Uno dei più piacevoli ricordi della mia infanzia è quello della vacanza annuale con i miei nonni paterni in Alto Adige, a “caccia di funghi”.
Era l’ultimo svago prima dell’inizio della scuola e quei giorni, oramai non più afosi, in cui si girava per i boschi, scarponcini, cestino e bastone alla mano per guardare sotto i cespugli senza rischiare di incappare nelle tanto temute vipere, erano davvero una sfida piacevole.
Prima ancora di imparare a leggere avevo imparato a riconoscere porcini, finferli e mazze da tamburo, con grande orgoglio di mio nonno, che si assicurava che la mia preda fosse davvero il fungo commestibile che credevo.
Sono passati molti anni da allora, ma alla fine di ogni estate non posso fare a meno di sentire la voglia di riprendere quella ricerca lenta e sistematica e di buttare un occhio su ogni fungo che mi capita di incontrare lungo il cammino, ogni volta che passeggio in un bosco.
I funghi sono uno dei cibi più strani che capitano sulle nostre tavole. Non appartengono al regno vegetale e ovviamente neppure a quello animale. Sono qualche cosa di a se stante e possono essere preziosi come l’oro (si pensi ai tartufi) o incredibilmente letali, come le amanite falloidi.
Ogni anno in Italia si contano più di 40.000 casi di intossicazione da funghi e purtroppo anche una decina di decessi.
Non facciamoci troppe illusioni: tutti i funghi contengono micotossine, ovvero veleno.
La differenza tra funghi commestibili e non commestibili sta nella quantità di micotossine contenute nelle diverse specie e se queste sono termolabili (cioè possono essere eliminate tramite cottura) o meno.
La cosa sorprendente dei dati relativi alle intossicazioni da funghi è che il 65% di queste avviene tramite il consumo di funghi commestibili.
Come è possibile?
L’arcano è presto svelato: molto spesso i funghi non vengono cotti a sufficienza e questo non permette alle tossine di essere totalmente eliminate. Ricordatevi sempre che i funghi vanno cotti per almeno 45 minuti!
Anche il consumo troppo frequente può portare ad intossicazioni.
La quantità minima di tossine presenti in ogni fungo commestibile si può accumulare durante somministrazioni ripetute e diventare così nociva.
La regola quindi è di non mangiare mai più di una volta a settimana una pietanza a base di questi appetitosi e meravigliosi esseri.
Gli esperti affermano che basterebbe seguire queste semplici regole per evitare tutti questi numerosi casi di “falsa intossicazione”.
Questo tipo di malessere fortunatamente non risulta essere mai molto grave, ma sicuramente i sintomi associati non sono piacevoli.
Per quel che riguarda le vere e proprie intossicazioni da funghi non commestibili si usa il termine di micetismi. Sono le intossicazioni con le conseguenze più terribili e a volte funeste e ne parleremo in modo più approfondito la settimana prossima. Vi aspetto su CavoloVerde!
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Micomania, un amore a volte fatale (Parte I)
Funghi commestibili e falsi commestibili
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