Archivio Storico 2011-2017

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La cicerchia di Serra de Conti

19 Dicembre 2011
Paese che vai, cibo che scopri
Molte volte basta un sogno nelle mani di una persona per far riscoprire un piatto della tradizione e risvegliare un paese, che altrimenti avrebbe rischiato di perdere la propria storia gastronomica. Ecco a voi allora, la cicerchia di Serra de Conti , piatta e spigolosa, simile a un piccolo sassolino; un legume talmente povero, d'aver rischiato di essere abbandonato in cucina, preferendo piuttosto usarlo come ghiaino per addobbare il presepe.
Si seminava in primavera tra il granoturco, assieme ai fagioli e ai ceci, e si raccoglieva ad agosto. Le piantine riunite in piccoli fasci erano appese al sole e poi battute nell'aia: una buona scorta di cicerchie era infatti una garanzia per l'inverno. Tuttavia, nella seconda metà del XX secolo, erano rimasti pochi contadini a coltivare questa saporita varietà locale. C'è voluto un insegnate di scuola media, Gianfranco Mancini, e la voglia di un gruppo di giovani agricoltori riuniti nella cooperativa, 'La bona usanza', per riscoprire e impegnarsi nel tutelare la biodiversità vegetale e ambientale della collina marchigiana e questo alimento della dieta contadina del passato.
La storia di questo legume affonda infatti nella notte dei tempi: proveniente dal Medio Oriente , era già nota tra i greci (col nome di lathiros) e tra i latini (cicerula); in Italia erano diffuse una ventina di specie, coltivate nel centro e sud ma nel tempo la loro produzione è andata progressivamente a ridursi, fino quasi a scomparire.
La cicerchia, è una leguminosa che nasce da una pianta erbacea a ciclo annuale, molto simile a quella dei ceci, dalle colorazioni che vanno dal grigio al marrone maculato, con una buccia morbida e un gusto meno amaro delle altre varietà. Si semina in primavera, all' inizio di aprile, e si raccoglie alla fine di luglio/inizio agosto; non ha bisogno di cure particolari: cresce anche in condizioni difficili, resiste alla siccità, adattandosi a terreni poco fertili e alle basse temperature. Non ha bisogno così di tempi lunghi di ammollo (bastano 6 ore) e solo 40 minuti di cottura e queste caratteristiche la rendono apprezzabile al gusto e adatta a ricette sia tradizionali che innovative; squisita in zuppe e minestre (non a caso uno dei piatti tipici è la cicerchia in pagnotta) ma anche cucinata in purea o servita come contorno dello zampone.
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