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Di api e di mieli

31 Luglio 2012
Suoni e canti crudeli delle api regine
Con questo scritto voglio tornare ad un argomento a me caro e che costituisce poi la base dalla quale, chi come me parla o vuole raccontare di api e mieli, deve partire.

Ne accennavo in un post sulla nostra pagina di gruppo in FB con un'amica redattrice di CavoloVerde proprio qualche giorno fa e subito l'amica Laura Rangoni, direttrice della testata on line, coglieva la palla al balzo, intervenendo e chiedendomi di raccontare queste strane e belle storie in un pezzo da pubblicare nei miei argomenti "mielosi".

Come sempre con grande piacere ed affetto scrivo,per voi che mi leggete,di accadimenti belli e strani nella vita delle api, aspetti unici che quasi mai vengono raccontati , ma che una volta conosciuti e letti danno, di api e mieli, ritratti molto diversi da quelli che generalmente li accompagnano e che banalmente fanno pensare spesso ai mieli come a semplici dolcificanti più o meno naturali, da usare quando va bene per il te o la solita costipazione invernale.

I mieli sono molto di più. Cerco perciò di accendere la vostra curiosità iniziando con lo scrivere un dato di fatto strano e curioso: le api, specialmente le regine... cantano,o meglio, suonano.
No, né chitarra né pianoforti.
Stiamo parlando di qualcosa che vagamente ricorda il suono dei violini, ma andiamo con ordine per capire e... stupirci insieme.

Una delle questioni più spinose con la quale gli apicoltori hanno da sempre a che fare nel loro lavoro di "pastori delle api" è il problema delle sciamature.
Parola nota e spesso sentita da molti anche se poco chiara ai più. Sciamare sostanzialmente significa andarsene. Ad un certo punto nella vita della comunità ronzante ed in condizioni precise e particolari, la regina di un alveare abbandona,più o meno volontariamente,la propria arnia con qualche migliaio di api fedeli, per fondare una nuova casa-comunità, lasciando il vecchio alveare alla fertile attività di una nuova regina giovane.

Perchè? Non vi è, come spesso in natura, un solo perché, ma vi sono diversi perché.
Alla base di questi avvenimenti,va detto subito sfatando un mito falso e diffuso, vi è che la vita di un alveare viene scandita,decisa e organizzata in larga parte dalle api operaie nelle loro varie funzioni e compiti e non da una regina che regna su degli improbabili sudditi obbedienti.
La regina è la detentrice della fertilità della famiglia, garanzia della vita dell'alveare che prosegue con alti tassi di natalità per il benessere generale, ma non del potere assoluto.

Una macchina da uova, per certi aspetti (quanche migliaio al giorno) con uno scettro feromonale che tiene unita fortemente la comunità che ai feromoni della regina è molto sensibile e reagisce con una propensione affettiva e amorosa diffusa per le sorelle e le sorellastre, perché sorelle e sorellastre sono tra loro le api di un alveare avendo una sola madre ma più padri tra i fuchi che nel famoso volo nuziale fecondarono la regina.

Regina che rimane feconda per anni senza più avere rapporto alcuno. Perció la regina è mamma di tutte le api di un alveare,un grande amore materno e figliale lega strettamente tutta la famiglia e il feromone potrebbe essere definito "un canto d'amore continuo che armonizza la vita dell'alveare", il cui motore vitale sono... i mieli. "
Il tempo però passa per tutti e passa anche per le regine delle api. Invecchiano anche loro e invecchiando, tra le camere oscure dell'alveare, iniziano a produrre meno feromone, a perdere in fertilità.

Inoltre la famiglia nel tempo cresce sempre più e ad un certo punto in casa c'è sempre meno spazio e sempre più abitanti. Il feromone deve essere diviso tra un numero sempre crescente di famigliari e, qualcuno all'inizio, in molti dopo un po' di tempo, rimangono senza o con troppo poco di questo collante amorevole.

Poi addirittura in certe zone dell'alveare il feromone non arriva più e così la mamma di tutte, la regina, perde a poco a poco potere e le figlie, api operaie, iniziano a non sentire più questo controllo amorevole della regina madre.
Prende corpo così, piano piano, una decisione che viene attuata dalle operaie che sentono la loro mamma,ape regina, sempre più lontana, debole e disinteressata a loro. Iniziano a pensare che le nuove generazioni dovranno provenire dalla fertilità di una nuova madre regina e che la famiglia... si dovrà dividere.

Si prepara la sciamatura,le api iniziano a costruire celle da regina, cioè celle nelle quali le uova fecondate, che daranno origine alle nuove larve, avranno tutto lo spazio per completare il loro sviluppo sessuale e diventare tante... regine.
Iniziano poi anche a pensare alle celle da fuco, che saranno indispensabili alla nuova regina per il suo volo nuziale e per la sua fertilità futura. La vecchia regina madre capisce subito che la situazione è cambiata e con grande tristezza, credo e immagino umanizzando il tutto, si prepara a lasciare quella che è stata la sua casa, il suo alveare, per due o tre anni.
Una nuova regina è in arrivo, sempre figlia sua, ma figlia che la obbligherà ad andarsene via, per sempre. In questi periodi di tensioni interne la produzione dei mieli precipita e così sarà sino a che le cose non si saranno regolarizzate.

Viene il giorno del grande volo, la regina madre con la sua corte, il suo cerchio magico, se ne andrà via...volando.

La regina nuova, dopo che le operaie nutrici hanno rotto l'opercolo, esce dalla sua celletta. È la prima che esce, quella più matura e forte. Subito inizia un crudele e drammatico cerimoniale ancestrale.
Come una Lucrezia Borgia, corre da un lato all' altro del favo e trafigge,con il suo pungiglione velenoso e mortale,tutte le sorelle che sarebbero potute diventare come lei regina, perchè la legge naturale così stabilisce da millenni; ne rimarrá, ne deve rimanere una sola in questa sorta di Highlander apistico.

Ma per individuare le sorelle pretendenti al trono serve un segnale, un cenno, un suono nel buio dell'alveare. Come fare?

Ecco che lei, la prima,l'eletta, inizia un canto. Un canto acuto, ripetuto, cadenzato.
Lo produce per istinto, lei sa da sempre come deve fare. Usa le sue ali, una sfregata sul taglio dell'altra, come farebbe un violinista con il suo archetto sulle corde di un violino, uno Stradivari naturale.
Emette questa melodia sottile e,quando lo fa, tutte le api intorno a lei, api che la circondano amorevolmente, udendo questo suono emesso correndo su di loro, si immobilizzano, restano come statue di sale per alcuni secondi, tutto il tempo della durata del canto.
A questo canto rispondono ignare le sorelle anche loro pretendenti al trono, ma rispondono ancora da dentro i loro incubatoi attaccati al favo, rispondono con un canto simile, ma più sordo, attutito dalla celletta ancora chiusa. Lei, però, la nuova regina, lo sente benissimo.
L'immobilità delle operaie favorisce ogni piccolo suo udire suoni. Ne individua la provenienza con precisione millimetrica.

Va, velocissima, e... colpisce con il suo artiglione mortale.

Una, due, tre, dieci volte se necessario, finché ne rimarrá una sola: lei, la prima, la regina madre e da quel momento in poi regnante.
In brevissimo tempo la frenetica creazione dei mieli riprende, in pieno, subito. Questo comanda in un ordine odoroso forte e potente la nuova regina. Questo permetterà poi a noi nuovi, deliziosi, dolcissimi e profumati viaggi tra i fiori trasmutati in mieli dalle sorelle ronzanti.

Ascoltate il canto e osservate l'immobilità delle api sul favo qui:

http://www.youtube.com/watch?v=MupfZgzmX-s&sns=em
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