La Domenica che ho dedicato al Summa è stata resa unica ed estremamente piacevole da una degustazione particolare condotta personalmente da AloisLageder, il nobile vigneron dell’Alto Adige, che spillando vino, a volte direttamente dalle botti, o versandolo da bottiglie o magnum, ha raccontato i suoi timori e aspettative per il futuro delle sue vigne nella meravigliosa cantina della storica tenuta Löwengang, a Magré.
Un problema particolarmente sentito qui da Lageder è quello dei cambiamenti climatici che si sono verificati negli ultimi anni e che coinvolgono anche il settore viticolo.
Per questo, secondo Lageder, vi è la necessità di spostarsi sulla coltivazione di uve, vitigni, anche non autoctoni, nuovi oppure dimenticati, che però possano garantire la perfetta qualità dell’acino anche nel caso di climi che non rispettino la stagionalità classica del nostro territorio.
Ecco perché nel corso della degustazione, chiamata con il nome evocativo “Spazio per Respirare”, abbiamo provato, oltre ad alcuni classici intramontabili come il Löwegang 1988 (Cabernet in magnum), anche altri vini delle vendemmie 2013 e 2014 spillati direttamente dalle botti, frutto di una ricerca mirata e precisa, una sperimentazione ardita nel pieno rispetto di ogni forma naturale.
I vitigni bianchi:
Blaterle (personalmente non lo avevo mai né sentito nominare, né provato)
Pinot Grigio per il Porer
Viognier
Incrocio Manzoni
Chardonnay per il Löwengang
Petit Manseng
I vitigni rossi:
Kalterersee per il Römigberg
Pinot Noir per il Krafuss
Lagreinper il Lindenburg
Tannat
Cabernet Sauvignon per Cor Römigberg
All’assaggio non sono mancate le piacevoli sorprese che, personalmente, mi hanno fatto apprezzare l’Incrocio Manzoni, il Petit Manseng e il Tannat con una freschezza di beva assoluta ed un equilibrio elegantissimo, benchè molto giovani.
Il filo conduttore della produzione di Alois Lageder è sempre stato il suo tendere all’innovazione, ma non con tecnologie portate all’estremo, bensì con una costante ricerca della natura e delle sue forme più istintive.
Per questo cerca di sfruttare al meglio le caratteristiche di ogni singolo vigneto “coccolandolo” e traendo il meglio senza sconvolgere gli equilibri naturali.
Nel 2004 ha iniziato la conversione biologico-dinamica delle sue vigne ottenendo, nel 2007, le prime uve biodinamiche certificate Demeter che ad oggi comprendono i 50 ettari di proprietà oltre ad una buona porzione di uve che Lageder acquista da conferitori di fiducia.
Insomma, nulla è lasciato al caso, ma tanto è lasciato alla Natura che può seguire il suo cammino assecondata da un vigile controllo senza interventi catartici.
Un’altra chicca di questa degustazione sono stati i bicchieri utilizzati, tutti indistintamente Riedel, che in alcune versioni erano privi di stelo (la linea O) e che, in alcune degustazioni, hanno nettamente influenzato la percezione dei vini degustati.
Il bicchiere senza stelo si tiene nel palmo della mano, proprio come potrebbe essere per un bicchiere di brandy. Il vino si annusa e sembra quasi di toccarlo.
Non saprei dire quale dei due bicchieri, quello classico a stelo o quello senza, abbia preferito ma un fatto è certo: la sensazione gusto-olfattiva che ne deriva è completamente diversa ed è stata una interessantissima esperienza che vorrei riprovare.
La conferma che invece ho avuto, chiara e scevra da ogni dubbio, è che Riedel non sbaglia un colpo e che, lavorando gomito a gomito con i produttori, riesce ad intuire, forse anche a prevedere con lungimiranza, i nuovi “tasting trend” che si evolvono di continuo.