Maria Pia Timo è una simpatica attrice brillante che da un paio di stagione conduce un programma sul canale culinario Alice, “La Vespa Teresa”.
Con la sua piccola moto, Maria Pia ha girato la Romagna, incontrando quasi cinquanta azdore che le hanno aperto non solo la loro cucina, ma hanno anche raccontato degli spaccati della loro vita.
Ed è proprio questo, a mio avviso, la forza del programma.
Mentre si preparano i piatti, infatti, Maria Pia chiacchiera con le signore che mettono in tavola alcuni piatti tipici della loro tradizione familiare.
E così si vengono a scoprire alcuni particolari, alcuni dettagli delle vite di queste signore, di solito quasi tutte di una certa età, che , come dice l'attrice nella sua prefazione al libro, dal titolo omonimo del programma, che raccoglie tutte le ricette che ha incontrato in due anni di incontri romagnoli.
“Sono serviti interi pomeriggi di chiacchiere e chiacchiere e chiacchiere, tra risate e momenti di sincera commozione, in giro per la Romagna, in casolari sull'Appennino o in villette vista mare. E così, ognuna si è potuta sentire veramente a suo agio all'arrivo delle telecamere, perché aveva trovato in me un'amica e soprattutto una persona piena di voglia di sapere, di ricordare e dare il giusto valore al loro vissuto.
Mi è capitato di vedere strabuzzare gli occhi di nipoti e figli al sentire racconti di famiglia a loro sconosciuti, mi è successo di vedere nuore prendere nota di preziosi segreti culinari mai saputi”.
Ed è la delicatezza con cui la Timo entra nella casa e nella vita di ognuna di queste signore, quasi in punta di piedi, facendosi raccontare i loro ricordi.
Spesso sono ricordi legati a un'Italia che non c'è più, di famiglie numerose, legate alla terra. Quindi fame e poche cose da mangiare, e quindi bisognava ricavare il meglio possibile da ogni alimento.
Ogni ricetta è introdotta con il racconto della visita alla padrona di casa e delle chiacchiere che si sono fatte davanti al fornello.
E se il programma dura una ventina di minuti, nei racconti del libro si capisce quanto più a lungo sono durate le chiacchiere di queste signore che tanto hanno vissuto nella loro vita. Come la Iole, che con Maria Pia ha preparato il latte brulè.
La Iole da giovanissima ha fatto la staffetta partigiana e a piedi portava dei volantini a un'altra staffetta come lei, e lo ricorda come se fosse ieri. “ Li stampavano in un podere vicino al mio, dove c'era la famosa pedalina, una delle prime macchine tipografiche che andavano a pedali. I tedeschi non la trovarono mai! La spostarono, per non fargliela trovare. (…) nel 1944 la spostarono proprio qualche mese prima che i fascisti, in seguito a una soffiata, venissero a controllare la casa dove era stata fino ad allora. Non trovarono nulla, ma gli uomini che vivevano lì furono portati a Ravenna e fucilati di fronte ai loro familiare. Ora quella pedalina è divenuta un monumento alla libertà di stampa, è in piazza a Conselice”.
Non c'è più la Iole, come non ci sono più Dora e Antonia, ricordate dall'attrice con una dedica nel libro, loro non hanno fatto in tempo a vederlo, ma a noi è rimasta la loro memoria, non solo dei loro cibi, ma anche di che tipo di donne erano.
Donne che hanno affrontato ogni tipo di problema, ma che hanno saputo imparare dalle loro mamme e dalle loro nonne l'importanza di tenere unita una famiglia.