Sono moltissime le varietà di cereali che sono state coltivate in Italia dal medioevo ai giorni nostri, e che attualmente vengono usati o per l’alimentazione del bestiame o per certe diete macrobiotiche e integrali che hanno del tutto snaturato l’origine di certe preparazioni tradizionali.
Ad esempio l’avena cresce soprattutto nei paesi freddi, infatti è uno dei cereali più coltivati nel nord Europa, e in passato è stato l’alimento base non solo di paesi come la Scozia e la Germania, che hanno sviluppato una notevole perizia nel cucinare porridge, pudding, sformati e polente di avena, ma anche del Piemonte, del Trentino e di alcune zone delle Alpi.
Ha la particolarità che può essere seminata in terreni aridi e arati solo superficialmente, quindi si presta bene ad essere coltivata in montagna.
Inoltre, i raccolti seminati in primavera sono protetti dalle gelate tardive che da sempre minacciano altri cereali, seminati in autunno.
È particolarmente famosa, nel nord del nostro paese, la zuppa d’avena, che conosce mille varianti, e viene considerata il vero cibo per l’uomo forte, come dice il vecchio adagio: “l’avena fa l’uomo di ferro”.
L’avena ha un rendimento in farina abbastanza basso, come del resto il frumento, ma veniva ugualmente portata al mulino a macinare.
Si consuma, oggi, principalmente sotto forma di fiocchi o di farina, anche se qualche volta vengono usati i chicchi interi, che però richiedono una lunga cottura.
Attualmente si trova soprattutto nel muesli, ma, a cercarlo bene, si può ancora reperire il pesante pane nero di avena, che un tempo veniva sbriciolato nella zuppa assieme ai crauti, conservati in salamoia.