Archivio Storico 2011-2017

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Al contadino non far sapere quant'è buono il formaggio con le pere

11 Novembre 2011
La Pera Angelica, un frutto dimenticato
Mettete alla prova chi vive intorno a voi. Fategli assaggiare una mela e sfidatelo a riconoscere quale varietà sta addentando. Vedrete... per molti, mordere una 'renetta', una 'stark'o una 'delicius', e assaporarne il gusto, sarà assolutamente impossibile. Purtroppo oramai la presenza sul mercato di una gamma limitata di varietà ortofrutticole sta producendo la perdita di una molteplicità di piante contraddistinte da colori, sapori e contenuti nutrizionali, che sarebbero invece, di immenso vantaggio per la comunità e per ogni singolo individuo.
Ecco perché quando mi capita di trovare sui banchi di una sagra di paese una di queste 'piante dimenticate' (rimaste ai margini del mercato perchè troppo piccole, magari poco commerciabili o dal sapore particolare), l'occasione di acquistarla assume un significato incredibile, anche solo per il semplice ricordo di esperienze di campagna che evoca alla mente. Proprio uno degli ultimi acquisti, m'ha fatto fare una scorte della dolcissima varietà della pera Angelica di Serrungarina.
La Pera Angelica, per chi non l'avesse mai vista, si presenta come un frutto medio piccolo, di bel aspetto, con un sovracolore rosso vivo che ben contrasta con il giallo brillante del colore di fondo a completa maturazione. La qualità già ottima migliora nelle annate poco piovose, con una polpa fondente di colore bianco-giallo crema, dal sapore succoso ed aromatico.
Una pera di origine non precisata, descritta da Gallesio nella sua 'Pomona' all'inizio del 1800, diffusa all'epoca in diverse zone d'Italia ed in particolare nel veronese; arrivata soltanto nei primi anni del 900 nelle terre marchigiana. Ed è qui che oggi,in particolare nel comune di Serrungarina (piccolo paese situato a metà strada tra Fano ed Urbino a 206 metri sul livello del mare, sul crinale sinistro del fiume Metauro)
grazie ad alcuni agricoltori, che conservano esemplari di oltre 70 anni, è riuscita a diventare un'eccelenza culinaria della cucina locale marchigiana. Gli abitanti producono infatti con questa squisitezza fruttifera sciroppi, distillati, liquori, ma soprattutto un'ottima confettura (dalla consistenza morbida, cremosa e dal profumo molto intenso e ricco, che la rende ideale in accompagno a dolci e torte a base di formaggi , ottima sulle carni bianche grigliate o su lessi e bollite con verdure di gallina e cappone).
Una pera insomma, capace di trasformarsi in bandiera di creatività e emblema di tradizione gastronomica locale, da difendere e valorizzare.
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