Archivio Storico 2011-2017

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Durello dei Monti Lessini

15 Giugno 2012
il vino del vulcano spento
Un vulcano suscita al contempo fascino, per lo straordinario spettacolo offerto mentre esplode e timore, per le catastrofi che è in grado di scatenare. Eruzioni famose hanno distrutto città, coperto popolazioni, provocato tsunami, modificazioni del clima, carestie.

Malgrado i rischi, molte persone scelgono di vivere in prossimità di un cratere: il suolo che lo circonda è, infatti, molto fertile, i materiali espulsi possono essere tramutati in oggetti, le acque calde che risalgono sono ricche di sostanze minerali che giovano alla salute e sono fonte di energia. Se poi il vulcano è inattivo, meglio ancora! Nessun pericolo, solo vantaggi, per il terreno e per suoi frutti. E che dire dei vini che hanno origine da vigne impiantate sulle fertili pendici?

“La qualità del vino è sotto ai nostri piedi”, così sintetizza il Prof. Attilio Scienza, il guru della viticoltura. Tributo al concetto di terroir caro ai francesi. E’ il terreno a trasferire la sua mappa genetica ai prodotti ai quali regala la vita, con incessante generosità, senza risparmiarsi. Le terre vulcaniche, poi, essendo porose, accumulano acqua e calore solare, rilasciandoli al bisogno. Ed essendo ricche di sostanze organiche, convertono il loro patrimonio in freschezza, sapidità, stabilità, longevità del nettare finale. Il tutto con interventi esterni ridotti all’osso.

Numerose e variegate sono, in Italia e nel mondo, le aree che possono vantare vigne su questo tipo di terreni, tanto da indurre gli studiosi a creare una vera e propria categoria di “vini cosiddetti vulcanici”. Isole come la greca Santorini, le Azzorre, zone come il Tocaj ungherese, le nostrane Campi Flegrei, Pantelleria, i Castelli Romani e, non da ultimo, il Soave e i Monti Lessini.

E’ proprio qui che ha sede l’Azienda Agricola Sandro de Bruno, nata nel 2002, meglio, ri-nata nel 2002, come impegno morale da parte di Sandro nei confronti dell’esperienza vitivinicola che il padre Bruno - in nome del quale è stata creata la cantina - aveva intrapreso a partire dagli anni Sessanta e prematuramente interrotto contro la sua volontà. E ripartendo da quel punto, Sandro e la moglie Marina ne onorano quotidianamente la memoria cercando di interpretare la sua eredità attraverso una coltivazione sana e genuina e un nuovo modo di lavorare l’uva, con idee e tecnologie all’avanguardia, per dare vita a un’antologia di vini in grado di esaltare la tipicità del terreno e i valori trasmessi dal passato.

Vini molto diversi tra loro ma con un comune denominatore, bagaglio della loro terra madre: quella sapida mineralità che scandisce ogni inspirazione e, poi, ogni sorso.

Durello nelle due versioni, Superiore e Spumante Metodo Classico, Soave DOC e Soave Superiore DOCG, gli internazionali, Sauvignon, Chardonnay, Pinot Bianco, Bianco Superiore (blend di Chardonnay e Pinot Grigio) e poi i rossi, Cabernet Sauvignon e Pinot Nero. E ancora il dolce finale, il nettare, Recioto di Soave e la perla rara, il Moscato Giallo.
Ti accolgono tutti con la spiccata nota che tradisce il loro luogo natìo, il Monte Calvarina, vecchio vulcano spento, ora meravigliosa collina dalla quale puoi toccare le nuvole stando sdraiato sulla terra nera.

E ognuno di loro ti conduce per mano lungo un sentiero differente, chi attraverso l’acciaio, chi attraverso il legno, chi a formare un'elegante spuma, chi verso l’appassimento. Per poi tornare insieme tutti a casa dal loro padre, a rendergli omaggio per il cammino percorso insieme, per le cose viste, per le emozioni provate. Emozioni che elargiscono con generosità a chi ha il piacere di avvicinarli con la smania di scoprirne il mondo, fatto di terra basaltica di sole, di vento, di pioggia.
Sprigionando pensieri come un vulcano in eruzione.
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