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La cura dell’uva, antica tradizione.

24 Ottobre 2010
Un frutto di stagione utile e gustoso
Negli ultimi anni l’uva è uno di quei frutti che cerca di usurpare il primato della mela in quanto ad apportatrice di buona salute.
Infatti, gli antiossidanti presenti nell’uva sono molto più attivi ed efficaci rispetto a quelli di altri frutti, tra cui mela, pompelmo e melograno, da sempre fonti privilegiate di antiossidanti.
Il succo d’uva infatti è una sostanza assolutamente unica, nella quale le principali sostanze nutritive presentano un rapporto del tutto simile, pensate un po’, al latte materno.
I suoi effetti sul metabolismo sono molteplici. E’ energetico, diuretico, lassativo, depurativo, disintossicante e rimineralizzante. Tra le sostanze di maggiore importanza contenute nel succo d’uva troviamo il resveratrolo, un acceleratore metabolico che ha un deciso effetto sul metabolismo degli zuccheri. Questa sostanza favorisce lo smaltimento degli zuccheri in eccesso, evita il ristagno dei liquidi nei tessuti, svolge un’azione antiossidante in particolar modo a livello cutaneo (e infatti iniziano ad essere molti i cosmetici a base di succo d’uva presenti in commercio), e ha inoltre la capacità di inibire alla fonte l’assorbimento degli zuccheri complessi. Infatti, mangiare dell’uva prima di consumare dei dolci ne limita gli effetti negativi, consentendo qualche strappo alla regola.
L’uva è ricca di zuccheri semplici (circa 15 gr ogni 100 gr di prodotto fresco), in particolare glucosio e fruttosio, che forniscono al cervello energia di rapido utilizzo. Per questo motivo è consigliata ai bambini e ai ragazzi in età scolare, ma per lo stesso motivo, tuttavia, il suo consumo per i diabetici deve essere limitato. Pur essendo, sempre per il suo alto tasso di zuccheri, un frutto piuttosto calorico (circa 60 cal ogni 100 gr di uva fresca), il suo elevato contenuto in acqua (85% circa) e la quasi assenza di grassi e proteine la rendono un cibo tra i più indicati per il raggiungimento e il mantenimento di un corretto peso corporeo. Diverso è il discorso per l’uva sultanina, o uvetta, che a causa dell’essiccazione (che favorisce la concentrazione degli zuccheri) presenta un apporto calorico di circa 260 cal ogni 100 gr, ed è quindi tassativamente vietata nei regimi dietetici.
L’uva ha un elevato contenuto in sali minerali, in particolare calcio, ferro, fosforo e soprattutto potassio (è inferiore soltanto alle banane), oltre che discrete quantità di vitamine A, B1, B6, C ed E.
Queste vitamine rendono l’uva una vera e propria apportatrice di bellezza, in quanto influiscono tutte sulla buona salute di occhi, pelle e capelli. Infine, il suo alto contenuto in fibre la rende preziosa per la buona salute dell’intestino, nei confronti del quale ha un blando effetto lassativo, utile in caso di stipsi occasionale.
Un tipo di digiuno che non necessita di uno stretto controllo medico (consultatelo solo per essere certi di non avere controindicazioni soggettive, come glicemia alta e diabete) è proprio la cosiddetta “cura dell’uva”.
Questo trattamento, tecnicamente noto come “ampeloterapia”, costituisce un modo energico ed efficace per depurare l’organismo, senza necessariamente soffrire la fame.
Si inizia consumando ½ Kg d’uva la giorno, al posto della prima colazione. Nel giro di una settimana si sostituiscono con l’uva tutti gli altri alimenti, arrivando a consumare per almeno una settimana circa 2 Kg d’uva al giorno, masticando ogni acino lentamente e se possibile eliminando i semi. L’unica altra sostanza ammessa è l’acqua, da alternare all’uva.
Tuttavia, se non si hanno particolari controindicazioni e sempre con il benestare del medico, la cura dell’uva può iniziare anche “di colpo”, iniziando cioè da subito a consumarla come unico alimento. Il periodo “a sola uva” andrà comunque concordato con il medico. Di solito, per cali di lieve entità si va di settimana in settimana, mentre per cali di peso più importanti si va di mese in mese. Normalmente la cura dell’uva non dura più di otto settimane, in linea con la stagionalità del prodotto.
La successiva reintegrazione degli altri alimenti si svolge per gradi, calando progressivamente le quantità di uva a favore di altri alimenti, di solito una settimana per volta. Si comincerà dai cereali, quindi si passerà alla frutta e alla verdura, per finire con la carne ed il pesce.
Gli effetti benefici sull’organismo si evidenziano già dopo pochi giorni, il fegato lavora meglio, la digestione si regolarizza, pelle e capelli diventano più luminosi, e il peso cala senza sbalzi di pressione. Il quantitativo di uva da consumare giornalmente va stabilito con l’ausilio di una tabella calorica, considerando anche le necessità personali. Infatti, l’uva è un frutto autunnale, periodo durante il quale la gente lavora, e quindi si deve tenere in considerazione il fatto che il corpo deve avere l’energia necessaria per svolgere le sue normali attività. L’uva sazia molto, grazie all’elevata quantità di acqua e fibra che apporta, inoltre il suo potere dimagrante è legato essenzialmente ai suoi effetti diuretici, drenanti e lassativi, e non al digiuno fine a se stesso. In linea di massima 1 Kg e ½ d’uva al giorno apporta circa 1000 calorie, il che già comporta un discreto calo di peso.
Oltre che per i suoi effetti dimagranti, la cura dell’uva è indicata per tutti coloro che hanno il metabolismo “rallentato” da una vita troppo sedentaria.
Quindi, oltre a favorire un calo fisiologico e duraturo del peso (la cura dell’uva interviene in pratica sul metabolismo stesso), questa terapia è indicata per combattere acne, cellulite, aerofagia e meteorismo. Un’alternativa alla cura dell’uva tradizionale può essere preparare un centrifugato con due mele golden (sbucciate), 1 Kg d’uva bianca (Italia o Regina) e 2 pompelmi. Si filtra e si consuma durante il giorno, lontano dai pasti. E’ un eccezionale depurativo.
L’uva fa parte da sempre della storia del bacino del Mediterraneo, infatti è, assieme alle olive e al grano, uno dei frutti che per primi sono stati coltivati a livello intensivo.
Nell’antichità, l’associazione di questo frutto a Dioniso ne faceva il simbolo dell’allegria, della convivialità e dell’abbondanza. Secondo il mito, fu proprio Dioniso ad insegnare agli uomini l’arte della vinificazione.
Praticamente, in Italia, non c’è una regione che non coltivi almeno una varietà di uva. La rusticità di questa pianta, che teme solo le gelate intense e la grandine, la rende adatta alla coltivazione praticamente con ogni clima, ed infatti è coltivata tanto al Nord (dove vengono coltivate normalmente le varietà da vinificazione) quanto al Sud (ove si coltivano prettamente le varietà da tavola). La sua versatilità ne facilita la coltivazione anche a livello casalingo, per chi dispone di un terrazzo abbastanza grande. Sono ormai in commercio viti di tipo “nano”, che non si estendono in maniera particolarmente invasiva e che possono fornire fino a 30 Kg di uva a stagione.
Le uve da tavola si possono suddividere in 5 gruppi, tuttavia alcune varietà possono essere indicate sia per il consumo diretto che per la vinificazione, è il caso ad esempio dell’uva Moscato o Zibibbo.

- Precoci: maturano ai primi di agosto, e sono le varietà Cardinal (uva rosata) e Regina (uva bianca).
- Prima e Seconda epoca: con maturazione tra agosto e settembre, sono le varietà Moscato d’Adda e Moscato d’Asburgo.
- Terza epoca: maturano per tutto settembre, la varietà più note sono l’Italia e la Zibibbo (entrambe bianche).
- Tardive: con maturazione in pieno ottobre, sono le varietà Olivetta e Ohanez (quest’ultima di origine spagnola).
- Apirene: sono le uve senza semi, di cui esistono diverse varietà. La più nota è l’uva Sultanina, normalmente destinata all’essiccazione, e la più recente Ruby Seedless, una varietà rosata a grappoli giganti.

Ovviamente le varietà e i vitigni sono centinaia, e ci siamo limitati alle varietà più note per il consumo domestico. L’uva può anche essere un’originale alleata in cucina, in quanto il suo sapore si sposa con i più disparati alimenti, rendendola utilizzabile in moltissime ricette. Eccone una.





Salsiccia all’uva.
- 600 gr di salsiccia (evitate quella aromatizzata)
- 400 gr di uva bianca (varietà Italia o Regina)
- 1 bicchiere di vino bianco secco
- sale q.b.

Mettete la salsiccia in un tegame con 2 bicchieri d’acqua e il vino bianco. Cuocete a fiamma vivace per 10/15 minuti, poi toglietela dal fuoco e fatela intiepidire. Aggiungete l’uva, regolate di sale e cuocete a fiamma bassa per 10 minuti, mescolando delicatamente. Servite calda.
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