Colta, dinamica, elegante, arguta, Laura Giusti (www.lauragiusti.com) è un mito per tante donne che sognano di diventare chef: per la settimana dell’8 marzo l’abbiamo intervistata per voi!
1) La tua storia è molto particolare… quasi un romanzo! Ce la racconti?
Il mio legame con la cucina nasce in famiglia ed è un’eredità in rosa: dalla sorella del nonno alla zia, erano tutte ottime cuoche. La mia mamma ha iniziato a tirare la sfoglia – cosa che fa tuttora nonostante le ottantasette primavere - a sette anni, in piedi sullo sgabello per arrivare al tavolo.
Dopo il liceo scientifico feci due anni di biologia, mi sposai ed ebbi il primo figlio: ero molto giovane, mi piaceva cucinare ma ero ancora lontana dal pensare alla cucina come il mio futuro. Presi invece una laurea in lettere con 110, e seguii dei corsi postuniversitari. Sui trent’anni avvenne la svolta. La mia famiglia possedeva una location di inizio secolo lungo le sponde del fiume Arno: la affittavamo a varie ditte di catering. Decisi di occuparmi personalmente del ristorante con mio fratello, ed affiancati da chefs professionisti iniziammo ad organizzar banchetti, io sempre in prima fila facendomi anche diciassette ore filate a spadellare. Anni di tirocinio molto duro ed intenso, con corsi, stage e il diploma di A.I.S.: ben presto diventai la responsabile della cucina.
2) Quanto le tue origini toscane hanno influito sulla tua cucina?
Sono toscana da generazioni e questa mia origine ha forgiato proprio il mio stile. La mia è una cucina semplice ma di carattere, basata sempre sulla scelta di prodotti di qualità, impreziosita in particolare da un ottimo olio extravergine di oliva e dal profumo delle erbe aromatiche.
3) Da chef ad insegnante di cucina. Perché?
L’idea dell’insegnamento è nata dal desiderio di trasmettere l’esperienza di tanti anni di lavoro. Il contatto diretto che nei corsi si ha con le persone è molto più appagante rispetto a lavorare al chiuso in un ristorante, per quanto di successo. Per me che sono un’insegnante itinerante, il piacere di viaggiare e quello di conoscere sempre nuove persone è duplice.
4) Dove si trova la tua scuola di cucina, a chi si rivolge e quali materie insegni?
La mia scuola, dal nome programmatico “Il cibo racconta”, si trova presso la mia abitazione, a Capolona, in provincia di Arezzo. Insegno le basi, mi soffermo sulle tecniche, sui metodi di cottura, ma prima ancora cerco di trasmettere la mia passione, il mio entusiasmo e il mio stupore per questa materia così duttile. Non mi rivolgo ai professionisti, bensì agli appassionati di cucina. C’è chi desidera acquisire le basi, chi già le possiede e vuole affinare le tecniche, altri ancora che hanno bisogno di essere incoraggiati ad osare nuove ricette ed accostamenti. Ho anche studenti già molto abili che però desiderano prendere spunti per la presentazione e decorazione del piatto.
5) Fra i tuoi allievi rientrano anche i bambini e gli stranieri…
Far realizzare ai bambini qualcosa con le proprie mani che poi verrà mangiato è un'esperienza assai gratificante per entrambe le parti. La loro gioia, l’entusiasmo, la sorpresa sono contagiosi! Qualche giorno fa ho tenuto un corso a venti bambini tra i cinque e i dieci anni: ho ancora negli occhi i loro visi felici, i loro commenti! Chi diceva che la mia scuola era molto più bella di quella ufficiale, chi non voleva tornarsene a casa, chi mi ha chiesto se poteva restare a dormire... Se si potesse far rientrare questa materia nelle scuole, si potrebbe insegnare l'importanza di una sana alimentazione fin da piccoli attraverso un gioco formativo, rendendoli protagonisti della lezione.
In più, sette anni fa sono stata contattata per tenere corsi di cucina in inglese a stranieri, in un agriturismo in provincia di Arezzo (www.tuscookany.com: eccellenza nel 2012 da Trip Advisor, tra le prime dieci scuole di cucina d'Europa, ndr). Insegno cucina mediterranea (un pacchetto comprensivo di cucina italiana, spagnola, francese, marocchina). Gli ospiti, di cui parecchi americani, vengono da tutto il mondo.
6) Curi anche rubriche su Teletruria e Italia 7 e la pagina www.facebook.com/lauragiustichef. E’ importante veicolare l’idea di una cucina della tradizione e di un gusto autentico, nostrano e sano?
Di rubriche dedicate alla cucina in TV e online ce ne sono tantissime. Troppo spesso, a causa dei tempi televisivi, o per ragioni di audience, ci si sofferma sulla ricetta senza focalizzarsi sugli ingredienti utilizzati ed evitando il tema della genuinità. Purtroppo moltissime persone non hanno la minima competenza per riconoscere un buon piatto, non sanno se è fresco o se è realizzato con semilavorati, così come regna l’ignoranza degli abbinamenti ideali fra pietanze e vini…
7) Una domanda ad hoc visto la tua formazione letteraria: la cucina come forma d’arte è davvero possibile? Possiamo ridisegnare le categorie estetiche tradizionali?
A certi livelli sicuramente sì. Sono però convinta che ogni volta che un piatto riesce a emozionarci, coinvolgendo tutti i nostri sensi, colpendo la vista, sorprendendo l’odorato, stuzzicando il gusto, divertendo l’udito e utilizzando il tatto possa chiamarsi arte a buon diritto.
8) In ultimo: cosa pensi del tema gastronomico che sembra monopolizzare negli ultimi dieci anni la letteratura? E’ una moda effimera e tipica dei generi di consumo?
Mi pare proprio che sia una moda del momento. In circolazione per fortuna si trova anche qualche bel testo, dove il cibo e la cucina sono presentati come parte integrante del nostro costume, della storia e delle tradizioni del paese: sono casi rari, ma ci sono. E nemmeno troppo noti ai più…
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Se Petrarca fosse stato un gourmet, Laura farebbe di cognome Giusti
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