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B-Eat e la svolta appetitosa dell’italiano

30 Aprile 2013
Quando il marketing e la comunicazione sul web sono strategie linguistiche
E’ primavera anche per il mondo dell’enogastronomia: di giorno in giorno si assiste alla nascita o all’evoluzione di nuove realtà editoriali. Succede un po’ di tutto: direttori di testate storiche che lasciano il trono a nuove leve, come nel “caso” di Anna Prandoni che succede a Paolo Paci (http://www.cavoloverde.it/public/articoli/personaggi/dettaglio_articolo.asp?id=1567); libri e pubblicazioni culinarie,sfornati a ritmi incalzanti, di “personaggi” italiani ostranieri; e ancora, nuovi format televisivi e radiofonici per grandi e piccini; dulcis in fundo,weblog e magazine interamente dedicati al food che fioccano in continuazione.

Internet, come si sa, da ormai un decennio spadroneggia sull’argomento alimentare con piglio da leader, e con effetti trascinanti per le altre realtà mediatiche: per questo è importante segnalare in maniera tempestiva le nuove tendenze della rete. E’ di questi giorni, appunto, il lancio di B-Eat, http://www.b-eat.it/ , un “superblog” dal taglio eccentrico che promette di diventare un leader in un settore ad oggi piuttosto inesplorato: si occuperà infatti di digitalkitchen, ossia del tema food dal punto di vista della comunicazione web e marketing. Un’ associazione intrigante, inutile persino sottolinearlo, per tutti coloro che a vario titolo si occupano di cibo su internet, e che sulle varie realtà mediatiche legate a questo argomento tendono a campare. Per cui da tenere decisamente sott’occhio.

«Visto che si tratta di un tema attorno al quale ruotano molte realtà digitali (e non) interessanti, ci piace l'idea di affrontarlo in maniera monotematica, cercando di far emergere ogni giorno realtà diverse». A raccontarci della nascita di questo nuovo portale che promette di sfoderare contenuti decisamente originali è Maria Silvia Sanna, di professione community manager presso Ebuzzing, una delle più note piattaforme di Social Media Advertising, nata da una filiazione di Wikio Group.

B-eat si presenta con una grafica snella eppure accattivante, in stile magazine. «In realtà – precisa Maria Silvia - si tratta di un doppio blog: Digital è la metà dedicata al web e al digital marketing; Kitchen, invece, si occupa di cose più concrete come eventi, ristoranti, food design, tradizioni e artigianato. Nonostante l'apparente complessità della struttura, quindi, B-eat è "solo" un blog dal design molto curato, grazie al coautore Davide Arnesano che di mestiere è web designer».

Obiettivo di B-eat.it (da non confondersi con l’omonimo sito britannico dedicato ai disturbi alimentari, http://www.b-eat.co.uk/) è quello di indagare in maniera competitiva su una rosa di tematiche legate al mondo della comunicazione culinaria. «Ci interessano la creatività applicata al food (food design, artigianato, tradizioni locali), la pubblicità e il marketing, il foodblogging e gli eventi del settore», sottolinea la Sanna.

Le sezioni già aperte, ad una settimana dall’apertura, sono già tante, attive e pimpanti, dalle interviste ai personaggi di grido alle novità dai brand per Digital, alle mappe del mangiare e bere bene, agli appuntamenti golosi dell’area Kitchen. C’è però una novità di vero e forte impatto, al di là della freschezza dell’impaginazione, o forse proprio grazie ad essa, che “fere” il gastrologo dal cor gentile: i virtuosismi del lessico, cosa inusuale nel mondo spesso sin troppo ingessato della comunicazione gastronomica, un territorio così spesso accantonato dagli addetti ai lavori in nome di un generico ed esterofilo piattume linguistico. Siamo dunque, finalmente, in vista di nuovi orizzonti per il nostro settore?
Di un italiano veramente nuovo ed aulico, anzi, consentitecelo, gastronautico”? Si sente il bisogno, onestamente, di una lingua nuova,raffinata ma non stantia, adorna di freschezza come una bella insalata di stagione, in cui l’idioma di Albione, tutt’altro che rifiutato a piè pari o utilizzato con provincialismo e becera sottomissione, diventi strumento creativo, allusivo e neologico. Ci auguriamo quindi che questo nuovo italiano “gastronautico”, nell’anno dannunziano, che incombe come un duplice nume tutelare poetico e gastronomico, trionfi un po’ in tutte le salse nostrane, catodiche, digitali e perché no, anche cartacee, magari partendo proprio da nuovi esperimenti in rete del calibro del delizioso B-eat.it.
primi sui motori con e-max.it
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