Molte volte basta un sogno nelle mani di una persona per far riscoprire un piatto della tradizione e risvegliare un paese, che altrimenti avrebbe rischiato di perdere la propria storia gastronomica. Ecco a voi allora, la cicerchia di Serra de Conti , piatta e spigolosa, simile a un piccolo sassolino; un legume talmente povero, d'aver rischiato di essere abbandonato in cucina, preferendo piuttosto usarlo come ghiaino per addobbare il presepe.
Si seminava in primavera tra il granoturco, assieme ai fagioli e ai ceci, e si raccoglieva ad agosto. Le piantine riunite in piccoli fasci erano appese al sole e poi battute nell'aia: una buona scorta di cicerchie era infatti una garanzia per l'inverno. Tuttavia, nella seconda metà del XX secolo, erano rimasti pochi contadini a coltivare questa saporita varietà locale. C'è voluto un insegnate di scuola media, Gianfranco Mancini, e la voglia di un gruppo di giovani agricoltori riuniti nella cooperativa, 'La bona usanza', per riscoprire e impegnarsi nel tutelare la biodiversità vegetale e ambientale della collina marchigiana e questo alimento della dieta contadina del passato.
La storia di questo legume affonda infatti nella notte dei tempi: proveniente dal Medio Oriente , era già nota tra i greci (col nome di lathiros) e tra i latini (cicerula); in Italia erano diffuse una ventina di specie, coltivate nel centro e sud ma nel tempo la loro produzione è andata progressivamente a ridursi, fino quasi a scomparire.
La cicerchia, è una leguminosa che nasce da una pianta erbacea a ciclo annuale, molto simile a quella dei ceci, dalle colorazioni che vanno dal grigio al marrone maculato, con una buccia morbida e un gusto meno amaro delle altre varietà. Si semina in primavera, all' inizio di aprile, e si raccoglie alla fine di luglio/inizio agosto; non ha bisogno di cure particolari: cresce anche in condizioni difficili, resiste alla siccità, adattandosi a terreni poco fertili e alle basse temperature. Non ha bisogno così di tempi lunghi di ammollo (bastano 6 ore) e solo 40 minuti di cottura e queste caratteristiche la rendono apprezzabile al gusto e adatta a ricette sia tradizionali che innovative; squisita in zuppe e minestre (non a caso uno dei piatti tipici è la cicerchia in pagnotta) ma anche cucinata in purea o servita come contorno dello zampone.
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