Archivio Storico 2011-2017

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Con ventiquattromila baci...

18 Novembre 2011
come fanno le api a fare i mieli?
La domanda è secca, repentina, senza scampo, a freddo: come fanno le api a fare i mieli? Da dove e come nasce questo strano alimento dolce e soave per molti, immangiabile per alcuni,(a volte solo per mancato innamoramento), e sgradito a pochissimi? Quindi come fanno le api? Vi siete mai posti questa domanda? Forse che sì, forse che no, recita un motto famoso. Cerchiamo insieme perciò di entrare in questo mistero svelando il quale, ve lo dico già in queste prime righe, cambierà, decisamente, il vostro prossimo approccio ad un vasetto di miele.
In un precedente articolo del Cavolo avevo proposto una strana 'chiave di lettura amorosa dei vegetali'. Gli alberi, le immense e orgogliose querce, gli abeti, gli aceri e i fiori, dal microscopico fiore del corbezzolo al gigantesco girasole, amano da sempre entrare in contatto con noi esseri umani dotati del movimento e di parola che a loro manca. Io scrissi nell'articolo precedente che gli esseri verdi non si accontentarono a suo tempo di abbracci fugaci che a volte alcuni di noi sensibili regalavano loro, volevano di più. Scelsero, migliaia di anni fa, le api come alfieri, come strumento di possibile e strano contatto con noi. Le nutrirono di dolcissime linfe e nettari sapendo che prima o poi una mano umana avrebbe staccato quei favi pieni di mieli dalle volte di una roccia o da un tronco cavo. L'uomo avrebbe abboccato, cioè messo la sua bocca avida nel miele che era cibo e vita. E così fu. Così, attraverso i mieli, fatti dalle api, gli esseri vegetali ci 'baciarono per la prima volta in bocca'. E fu amore... mieloso, eterno. Ora partendo da questo strano concetto quello del 'bacio dolcissimo', di risulta e anelato che avviene tra noi, le piante e i fiori da millenni, torniamo alle nostre api. Scopriamo così che i baci, bada ben, bada ben, bada ben, sono l'atto basilare nella nascita dei mieli, i mieli sono... un concentrato di baci. Strano? Non ci credete? Allora io... non sono Dieco, ma vi spieco, come dice la nota battuta. Vi racconto.
È primavera. Il sole si affaccia sempre per più tempo nei giorni. Le temperature crescono, cose strane avvengono, specie nel grande cervello pensante guidato da strane energie feromonali che è un alveare. Ogni ape è una cellula di questo cervello ronzante, come asseriva il grande e indimenticato Giorgio Celli. C'è grande movimento nell'alveare come sempre quando la fame spinge dopo un inverno trascorso a consumare miele per vivere e combattere il freddo, facendo anche altre cose che vi racconterò in futuro, ma non ora. Ora dobbiamo arrivare a come nascono i mieli. Le prime ad uscire dalle arnie in primavera tra le api, quando le temperature esterne superano in genere i 13-14 gradi, sono le operaie 'esperte', le più anziane che hanno passato l'inverno a scaldare ed accudire la regina, mieli ecc. Escono con il primo bel sole a bottinare, cioè a cercare bottini dalle banche dolci di nettare dei fiori da portare alla loro casa, l'alveare. Inizia così la stagione mellifera, raccolta di nettari e melate per i mieli futuri. L'ape operaia esperta ha un compito importantissimo, deve trovare o ritrovare, usando la sua memoria visiva, magnetica e di volo, fonti di cibo nuove o già conosciute per rifare le scorte consumate e permettere la vita della intera comunità. Iniziano così i primi voli e dopo molto tempo di inattività le prime volte si vola vicino, poi sempre più lontano se necessario, anche fino a 5-6 km dalla casetta colorata che noi siamo abituati a vedere. Le sacche nettarifere, una sorta di zaini interni nei corpi delle operaie, vengono riempite e in volo il prezioso carico arriva sul predellino dell'arnia. L'operaia entra da piccoli forellini nell'arnia e la luce intensa e accecante del sole primaverile esterno diviene subito buio profondo all'interno. Quil'operaia inizia a fare al buio cose strane e magiche, danza, ma per quel che interessa noi ora lasciamo la danza ad altri racconti, torniamo al miele. Diciamo che al buio, come nei migliori scenari amorosi, l'operaia viene accolta da altre api che le vanno incontro, la sfiorano, la toccano, scambio intensissimo di informazioni e affetti e poi ecco arrivano... i baci. L'operaia fa uscire dalla bocca la sua lunga lingua, che nelle api si chiama ligula, e questa entra in contatto diretto con la lingua-ligula di un'altra ape. Un bacio lungo, profondo, affettuoso e in questo bacio il nettare, in microgocce rotola, scorre, da una bocca all'altra in un sentiero delle lingue, in un vero e proprio bacio e, rotolando sulla ligula che ha la forma di un piccolissimo ruscello a V, si asciuga e si concentra, poco a poco. Nelle decine di baci tra ape e ape, nelle migliaia di baci tra api, in questo mondo oscuro e in questo modo amorevole nascono e si formano le prime microgocce di miele che l'ultima ape baciata, quella che 'sente' la giusta concentrazione e consistenza, passa con un ultimo bacio, quasi un bacio d'addio al miele, ad una delle api specializzate nella gestione delle cellette nei favi la quale deposita il tutto tra questi esagoni di cera vergine e pura. Da migliaia di baci, il lavoro amorevole delle api, nasce il miele. Da baci profondi, ligula contro ligula. Un lavoro immenso di amore per la vita che entra in azione e come sempre, quando c'è amore, ci sono baci e dove ci sono baci c'è amore. Quando la celletta poi sarà piena di miele api ancora più specializzate saggeranno l'umidità del miele che dovrà essere intorno al 18%, soglia di sicurezza che le api sanno misurare per evitare fermentazioni. Un valore di umidità ottenuto dalle api usando cosa? Le ali, le ali di migliaia di api che ronzando generano un perfetto vento che asciuga. Ora, in un negozio sicuro, onesto e giusto, come si usa dire oggi, davanti allo scaffale di mieli che aspettano di raccontarvi le loro storie chiuse nei vasetti, storie di voli e luoghi, storie d'amore, sappiate che siete di fronte ad un Baciomat, il Bancomat dei baci. Ce ne sono milioni davanti a voi chiusi nei vasetti, dovete solo scegliere da chi farvi baciare e quando. Potete farlo ogni mattina, prima di uscire di casa nel rito della colazione che diverrà una comunione di baci.
Buoni mieli e baci a tutti.
primi sui motori con e-max.it
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