Confesso: ho sempre fatto molta confusione tra allergia ai cibi e intolleranza alimentare. Ho deciso quindi di togliermi i dubbi e toglierli anche a chi, come me, ha poco chiara la differenza tra l’uno e l’altro disturbo.
La prima cosa da dire è che le persone colpite da allergie o intolleranze alimentari stanno aumentando notevolmente negli ultimi decenni.
Se una volta era raro sentire dire che qualcuno non poteva mangiare quella determinata sostanza, oggi è molto più frequente, inoltre la varietà di cibi incriminati sta ampliandosi fino a casi estremi (per fortuna rarissimi) di persone allergiche perfino all’acqua.
Il motivo di questo aumento di problemi è dovuto essenzialmente all’uso indiscriminato di pesticidi negli alimenti e nell’acqua distribuita dai rubinetti di casa. La presenza di diclorofenolo provoca a lungo andare una reazione da parte del sistema immunitario che porta allo sviluppo di allergie.
Pur avendo sintomi in alcuni casi simili come vomito, diarrea, flatulenza e dolori addominali, allergie e intolleranze sono molto differenti. Le prime implicano una risposta da parte del sistema immunitario che reagisce a determinate proteine innocue chiamate allergeni, come se fossero nemici dell’organismo. Il sistema immunitario attiva gli anticorpi che stimolano la produzione di istamine che possono provocare, oltre ai sintomi già detti, gonfiore di bocca, gola, lingua o viso, arrossamento, prurito, congestione nasale, asma, bruciore agli occhi, eritemi, orticaria e, nei casi più gravi, shock anafilattico. La reazione è immediata all’assunzione del cibo a cui si è allergici.
Le persone realmente allergiche sono, per fortuna, molto poche. Si parla di un’incidenza del 1-2% della popolazione.
Molto più alta è invece la percentuale delle persone con intolleranze alimentari. In questo tipo di patologia è coinvolto non il sistema immunitario, ma il metabolismo. Determinati cibi non possono essere ingeriti perché diventano tossici per l’organismo, in genere per una carenza di enzimi adibiti alla metabolizzazione dell’alimento. E’ ad esempio il caso dei celiaci che non possono tollerare il glutine o delle molte persone intolleranti al lattosio.
Nella maggior parte dei casi di intolleranza (ad esclusione della celiachia) le persone possono comunque consumare limitate quantità del cibo che non tollerano, senza troppe ripercussioni, ma appena ne aumentano la dose possono provocare una reazione che spesso ha sintomi simili a quelli dell’allergia: vomito, diarrea, dolori addominali, arrossamenti, prurito. La reazione si ha durante la digestione, in un tempo più lungo rispetto alle reazioni allergiche.
Una dieta varia è sempre un buon antidoto alle intolleranze. Si riscontra infatti una maggior incidenza di problemi di assimilazione di cibo in relazione alle diverse aree geografiche. Ad esempio negli USA si ha maggior intolleranza alle arachidi, mentre in Svezia si ha maggior intolleranza al pesce. Il maggior consumo di uno o dell’altro alimento influenza la sensibilizzazione del nostro organismo. Meglio quindi ricordarsi di non abbondare con il piatto che più ci piace. Potremmo doverlo poi bandire dalle nostre tavole per insorta intolleranza.
Per l'immagine si ringrazia http://www.comune.firenze.it/servizi_pubblici/salute/menupertutti/allergia.htm
http://www.pianetadonna.it/salute/dermatologo/allergie-da-contatto-utili-contro-il-cancro.html
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Allergia o intolleranza alimentare? Conoscete la differenza?
Guida ai sintomi del cibo che non possiamo proprio mangiare
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Il cibo in testa