"Al Pòs e li sò riceti" è un libro di cucina molto particolare, che nasce per aiutare una scuola primaria emiliana prostrata dal terremoto della scorsa estate.
A parlarcene è una delle autrici, Anna Manduchi. Trentasette anni, cinque bambini, medico e vicedirettore sanitario dell'ospedale di Mirandola, cuoca provetta, Anna è romagnola di nascita ma si è trasferita a Poggio Rusco per amore.
«Amo la mia nuova terra non meno di quella d’origine - ammette - , questo paese di confine, crocevia di tradizioni, enogastronomiche e culturali, delle province di Mantova e Modena che è la mia Poggio, o meglio Al Pòs, all’incrocio perfetto tra Emilia, Lombardia e Veneto». Un paese per certi versi più fortunato di altri maggiormente colpiti, come Finale o Mirandola Cavezzo. Eppure anche qui tantissime famiglie hanno perso la casa e il lavoro.
«Ci definiamo terremotati dimenticati perché se il terremoto non vede i confini a volte purtroppo li conosce benissimo la burocrazia che nega facilitazioni e rimborsi ai non emiliani. In Emilia c’è davvero ancora tanto da fare, anche se si sta ripartendo seriamente; ma è particolarmente dura per le imprese e per le attività commerciali dei centri storici. Vi è inoltre tutto il patrimonio artistico e culturale delle decine e decine di Chiese crollate o rese definitivamente inagibili dalle ripetute scosse che a chiunque si trovi a passare per le nostre terre fa rabbrividire. Scosse con le quali, purtroppo, facciamo ancora i conti coi risvegli notturni che di quando in quando ci fanno sobbalzare il cuore ancora oggi».
«Poggio Rusco è un piccolo paese amatissimo dai suoi abitanti. Quando mi sono trasferita qui otto anni fa non è stato facile sentirsi parte di questa comunità, perché non conoscevo le tradizioni locali e soprattutto non parlavo il dialetto, che in Emilia è tuttora il codice linguistico per eccellenza assieme all'italiano per tutte le fasce d'età: le maestre ci tengono a formare piccoli "dormalorini" (dal nome del Dormalora, una stravagante bestia dei contrari protagonista del Carnevale Podiense, attinta dal Bestiario tradizionale podiense di Stefano Scansani, nda)».
Per riuscire ad inserirsi Anna frequenta, come tutte le mamme, le feste dei figli e le riunioni di classe; ma la svolta avviene, inaspettatamente, su internet. Nel 2012 uno dei vulcanici genitori del paese, Luca Boni, costruisce una pagina Facebook intitolata "La Cumpagnia di Dormalora" in cui si parla solo in dialetto, si pubblicano foto d’annata, aneddoti, poesie e racconti di cultura locale. Anna viene invitata a partecipare alle discussioni e impara a scrivere e parlare nel vernacolo poggese.
L'idea di creare un ricettario interamente scritto in dialetto viene però ad una maestra elementare, Giovanna Tomasi, che frequenta appunto il gruppo Facebook. Anna si assume il compito di raccogliere le ricette e di curare l'editing del libro, mentre Luca, appassionato di tradizioni, si incarica della versione in lingua locale. La stampa, realizzata a costi molto contenuti, viene affidata ad un centro grafico in cui lavora Simona, un'altra mamma della scuola primaria. Infine il Comitato genitori, nato all'indomani del terremoto per raccogliere istanze per la sicurezza nelle scuole, e presieduto da Paolo Ghidini, si prodiga per coadiuvare in tutte le operazioni, banchetti di vendita compresi, gli autori materiali del libro.
Anna ascolta le ricette del paese dalla viva voce dalle nonne, depositarie di una sapienza antica e tramandata da generazioni.
«Pensavamo in origine ad un centinaio di ricette, da vendere giusto in paese per raccogliere qualcosa per la scuola primaria. E invece è venuto fuori un libro di 210 pagine, fitte di ricette, e qualcuna è pure rimasta fuori perché arrivata quando già eravamo andati in stampa. Si tratta di preparazioni tradizionali, alcune forse per la prima volta davvero "quantificate" nelle dosi. Chiedevo infatti alle nonne: "Signora, ma quant’è una "brancadina" (manciatina, nda)?", l'immancabile misura tradizionale delle ricette di una volta. Ma abbiamo anche incluso versioni etniche, senza glutine, di altre tradizioni regionali; la tradizione per il suo stesso concetto è qualcosa in perenne evoluzione, e così non abbiamo voluto lasciar fuori nulla, perché sono tutte ricette di casa e le nostre case sono così, uno splendido pout pourri di ingredienti, saperi e sapori».
Antipasti e pani, primi, secondi sia di carne che di pesce, contorni, dolci, conserve e liquori e la splendida sezione "putòst che vansa, crepa pansa" dedicata al riciclo creativo in cucina; il tutto corredato di numerose foto in bianco e nero di nonne in cucina e tanti altri personaggi podiensi, e purtroppo di una Poggio che non c'è più, come la Chiesa irrimediabilmente danneggiata dal terremoto del maggio 2012. Nel ricettario non manca proprio nulla, a parte la traduzione in italiano.
«Il libro è volutamente non tradotto, fatta eccezione per due schede finali con le traduzioni di ingredienti, animali e unità di misura. Questo non ha impedito che il nostro lavoro prendesse letteralmente il volo verso mezza Italia». Da una primissima diffusione all’uscita delle scuole si è passati alle colleghe di lavoro, ai bar, ai negozi del paese, al circolo parrocchiale, alle feste in piazza e alle presentazioni nelle biblioteche. Una delegazione della materna parrocchiale è anche approdata da Benedetta Parodi in TV: da questo momento iniziano a piovere le richieste per posta. Adesso giustamente internet, così come lo ha avviato, deve continuare il suo lavoro e diffondere il libro il cui ricavato andrà totalmente alle scuole disagiate, anche per finanziare progetti di cultura locale.
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Un libro di ricette per aiutare Poggio Rusco
Intervista ad Anna Manduchi
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