Il Rafano, o barbaforte o cren è una pianta erbacea perenne, rigogliosa al punto da potersi definire infestante, originaria della Russia e della penisola balcanica. Cresce spontaneamente in Italia presso i corsi d'acqua e nei luoghi umidi in genere, il suo aspetto è cespuglioso , ma con le sue foglie può arrivare a dimensioni considerevoli e sfiorare anche il metro di altezza. La radice è sicuramente la sua parte più interessante, viene raccolta alla fine del primo anno di vita della pianta ed ha un aspetto rugoso e allungato, di colore nocciola all'esterno e giallognolo all'interno, ha un sapore molto forte, che assomiglia a quello della senape e del wasabi (aromatizzante di colore verde acido usato soprattutto da giapponesi per accompagnare il pesce crudo) ma costituisce un condimento molto sano, le sue foglie grandi e allungate di un bel verde brillante, se raccolte in primavera, sono ottime per le insalate. In età medievale era usato per le sue proprietà curative e solo nel XVI secolo fu introdotto anche in cucina.
Quando la radice fresca del rafano viene grattugiata, sprigiona un'essenza ottima per aromatizzare le vivande. Nel nostro paese viene utilizzato soprattutto in Alto Adige, Trentino e Veneto, ma è molto diffuso in Germania, Inghilterra ed Europa orientale. Si hanno però tracce di questa pianta fin dall'antichità; infatti nell'Esodo dell'Antico Testamento viene menzionato tra le erbe amare della Pasqua ebraica.
In Francia è chiamato 'senape dei tedeschi'.
Con il succo ottenuto dalla radice si prepara una salsa piccante e appetitosa che accompagna in modo superbo i bolliti, ma si adatta a insaporire qualunque piatto, stimola la digestione e ha una funzione protettiva e disinfettante dell'intestino.
Unica controindicazione: provoca una fastidiosa lacrimazione mentre viene tagliato, avete presente che vuole dire affettare una cipolla?
Beh è nulla rispetto a grattugiare una radice di cren che, oltre a colpire gli occhi, ti toglie anche il respiro. Gli intenditori direbbero che la radice va grattugiata a mano, ma francamente la trovo una pratica impossibile se non con l'ausilio di una maschera da sub, quindi il mio consiglio è quello di tagliare la radice a pezzetti e poi passarla nel mixer.
Quando la mangi però, è come una droga: la assaggi diffidente, prendi fiato, ma poi non resisti e via di nuovo con un altro boccone.
Ho avuto la ricetta da un'amica polacca che mi ha consigliato, per i palati del Bel Paese, di aggiungere un po' di zucchero per renderla più 'gentile' e abbordabile...
La si può mangiare sia calda, sia a temperatura ambiente, e si conserva chiusa in frigorifero per un paio di giorni. La sua preparazione è davvero molto semplice e rapida, è possibile anche metterla in barattolo, osservando le canoniche regole della conservazione.
Alcune curiosità: la radice appena raccolta contiene calcio, magnesio, sodio e vitamina C, inoltre possiede proprietà antibiotiche e depurative. Se ridotta in pappetta ed aggiunta alla grappa, è un ottimo rimedio contro strappi e dolori muscolari. Le foglie tagliate finemente e mischiate al cibo dei cani hanno azione vermifuga e agiscono come ricostituente. Sempre le foglie, bollite, producono una tintura di color giallo intenso. Per gli appassionati di agricoltura: se i cespi di rafano vengono piantati accanto alle patate si otterranno tuberi più forti e resistenti, infine, con l'infuso di radici, diluito con tre parti d'acqua, andrebbero irrorati i meli allo scopo di tenere lontani, in modo naturale, i parassiti.
Salsa di rafano:
Ingredienti
50 gr di rafano (cren) grattugiato
30 gr di pane grattugiato
25 gr di burro
250 ml di brodo di dado
1 cucchiaio di aceto bianco
2 cucchiai di zucchero (facoltativo )
Fate rosolare in un tegamino il pane grattugiato nel burro, aggiungete quindi tutti gli altri ingredienti e fate cuocere a fuoco lento per 15 minuti circa, mescolando spesso fino a che si formerà una salsetta densa.
Potete anche preparane una quantità maggiore e conservarla in barattolo, ovvio che dovrete osservare le regole di conservazione standard.
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