Archivio Storico 2011-2017

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Ad un passo dal sogno

27 Luglio 2013
La lezione di Luigi Veronelli
Immagino di aver fatto un sogno, un modo come un altro per riflettere su storie e situazioni di vita reale.
Mi trovo in una magnifica cascina di campagna, è tempo di vendemmia. Affacciata ad una finestra aperta scorgo vigne ovunque, sento i profumi delle uve raccolte, il rumore dei cingoli dei trattori che corrono sul pendio, illuminati dal sole del tramonto.

Mi avvicino alla finestra e intravedo in lontananza una persona che mi fa un cenno chiaro con il capo, indica di avvicinarmi. Il panorama dei vigneti toglie il fiato, l’aroma dell’uva è inebriante. Apro la porta della stanza, appare completamente vuota, scendo allora le scale, ripide, di mattone rosso, con i solchi ormai degli anni, e arrivo, velocemente, a piano terra. Sono in un luogo disabitato da mesi, presenti poche cose ma essenziali. Imbocco rapidamente l’uscita, fuori mi aspetta qualcuno.

Appena fuori casa, scorgo la sagoma intravista dalla finestra. La vedo immobile tra le vigne, vicino ad un filare, tiene in una mano un calice e nell’altra un giornale ripiegato. Davanti a lui, un cesto d’uva.
Affretto il passo, ho una certa curiosità. Oramai sono vicina, ma… stupita intravedo l’ombra calare e la sagoma svanire nel nulla, lì ritrovo solo il giornale, il calice di vino, il cesto d’uva.
Delusione, rabbia e sconcerto. Chi poteva mai essere quella persona? Con gesto di stizza, accartoccio il giornale, lo getto nel prato, insieme al calice.
Rimango sola, la rabbia cala in amarezza. Inizio a riflettere. Cerco il giornale, lo riprendo in mano, mi sembrano appunti. Prelevo dal cesto, davanti a me un chicco di uva, lo assaporo, è gustoso, caldo, con ricca polpa e succo. Mi siedo e inizio a leggere.
C’è un dialogo tra due soggetti, un giornalista tedesco, Christian Rischert e Luigi Veronelli.

D. Il tuo pensiero, la tua opinione conta molto in Italia. Cosa significa per te aver tale credito?

R. Ne ho molto piacere. Tale credito mi deriva da anni e anni di lavoro che io ho svolto con grande passione. Amo il mio lavoro. Nell’assaggiare un piatto ben eseguito, nel bere un vino che mi racconta la sua storia, sono solo me stesso. Credo stia qui la mia forza.

D. In Italia, il vino era considerato alimento un tempo. Oggi, vi sono vini che si possono avvicinare ai beni di lusso. Cosa pensi circa questo sovvertimento?

R. E’ il mio trionfo. Sono contento del declino del concetto di vino come alimento. Non lo è; meglio, lo è anche, ma primariamente è un compagno con cui vivere, con cui instaurare un rapporto, da cui avere piacere. Ogni vino è un individuo, con tutta la sua singolarità. Lo so, sono anche un po’ retorico, ma so anche bene che incontrare un vino, un grande vino, mi dà una grande emozione, ancor più se lo bevo con intelligenza.

D. Cosa significa bere con intelligenza?

R. Significa incontrare un vino per “tirar fuori”, da esso, la sua intera personalità. Per prima cosa ne guardi il colore, ogni vino ha specifico colore, specifica lucentezza; poi, lo porti al naso, per coglierne tutte le nuances; infine, in bocca, così da entrare in comunione con esso. Se tu ti avvicini al vino con la voglia di ascoltarlo, lui ha qualcosa da dirti. E più il vino è importante più lungo e pregnante il suo racconto. Per concludere, bere con intelligenza vuol dire avere l’abilità di cogliere il messaggio che il vino porta con sè.

D. Quali criteri suggerisci ai consumatori per giudicare un vino?

R. In primo luogo di essere attenti, critici. Il vino va conosciuto e (ri)conosciuto. Bisogna allenarsi a farlo. Poi, assaggiare e memorizzare bene il suo messaggio (colore/profumo/gusto). Soprattutto: avvicinarsi al vino con amore, curiosità, interesse.

D. Ma i buoni vini sono cari!

R. Io dico sempre ai produttori: lavorate di più, producete di meno, ma vendete al giusto prezzo, ovvero a un prezzo remunerativo. Perchè i vostri prodotti vi devono consentire di lavorare e vivere meglio nel futuro. Per produrre poco, è necessario curare al meglio le vigne, selezionare le uve migliori, non stressare le piante, rinunciare alla quantità e ai vini non vocati per la qualità.

D. Non pensi che la ricerca a tutti i costi di buoni cibi e vini sia portata un po’ all’eccesso oggi? Più un atteggiamento che uno stile?

R. No, non proprio. Penso che cibi e vini buoni rendano l’uomo più contento e la vita più sorridente. Quanto più cerchi, tanto più prezioso l’esito. Sono dell’opinione che ciascuno di noi deve vivere con maggiore consapevolezza i piaceri e le gioie della vita. I cibi e i vini buoni ci possono ben aiutare.

Ma certo! L’uomo del mio sogno era Luigi Veronelli. Il messaggio dato e lasciato è un concentrato del ruolo del vino e del cibo, dei valori e dei connotati che rappresentano e che trasmettono. E’ una delle più belle interviste che abbia mai letto. Lo condivido, il messaggio, nella mia vita giorno dopo giorno con passione, amore, dedizione. Aveva proprio ragione Shakespeare quando diceva che siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.

Testo integrale dell’articolo qui pubblicato è presente sulla pagina http://www.veronelli.com/luigi-veronelli/grande-vino-mi-da-una-grande-emozione.html pubblicato da Gian Arturo Rota il 3 aprile 2013, che ringrazio per la gentile concessione.
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