Camillo Brero è il più noto tra i poeti piemontesi che hanno scritto a difesa della lingua e della cultura piemontese.
Oltre alle sue opere “colte” - come il dizionario piemontese e la grammatica piemontese - e le sue poesie, ha pubblicato un libriccino di ricette popolari e conosciutissime in tutto il Piemonte, ricette scritte senza dosi precise, a stim (a occhio), come fossero appunti per gli amici.
Ma Brero riesce a dare l’idea della ricchezza della cucina popolare piemontese, come è ricca qualsiasi cucina tradizionale delle nostre regioni, che spazia dalle galuparie (golosità) della montagna, come la fonduta e le polpette di polenta, alla piana del vercellese e del novarese, con la panissa (minestra di riso e fagioli) e il fritto di lamprede.
E poi tanti, tantissimi dolci e antipasti, come vuole qualsiasi buon pranzo piemontese, che Brero propone tra quelli conosciuti da tutti: acciughe al verde, carne cruda in insalata, lingua in salsa, peperoni e acciughe, vitello tonnato, milanese e zucchini in carpione come antipasti; come dessert il bonét (si pronuncia bunet), le pesche ripiene di cioccolato e amaretti, la torta di nocciole servita con zabajone…
Non mancano le ricette più note: il bollito con la salsa verde (il bagnet), la bagna caoda (si pronuncia cauda) e il fantastico fritto misto, dove pezzi di vitello, coniglio, salsiccia, fegato, cuore e altre frattaglie vengono impanati e fritti e serviti con una frittura di cibi dolci come i semolini, le mele e gli amaretti.
Camillo Brero, Ricettario di cucina piemontese = ARSETARI DLA CUSIN-A PIEMONTEISA: le arsete pì economiose e pì prest faite. Torino, Il Punto, 2009. Testo piemontese e italiano
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