Quanti di noi, alle elementari, avevano una banana nella cartella?
La banana è certamente il frutto tropicale che più si è conquistato la cittadinanza fissa in Italia, poiché grazie alle importazioni è disponibile tutto l’anno sulla nostra tavola.
Il prezzo contenuto e la facilità di preparazione ne fanno un prodotto molto amato dalle mamme, poiché l’assenza di semi e la presenza della buccia spessa lo rendono facilmente maneggiabile anche dai bambini.
Frutto energetico e sostanzioso, la banana deve il suo potere altamente saziante alla compattezza della polpa, dall’elevata capacità igroscopica.
Infatti, come per la più nostrana mela, la polpa della banana, mischiandosi con l’acqua e i succhi dello stomaco, si gonfia e si dilata, triplicando il suo volume e appesantendo lo stomaco, con un’immediata sensazione di “pancia piena”.
Tra le sue più note proprietà salutari troviamo un alto contenuto in vitamine A e C (il che la rende alleata ideale di pelle e abbronzatura), ma anche molti sali minerali come calcio, fosforo e ferro, oltre ad elevatissime quantità di potassio, che la rendono un potente remineralizzante.
Recenti ricerche hanno inoltre dimostrato che la banana matura stimola le cellule dello stomaco nella produzione del muco protettivo delle pareti gastriche, una qualità preziosa per chi soffre di ulcera o gastrite, al punto che mangiare una banana calma immediatamente il bruciore di stomaco.
Ciò ha favorito l’utilizzo della banana nelle terapie di rieducazione alimentare per chi esce da periodi di disordini alimentari, in particolare di bulimia.
Sempre grazie alle sue caratteristiche “manutentrici”, la banana può essere un alimento prezioso per chi cerca di combattere la dipendenza non solo da alcool e droga, ma anche da fumo, perché il suo consumo normalizza il livello di zucchero nel sangue, calmando lo stomaco e ripristinando la lucidità mentale, limitando così l’insorgenza dei tipici sintomi da astinenza, legati ad un eccessivo consumo di sostanze nocive o psicogene, indipendentemente dalla loro natura.
In questa azione disintossicante hanno un ruolo centrale le vitamine B6 e B12, entrambe contenute in abbondanza nel simpatico frutto.
Tuttavia, dietro ai moltissimi pregi che sicuramente possono essere attribuiti a questo frutto ormai così ben inserito nella nostra quotidianità, troviamo spesso un mondo triste e desolato fatto di sfruttamento e umiliazione.
Infatti, molti non sanno che per decenni Stati Uniti ed Europa si sono spartiti il mercato delle banane secondo i loro interessi, senza la minima pietà per i produttori che per la loro fatica ricevevano in cambio poco più che le briciole dei grandi capitali frutto di questo commercio sempre più globale.
Attualmente la situazione non è molto diversa che nel passato.
Benché l’applicazione delle leggi per i diritti umani e la convenzione di Ginevra abbiano imposto un miglioramento delle condizioni di vita dei produttori agricoli legati al commercio globale di alcuni prodotti tra cui, appunto, le banane, oggi questo mercato è controllato da tre grandi multinazionali che da sole ne controllano quasi i due terzi.
Questo monopolio su scala mondiale, unitamente alla coltura sempre più intensiva delle piantagioni, ha generato nel tempo un mondo sommerso di lavoro in condizioni drammatiche, con paghe basse ed umilianti, dove i produttori spesso lavorano in totale assenza di norme di sicurezza ed igienico/sanitarie, senza che venga assicurato il benché minimo diritto sindacale.
In una parola, schiavitù.
Inoltre, le piantagioni spesso non rispettano alcuna normativa legata alla protezione dell’ambiente, con un conseguente e progressivo inquinamento ambientale che mina non solo la salute dei lavoratori, ma anche quella del pianeta stesso.
CTM Altromercato ha voluto fare delle banane uno dei suoi simboli di lotta allo sfruttamento, contribuendo alla costruzione di tante piccole realtà dove le banane vengono prodotte da cooperative indipendenti, che garantiscono condizioni dignitose di lavoro, il rispetto delle norme igienico/sanitarie e l’osservanza dei diritti sindacali, escludendo così ogni forma di sfruttamento.
Per le banane CTM Altromercato ai produttori viene pagato un prezzo equo, al riparo da speculazioni, dove i contratti sono stabili e di lunga durata, con finanziamenti garantiti anche in periodi di difficoltà e un rispetto scrupoloso dell’ambiente, che impedisce alle piantagioni di estendersi fuori misura, a danno di foreste vergini, aree protette e sorgenti d’acqua.
La produzione delle banane CTM avviene nella totale osservanza delle normative vigenti, e si utilizzano metodi di coltivazione naturali, che escludono l’utilizzo di antiparassitari e diserbanti chimici e con un uso molto limitato di fertilizzanti e fitofarmaci.
Le banane equosolidali possono quindi fregiarsi della certificazione da agricoltura biologica rilasciata da IMC (istituto mediterraneo di certificazione).
Ad oggi, il partner di CTM Altromercato nella produzione delle banane è la compagnia olandese Agrofair, posseduta per metà da organizzazioni non governative (ONG) europee e per metà dai produttori stessi.
I principali produttori sono le aziende El Guabo (Ecuador) e Coopertrabasur (Costa Rica).
Agrofair, nella figura di Agrofair Development, sostiene questi produttori e ne agevola lo sviluppo con finanziamenti mirati, garantendo ai tutti coloro che vi operano all’interno le migliori condizioni di lavoro e un compenso equo, che può arrivare fino a 10 volte tanto rispetto a quello pagato normalmente ad un singolo produttore.
Un esempio? Il prezzo medio pagato da CTM per un cartone da 18 Kg di banane prodotte in Ecuador è di 8/9 dollari. Il prezzo corrente pagato di norma ad un produttore singolo per la stessa quantità di prodotto è di circa 2 dollari.
Scegliendo le banane equosolidali quindi, non ci si garantisce solo un frutto sano e genuino, prodotto nel suo habitat naturale e nel rispetto di tutte le attuali normative, ma si partecipa alla lotta contro lo sfruttamento e l’umiliazione di chi questi frutti li coltiva con le proprie mani, permettendone l’integrazione e l’indipendenza e favorendo la nascita di realtà giuste e solidali che possono gettare le basi per lo sviluppo di quello che per troppo tempo è stato per noi il “terzo mondo”.
Fonte: CTM Altromercato.
(Per la foto si ringrazia Selena Pisaroni)
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