Capita spesso che i nostri ragazzi si imbattano in espressioni culinarie ormai desuete e ne reclamino il significato.
Ecco perchè amo ravvivare la storia della tradizione culinaria tentando di tradurre verbalmente e praticamente la cultura gastronomica partenopea.
E' dunque il caso del "murzillo sapurito" o " 'mpustarella" o "marennella" cioè merenda, colazione, che nulla hanno a che fare con la merenda e la colazione dei nostri tempi.
Nel dopoguerra, o murzillo sapurito, ha rappresentato il tipico piatto della famiglia napoletana numerosa che, non avendo grandi risorse per impostare il desco quotidiano, preparava un pasto completo composto dal pane accompagnato ad altro e dove l'altro poteva essere: sale e olio, polpette, frittata, peperoni fritti, parmigiana di melanzane, secondo la fantasia e le "tasche" di chi lo preparava.
O murzillo sapurito era il pasto degli operai, che nell'ora dedicata al pranzo, senza allontanarsi dal luogo di lavoro, tiravano fuori o murzillo sapurito e pranzavano.
In realtà questa preparazione era costituita dalla parte terminale del pezzo di pane, "il cozzetiello" come lo chiamiamo a Napoli, nel quale veniva praticato un foro scavando la mollica e nel quale si sistemava il companatico e poi si chiudeva con la stessa mollica messa a mo' di tappo.
Oggi il cozzettiello è stato soppiantato da panini che vengono preparati e venduti in molte rosticcerie napoletane e dove il concetto di piatto povero non ha più ragione di esistere perchè consumare un panino con la parmigiana è cosa quasi da "ricchi"...
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