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Il volto poetico di Masterchef 2012

15 Marzo 2013
Intervista a Ivan Iurato
Parlaci di te, del tuo passato, dei tuoi sogni.

Sono nato a Comiso, in Sicilia, trentasei anni fa. Ho studiato, lavorato in altri ambiti, ma come spesso accade, è dalle proprie passioni che si trae maggiore soddisfazione. Il mio precedente lavoro, infatti, più che dalla mia laurea l’ho avuto grazie alla mia passione per l’elettronica, e adesso facendo Masterchef ho avuto pure modo di assecondare l’altra mia grande passione, la cucina. Mi manca fare qualcosa con le poesie, con la scrittura, e sarei davvero felice. Chissà…

Cosa ti ha spinto a partecipare a Masterchef?

Come detto prima, mi ha sempre appassionato la cucina, il mondo della ristorazione, l’alchimia che si può celare in un grande piatto. Cucino quasi sempre per gli altri, credo che la cucina sia amore e farlo per le persone che ami è a mio parere un gesto di altruismo che mi fa stare bene. Mi dà serenità, mi rilassa, dà una strana pace interiore vedere gli altri che si godono un mio piatto, raramente cucino soltanto per me stesso. Così, avendo visto la prima edizione, sono stato tentato dal provarci. Mi son detto: "perché no?”. I miei amici mi hanno supportato ed incoraggiato in questa scelta e anche la mia famiglia mi ha dato il dovuto appoggio.

Come è iniziata la tua avventura?

È iniziata da un email, spedita senza troppe aspettative, ma con il sentimento sognante di chi sperava di potercela fare. I vari casting, le varie sfide che si sono susseguite fino ad arrivare tra i “18” fortunati finalisti delle selezioni sono stati una corsa ad ostacoli su e giù per l’Italia. L’aver superato un passo alla volta prove via via più difficili mi ha dato la giusta carica. Non ci credevo troppo all’inizio, di sicuro ci speravo, ma mi sentivo dentro uno strano sentimento, una vocina che mi diceva: "questa è la tua strada!”.

Cosa hai portato al provino iniziale per farti scegliere?

Ho portato un mio piatto, il Sole di Sicilia, si tratta di un pesce spada cotto al salmorigano, su una purea di melanzane con mandorle e mentuccia, con sopra dei pistacchi di bronte tostati e una riduzione di malvasia. Piatto sicilianissimo che mi rappresenta molto.

Cosa ricordi di quei momenti?

A dire il vero non sono partito benissimo. Tra la concitazione di avere per la prima volta le telecamere puntate addosso, l’autrice che mi intervistava mentre cucinavo, i fuochi e il forno sconosciuti: ho sbagliato una serie di cose davvero banali e ho rischiato seriamente di non entrare tra i cento selezionati per la prova successiva. Fortunatamente i tre giudici hanno capito che c’era un tocco di “genialità” in quel piatto così mi hanno dato una seconda chance… e per fortuna è andata bene, tre sì!

Cosa consiglieresti a chi vuole partecipare alla nuova edizione?

Consiglierei di portare con voi non solo il vostro piatto, ma anche la vostra passione, la vostra sapienza nella cucina, voi stessi insomma; cercate d’impiattare anche un pezzettino di voi, quello è il segreto. Il piatto dovrebbe rappresentarvi come persone, lasciate che esso parli, che vi “presenti”, concedetevi qualche giorno per riflettere su cosa preparare, personalizzate gli spunti che avete raccolto per realizzarlo. Provatelo a casa e assaggiatelo. Non sempre va bene copiare un piatto “stellato” se esso è privo della vostra personalità potreste anche fare un figurone, ma parlereste poco di voi stessi. A Masterchef oltre alla cucina deve uscire il carattere, la persona. Ultima cosa, non sottovalutate i lunghi tempi di attesa, evitare primi di pasta o riso potrebbe essere una buona idea.

Cosa ti ha lasciato l'esperienza di Masterchef? Che insegnamenti ne hai tratto?

Che nella vita bisogna lottare, sempre e comunque. Che spesso la sincerità, l’umiltà e la forza interiore valgono più di elaborate tecniche di cucina, che il cuore e la passione devono stare sopra ogni cosa. Masterchef è un talent di cucina, ma è anche e, forse soprattutto, una grande prova di forza, di carattere, di tenacia e grinta.

Quale piatto ti è piaciuto di più e quale di meno tra quelli presentati a Masterchef?

Di sicuro il peggiore è stato il rognone. Tralasciando la famosa pure di fagioli della Chef Budel, infatti, che ho sbagliato per altri motivi, il rognone è stato per me quasi traumatico. Non avevo mai trattato e cucinato quella materia prima, proprio perché con le interiora ho un brutto rapporto, non amo mangiarle e non avevo mai pensato di cucinarle. Ma a Masterchef si deve essere pronti a tutto e quello è stato un mio grande limite. Il piatto migliore è senza dubbio il mio “guazzetto di scorfano”, sentire Bastianich dire: "oggi hai impiattato un pezzo della tua Sicilia!” è un complimento che mi ha reso orgoglioso delle mie origini e di quello che ho saputo trasmettere con la mia cucina.

Qual è il tuo piatto forte?

Amo molto il pesce e le verdure. Mi piace questa commistione tra mare e terra. Sono i profumi e i colori con i quali sono cresciuto e che mi porto sempre un po’ dentro. La carne non la detesto, ma non la amo particolarmente, soprattutto certi tagli, certi animali e certe preparazioni. Vi confesso che per un periodo della mia vita sono stato un vegetariano, ma poi ho deciso di ritornare onnivoro, ogni tanto un buon piatto di carne ti rimette al mondo, specie se cucinato ad alti livelli.

Quale è la tua filosofia di cucina?

Assoluto rispetto per le materie prime. Meno si trattano e meglio è. Non sono un tipo da lunghe preparazioni, da marinate di giorni e giorni. Mi piace cuocere poco, mantenere la freschezza e i sapori degli alimenti e cercare di farli coincidere con gusti nuovi, sapori che magari non ti aspetteresti e che in realtà sono celati da ingredienti spesso piuttosto banali. In ultimo, credo sia una buona cosa al giorno d’oggi scegliere ingredienti sempre freschi e di stagione, possibilmente a chilometro zero.

Un commento sui giudici: Cracco, Barbieri, Bastianich.

Distinguerei i due grandi Chef dal “restaurant man”, Jo. Bastianich aveva un differente approccio ai piatti poiché li analizzava soprattutto dal punto di vista economico, lui si chiedeva sempre: "Quanto vale questo piatto?” Faceva cioè, una somma del costo delle materie prime più la manodopera. Quindi i suoi giudizi trascendevano spesso da quelli degli altri due giudici appunto per questo motivo. Poi dal punto di vista meramente caratteriale è forse quello più “umano” anche se non si direbbe. Per quanto riguarda Cracco debbo dire che è il mio mito personale. Emana fascino e carisma, vederlo lavorare e sfilettare il salmone è stato fantastico, si percepiva il tocco del grande Chef, inoltre ogni sua sgridata non era quasi mai fine a se stessa. Se ti si metteva accanto in postazione per due minuti ti veniva la tremarella, ma erano occasioni uniche dove potevi davvero imparare qualcosa di grande e magnifico in pochissimo tempo. Barbieri poi è un alieno, cercare di rifare il suo piatto imitandolo è stata la prova più difficile ed emozionante che ho superato a Masterchef. Sembrava danzasse tra fuochi, forni e preparazione; una leggiadria unica accompagnata da una tecnica mozzafiato. Incredibile!

Ritieni giusto il giudizio che ha visto Tiziana vincitrice di Masterchef?

È stata una lotta che vedeva da una parte la creatività di Maurizio contro la tenacia e la tecnica di Tiziana. Bello scontro. Io avrei preferito vincesse Maurizio: credo nell’arte, nell’invenzione e nell’estro e Mauri incarnava tutto questo. Tiziana è molto brava, ma troppo metodica, fissa su stereotipi derivati da ottime letture e costose cene in ristoranti stellati. C’è da dire che ha lavorato molto bene nella finale, la sua postazione di lavoro era sempre linda e pulita, come dovrebbe essere quella di un grande chef. Maurizio invece ha fatto un po’ di casino e mi somiglia parecchio in questo, però almeno ha cercato di osare, di sperimentare, ha avuto più coraggio. Avrei premiato di sicuro lui.

Un commento sugli altri concorrenti. Con chi ti sei trovato più in sintonia? Un po' di gossip?

Si è formato fin da subito un bel gruppo. Sono diventato molto amico di Margherita, ad esempio, ma è uscita dal programma troppo presto per approfondire questa bella amicizia, anche se ci sentiamo spesso. Nicola era poi molto affine alla mia persona, anche lui un ragazzo del sud, molto schivo e con un cuore d’oro. Ci teneva veramente e si vedeva. Siamo diventati ottimi amici anche con Paola, Maurizio, Michele, Marika, il vero zoccolo duro di Masterchef seconda edizione, ragazzi fantastici con cui mi vedo spesso anche adesso a “fornelli spenti”. Anche con Daiana c’era una certa sintonia, è una persona molto simpatica e vera.

Cosa fai adesso e che prospettive hai?

Sto per abbandonare il vecchio lavoro a fine Marzo. Sono un po’ confuso e piuttosto intimorito. Ma mi son detto: se non provo a cambiare la mia vita adesso, allora quando? Ho una serie di serate organizzate sia nella mia Sicilia sia in altre città italiane, sono solo all’inizio, spero di essere all’altezza e di non deludere le persone che mi stanno offrendo questa possibilità. Ho in cantiere un libro che spero di fare uscire al più presto e sogno ancora un po’ la TV. Mi piacerebbe fare qualcosa in TV per mantenere lo splendido rapporto che ho instaurato con il pubblico. Ci sono un sacco di amici provenienti da tutte le parti d’Italia, che hanno un'età che va dai 5 anni agli 80 che ha tifato per me e mi ha dato tanto calore ed affetto in questi mesi. È la cosa più bella che mi ha lasciato Masterchef; fare ancora TV mi permetterebbe di rapportarmi con loro in maniera diretta. Sarebbe fantastico. Colgo l’occasione per ringraziare questa folla varia ed incredibile di sostenitori: grazie ragazzi siete fantastici, vi voglio bene!
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