Da lunedì 12 settembre e per due mesi interi, nelle edicole della Brianza, in allegato alle testate iNetweek, è in vendita il libro 'Sagre di Brianza' di Simone Milesi, edito da DMedia Group in collaborazione con Menaresta Editore. Si tratta della seconda edizione del testo (la prima risale al 2009) riveduta e aggiornata, con il corredo di molte nuove, splendide fotografie.
Simone Milesi, editore votato alle tradizioni e alla storia della misteriosa Brianza, ritiene che la passione per la propria terra viva in ognuno di noi: 'quando non si percepisce' puntualizza 'è indice che qualcosa si è addormentato'. Appassionato da sempre di cultura popolare, formatosi sui classici lombardi, ha parlato sin da bambino la lingua avita mentre correva e giocava nei campi. Il suo esordio come poeta dialettale (con 'El Casciaball') vanta oltre 4000 copie vendute, cosa che lo ha proiettato nella fondazione della Menaresta, casa editrice che prende simbolicamente il nome della sorgente del Lambro.
'Sagre di Brianza' è un libro molto particolare, che cataloga più di settanta sagre e feste popolari brianzole. Milesi è saturo di un certo cliché appiccicato alla sua terra, immancabilmente ricordata per i mobilifici e per le villette a schiera. 'In una sera di convivialità con degli amici' racconta 'mentre parlavamo di sagre e tradizioni, all'improvviso mi è balenata l'idea del libro; la stessa idea aveva folgorato anche due fra loro. Era la mia terra a chiamarmi; così ho iniziato immediatamente a girare, con la mia famiglia, tra sagre, feste e luoghi alla scoperta del particolare: ho parlato con anziani, contadini e con tutte quelle persone che rappresentavano la tradizione orale del territorio. Tra le fonti del mio libro, infatti, oltre ai vecchi testi di riferimento, cito anche l'edicolante, la merciaia, il panettiere, il paisan... '.
Ma come nasce una sagra, e soprattutto cosa diversifica l'oggi dal passato? Cosa è andato perso, e quale significato ha la sagra nell'immaginario collettivo attuale?
'In Brianza resistono sagre secolari nate con il duplice motivo di scambio commerciale e di devozione per i santi patroni, invocati dai contadini a protezione del lavoro dei campi. Oggigiorno, però, diverse sagre sono snaturate e sono percepite come un momento di confusione generale, in cui furoreggiano baracconi, frittelle e salamelle: se ne sta perdendo la dimensione originaria. Con il mio libro cerco, piuttosto, di testimoniare che una sagra ha una sua storia e rappresenta a pieno titolo le tradizioni locali.'
La maggior parte delle sagre di origine contadina – spesso di derivazione celtica - cade in inverno: il lavoro dei campi diminuiva, e ci si poteva dedicare interamente all'allestimento della festa. Ecco perché ho strutturato il mio lavoro in stagioni in base al calendario astronomico ('anche se mi sarebbe piaciuto catalogare le feste secondo le stagioni contadine, che non corrispondono a quelle del calendario comune' ammette l'autore, 'perché per il 'paisan' l'inverno inizia con la prima neve sul Resegone, a Santa Caterina - 25 Novembre -, quando ' si mena la vaca a la cassina''. Le feste legate alla devozione dei Santi e alla Madonna, al contrario, sono ripartite equamente durante l'anno, fatta eccezione per il periodo di Quaresima, spezzato unicamente dalla festa di San Giuseppe (19 marzo) e dalle sacre rappresentazioni.'
La sagra è quindi un elemento fondamentale nel recupero e nella conservazione della storia e delle tradizioni locali; è parte viva del sentimento popolare e della storia, anche gastronomica. 'In Brianza' racconta Milesi 'si sono conservati identici nei secoli, anche grazie alle sagre, piatti come la busecca, il papurott, la luganiga, la cassoeula. Alcune pietanze cadute in disuso sono legate ad alcune sagre e usanze dimenticate; al contrario, per merito di queste manifestazioni sono riaffiorati cibi che rischiavano di cadere nell'oblio. A Monza, da qualche anno si impasta nuovamente il pane di San Gerardo secondo l'antica ricetta: si narra infatti che il Santo, autore di un miracolo durante una piena del Lambro, abbia ricevuto come ringraziamento dalla popolazione alcune pagnotte arricchite con zucchero, miele e frutta. A lui è ispirato anche il Michin, un pane benedetto e marchiato con l'effige del Santo: recentemente riscoperto dalla storica monzese Ghi Meregalli, l'ho voluto come premio della tradizione per il concorso letterario 'San Gerardo dei Tintori città di Monza', organizzato dalla mia casa editrice.'
Interessante anche la storia del risotto della Giubiana. Si dice che l'ultimo giovedì di gennaio la strega notturna dei boschi e delle brume, dalle lunghe gambe calzate di rosso, vaghi nella notte in cerca di bambini da rapire. La leggenda narra di una madre che per salvare il suo piccolo decise di preparare una pentola di risotto con la luganega e lasciarla sul davanzale di casa. La strega ingorda, attirata dal profumo della pietanza, divorò il risotto per tutta la notte, ed incurante del sole nascente rimase folgorata dalle prime luci dell'alba. L'elemento essenziale della ricetta, immortalata dall'Artusi e servita immancabilmente nelle sagre della Giubiana è la luganega di Monza: 'io preciserei, però, quella salsiccia tipica monzese di dimensioni grosse, rosata e delicata i cui ingredienti fondamentali sono carne di suino, grana padano, brodo di carne e marsala'. Milesi rammenta che il risotto alla monzese è tipicamente bianco, con l'eccezione proprio del giorno della Giubiana, in cui va rigorosamente servito giallo ('con lo scalogno nostrano al posto della scigula e un giro di pepe'): variante che l'autore riconduce con probabilità alle tavole dei milanesi che nel Settecento trascorrevano l'estate in Brianza nelle loro ville nobiliari.
Un libro pensato per gli amanti del territorio e delle tradizioni, dedicato non solo a chi vuole conoscere turisticamente la Brianza ma anche agli appassionati di lingua locale e della buona cucina: d'altra parte la prefazione del libro è stata curata da Agostino Cellini, Fiduciario Slow Food di Monza e Brianza. Quando si dice un libro tutto da gustare!
Sagre di Brianza
DMedia Group/ Menaresta Editore
in allegato ai giornali delle testate iNetweek (Giornale di Monza, Carate, Seregno, Lecco, Erba...)
euro 6, 90 in più del prezzo del settimanale
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