casacaria.com , la loro "Firma" come si dice qui, seguendo lei la parte giornalistica e divulgativa in lingua tedesca, con competenza e grande capacità di scrittura, fondamentale per il racconto del cibo.
Oggi diventa impensabile, se non si hanno famiglie e strutture aventi alle spalle potenze bancarie, andare all'estero e aprire un punto vendita con magazzini e quant'altro. I costi sono enormi, proibitivi. Meglio usare l'ingegno e la fantasia, doti che a noi italiani non difettano, poichè da sempre siamo inventori di nuovi metodi.
Uno di questi metodi, non nuovo, ma qui efficientissimo, sono le vendite per corrispondenza che in Austria funzionano bene, grazie a servizi postali di prim'ordine, poco costosi e rapidi. Un altro mezzo di divulgazione e proposta di prodotto sono i piccoli mercatini rionali o locali, dove le persone a Vienna vanno in moltissimi e... comprano. Poi arriviamo ai veri e propri eventi di cibo. Eventi ai quali partecipare, attentamente scelti tra i tanti che ogni giorno vengono proposti. Oppure una certosina e specifica opera di costruzione di piccoli eventi, specializzati, che definirei come eventi culturali veri e propri, quasi privati, nei quali proporsi e proporre, con la convinzione che solo attraverso la divulgazione ad personam e mettendo al primo posto la cultura del prodotto si può nutrire un terreno fertile di sapienze umane che nel tempo darà raccolti stabili e proficui.
Una cultura dei cibi, quella in particolare dell'olio evo in questo caso, che viene però proposta in termini nuovi ed efficaci. Ricchezza di racconti, di notizie, di storie di uomini e delle loro terre da olio. Insegnamento paziente dei fondamentali parametri degustativi, costruzione di rapporti personali,diretti e onesti che caratterizzano l'operare di chi decide di agire per dare un futuro ai propri prodotti e non solo di gettare ami e lenze commerciali alle quali far abboccare ignoranti pesci-clienti ingenui e impreparati.
Sì, certo, la strada vecchia, quella del mordi e fuggi, del vendi fin che puoi a 50 ciò che vale 15, la solita insomma, quella furba, è sempre aperta e battuta, anche se sempre meno efficace vista la crisi che oggi morde e condiziona tutti.
La sequenza? Immutabile. Arrivare in paesi e città estere, con capitali a volte non lindi e aprire luoghi più i meno grandi e lucenti. Sguainare come spade strategie di marketing seducenti centrate sui soliti stereotipi. Vedere i fatturati e i grandi numeri come l'unico traguardo possibile. La fotografia della modella più bella, quella con cui far parlare pagine di giornali e schermi delle tv e il gioco è fatto.
Questa è ancora una realtà triste e che non ci ha portato da nessuna parte, ma sempre più diviene... il passato, perché nel tempo tutto questo luccichìo svanisce se manca una cultura di base che passi attraverso la lenta istruzione delle persone e che attivi strumenti per promuoverla. Altrimenti diviene il penoso e vergognoso succedersi di apri e chiudi, di piglia tutto in fretta, di ignoranza che prevale e che non crea richieste stabili e consapevoli di buono, bello e giusto nel cibo.
Pochi giorni fa sono stato presente, in qualità di giornalista che scrive e divulga cultura del cibo italiano e degli evo in Austria, a un piccolo interessante evento organizzato presso il Ministero della Salute. Un intero dipartimento del Ministero, nella pausa pranzo, ha visto i propri impiegati e dirigenti come partecipanti ad una piccola conferenza sull'olio evo, una efficace degustazione guidata, che alla fine gestite in contemporanea ed anche con miei interventi specifici in italiano, sia chiaro, insieme hanno prodotto decine di domande e grandissimo interesse, sfociato in acquisti di prodotti. In questo caso però finalmente compresi e visti sotto una nuova luce, nuovi punti di vista. Una luce che non era quella dello scaffale anonimo del negozio più o meno finto made in Italy che inflaziona la nostra immagine, falsa, in tante città europee e non.
Mi sembra una buona strada. Meno luccicante e meno ruffiana, ma più efficace. La cultura e solo la cultura diffusa capillarmente ci salverà e ci farà apprezzare nel mondo, non le fanfare e i lustrini di nani e ballerine. Noi diffondiamo il sacro e non il profano. E in questa direzione, supportando e divulgando, io lavorerò qui. Con tanti amici come Domenico e Brigitte che ci credono e che hanno capito che è finita l'epoca delle improvvisazioni alla Pulcinella.
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