Giorgio ha scoperto presto la passione per il vino ma non si è fermato al comunque dignitoso ruolo di appassionato, ha voluto studiarlo - il vino - e per farlo ha lavorato per potersi permettere i corsi all’AIS e diventare sommelier, perché quando una passione non la puoi controllare fai di tutto per correrle incontro. Da questa esperienza è nato Degustandovino, il suo sito internet in cui raccoglie notizie sul mondo enologico e attraverso il quale organizza degustazioni mirate per chi volesse viverlo, il vino, in una maniera nuova, intima e profonda. Ecco cos’ha raccontato a noi di Cavolo Verde
D: Com'è nata questa passione per il vino?
R: Ho origini contadine, in famiglia si è sempre prodotto vino e una buona bottiglia è sempre stata presente sulla mia tavola. Fin da piccolissimo partecipavo alle vendemmie nella piccola tenuta agricola di famiglia, in località Madonna della Selva, San Giovanni Incarico (FR) e in altre vigne ai Castelli Romani.
Il profumo della pigiatura dell’uva, del mosto, i profumi di svinatura e le stordenti esalazioni delle botti mi hanno così accompagnato ogni anno, negli stessi giorni del rientro a scuola dopo l’estate. Inoltre in casa, fin da bambino, venivo consultato per sapere se un cibo in preparazione fosse “giusto” di sale, di peperoncino, di spezie varie… avendo manifestato una spiccata sensibilità ai sapori, e così, appena possibile, mi hanno chiesto di provare il vino. Fortunatamente, i vini che avevo iniziato a degustare, erano ben fatti! Grazie a mio fratello ho poi avuto ospite in casa la figlia di uno dei migliori produttori di Chablis (Gérard Duplessis) e ho potuto per questo assaggiare con una certa frequenza Chardonnay di Borgogna. La curiosità aumentava, provavo bianchi, rossi, vini affinati in legno, spumanti e vini speciali... stava nascendo un amore!
D: Cosa ti ha spinto a diventare sommelier nel lontano 2001?
R: Dato che ci stavo prendendo gusto, iniziavo a ricercare vini migliori, di varia provenienza territoriale, selezionavo addirittura le amicizie all’università sulla comune passione per i vini buoni, ma avevo disponibilità economiche limitate per provare vini importanti senza una seria preparazione.
Comprendevo già che alcuni vini, sicuramente buoni, avevano prezzi esagerati ma intanto, avendone gli strumenti, iniziavo a scoprire ottimi e meno conosciuti produttori che offrivano etichette molto interessanti a prezzi accessibili.
Il desiderio di comprendere meglio un vino, conoscere quanto più possibile di questo interessante e piacevole mondo enologico e la mia innata curiosità mi spinsero a studiare e lavorare per pagarmi l'intero corso di qualificazione professionale per Sommelier dell'Associazione Italiana Sommelier prima che divenisse anche questo una moda e come tale più costosa.
Seguivo i tre livelli AIS dell'allora delegazione dei Castelli Romani, all'Hotel Helio Cabala di Marino, mi divertivo e, a fine lezione, ero l'unico allievo che rimaneva a cena con i docenti; è stato un periodo stimolante e bellissimo oltreché altamente formativo.
D: Sul tuo sito Degustandovino si parla di “degustazioni mirate” di cosa si tratta?
R: Ho compreso già diversi anni fa che intorno al vino si stavano sviluppando nuove tendenze, come quelle delle degustazioni personalizzate e/o mirate ad un interesse particolare o a una curiosità specifica di un ristretto gruppo di persone.
Ci sono gruppi di amici appassionati di un territorio o di un vitigno che farebbero di tutto per avere una serata di approfondimento divertente e indimenticabile. Una serata di degustazione insolita, con sommelier a disposizione che - oltre a reperire e proporre i vini voluti - dia garanzie per preparazione e per capacità comunicative, che si svolga ad esempio in una location intima e confortevole come solo un appartamento privato di uno di loro può offrire, magari alla presenza di uno o più produttori; interessante anche poter accompagnare gli assaggi dei vini alle preparazioni espresse di uno chef che, alla stregua dei winemaker , partecipi, spieghi e possa rispondere alle domande dei partecipanti.
Ovviamente una degustazione può essere mirata o allargata ai settori limitrofi come Sigari e Distillati, Cioccolato e Vini Speciali… il bello per chi la richiede è godere nel veder realizzata la propria voglia, includendo tutto ciò che si vuole ed escludendo tutto ciò che non si vuole, compresi i discorsi accademici.
D: Com'è lo stato del mercato dell'enoturismo in Italia?
R: E' un tema complesso ed è difficile in generale rispondere a questa domanda, proprio perché molti sono gli elementi da considerare e ci sono studi e rapporti sul tema che rilevano dati contrastanti.
Il turismo in generale in Italia ha tassi di crescita scarsa; in Europa perdiamo quote rispetto a Francia, Croazia, Germania, Gran Bretagna, la stessa Spagna cresce il doppio di noi!
In questo contesto, non entusiasmante, l'enoturismo in Italia è per fortuna in controtendenza, ossia cresce di più nonostante le difficoltà economiche che il paese sta attraversando e un sistema che si occupa ancora di rispondere alla domanda invece che alla programmazione di azioni e iniziative in linea con la vocazione territoriale, di pianificare ovvero un'offerta in cui certamente non difettano potenzialità ed unicità del nostro paese dal punto di vista naturalistico, paesaggistico artistico, gastronomico oltre che enologico. Siamo lontani dal dinamismo dei Paesi del nuovo mondo enoico, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda, e anche dei Paesi latinoamericani come Cile e Argentina.
In ogni caso, laddove si lavora bene, le cose vanno molto bene. Il vino è una passione e viaggiare lo è altrettanto, agenzie nostre partner rilevano un mercato enoturistico in crescita; in Italia, il Piemonte e la Toscana continuano ad essere le mete più battute e all'interno di queste gli organizzatori dei tour registrano successi e nuove richieste nelle suggestive Langhe e nelle splendide colline del Chianti.
D: A fine Marzo si è svolto l’annuale appuntamento a Verona con Vinitaly. Quali sono le tue impressioni sull’edizione di quest’anno?
R: Solita grande affluenza, maggiore orientamento ai buyer internazionali e, come è ovvio, più determinazione al business, minore disponibilità degli espositori a dare retta ai visitatori e appassionati non operatori. Ho sentito espositori sognanti verso il modello Prowein.
Ho registrato il crescente divario tra chi va forte (padiglioni con regioni che storicamente si vendono benissimo a cui si sono aggiunte nuove performance come quella delle Marche ad esempio, consorzi capaci di fare sistema, ottimizzare risorse, strutture, uffici stampa) e tra chi, dall'altro lato, disperde risorse generando frustrazione tra i suoi espositori, situazioni di regioni relegate ai margini di padiglioni periferici costretti a sorbirsi passerelle di politici che fanno solo fuggire i pochi che si avventurano fin lì; ho sentito parlare delle opportunità del petrolio invece che dell'Aglianico del Vulture! Questo è sintomo che c'è ancora molto da fare!
D: I tuoi vini bianchi e rossi preferiti?
R: Preferisco rispondere su zone e terroir piuttosto che su produttori, su cui ho certamente i miei preferiti.
Bianchi? Mi piacciono vini minerali e longevi, forse per colpa di quei Chablis di cui sopra, capaci di oltre mezzo secolo di splendida tenuta! Quindi bianchi di Borgogna senza dubbio! Anche se ultimamente cresce in me lo stupore e l'attrazione verso i grandi Riesling tedeschi. Per rimanere in Italia amo i bianchi friulani, quelli altoatesini come il Pinot bianco, mi incantano alcune espressioni del Fiano di Avellino e del Verdicchio dei Castelli di Jesi di Cupramontana, il Timorasso dei Colli Tortonesi, il Trebbiano d'Abruzzo della provincia di Pescara, il Soave e alcuni bianchi da autoctoni siciliani.
Rossi? Piemonte, Langhe, Alto Piemonte, cioè le diverse espressioni del Nebbiolo e della Barbera! Poi le belle espressioni dei Pinot Nero nella zona di Egna, Bolzano. Al Sud, Aglianico del Vulture in Basilicata, Carignano e Cannonau in Sardegna, I Nerelli delle altitudini dell'Etna, vera eccellenza a livello mondiale.
D: E in fatto di bollicine e vini da meditazione cosa ti senti di consigliarci?
R: Champagne e Trento Doc per le bollicine.
Sicilia: Marsala, Passito di Pantelleria e Malvasia delle Lipari per meditare.
D: Dopo tanto vino un’ultima domanda: la birra artigianale in Italia.
R: A parte il mio personale interesse e gradimento per la birra artigianale, questo mondo rappresenta un incredibile exploit tutto italiano, grande ricerca, grande qualità e diffusione virale! Viaggia a ritmi impressionanti ed è un fenomeno senza barriere, quindi libero e come tale capace di parlare dritto al cuore dei più giovani, come il vino non ha fatto mai. C'è di tutto, nascono birrifici in ogni cantina, tutti credono di essere diventati mastri birrai ma non è così. Cresce invece la coscienza del consumatore quindi immagino che ci sarà una selezione in qualità.
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