E cosí sono passata indenne anche alla ventottesima (ma seconda per me) edizione dell'evento di degustazione dei Tre Bicchieri organizzata dal Gambero Rosso allo Sheraton Rome Hotel and Conference Center, vista la dismissione della sede della mai troppo rimpianta “Cittá del Gusto” in Via Fermi, in vista di un futuro trasferimento (definitivo) del Gambero in quel di Milano (e qui propongo un minuto di silenzio a tutti i foodie romani all’ascolto).
Ma non divaghiamo e restiamo sul pezzo, appunto. I Tre Bicchieri, degustazione legata alla presentazione della nuova guida ai migliori vini d'Italia, ha visto la partecipazione di 388 etichette in degustazione, tra vini e bollicine, provenienti da ogni regione d'Italia, per una giornata di altissimo livello come di alto livello sono le scelte fatte dai sessanta degustatori esperti che ogni anno assaggiano migliaia di campioni (45.000 per questa edizione) e tra questi decidono i migliori (lo dico sempre io, ci sono lavori che…).
Per questa edizione mi sono soffermata sulla degustazione di passiti e malvasie, una puntatina su freschi bianchi e rossi di carattere e poi qualche bollicina, tanto per gradire. Il mio modesto palato ha più che apprezzato – sopra ogni cosa – il Moscato dello Zucco ’10 della cantina Cusumano e La malvasia delle Lipari, riserva ’11 di Hauner ma – ammettiamolo – una come me, che nel suo food blog associa canzoni alle pietanze non ha certo un palato affinato e non è frequentatrice assidua di degustazioni di livello ma questo non smorza certo la mia curiosità e la mia voglia di comunicare, per questo ogni volta che scrivo di vino affilo le armi e cerco altro di cui parlarvi.
Anche questa volta, come la scorsa edizione, non son mancati soggetti di sesso femminile che definire "barcollanti" non sarebbe un'offesa e che mi hanno stupito con le loro frasi che andavano da un sibillino "io non ce la posso fare" a un più culinario "sono cotta". Forse non saremo il "sesso debole" ma sicuramente siamo il sesso che regge meno l'alcol e, di certo, anche grazie a questo trovo sempre pane per la mia penna, con situazioni che danno colore a incontri formali com'è una degustazione di vini.
Dopo una sí doverosa divagazione torno però a parlarvi di vini:
Tra le regioni premiate la regina è stata il Piemonte con 79 vini, a seguire la Toscana con 73, e poi un balzo fino al Veneto con 36, l’Alto Adige con 31, il Friuli Venezia Giulia con 27 e via dicendo (per campanilismo vi segnalo il Lazio – pari merito con la Liguria – che si è attestato a 7). I Tre Bicchieri sotto i 15 euro sono quest’anno ben 108, chiaro sintomo di una reazione a questi anni difficili con proposte di vini sempre più buoni ad un prezzo sempre più “umano”. 80 invece è il numero dei Tre Bicchieri Verdi che guarda al percorso di sostenibilità ambientale fatto dalle aziende, aspetto fondamentale per il futuro di tutto il comparto agricolo italiano. In elenco, infatti, solo i vini delle aziende che sono certificate in biologico e biodinamico da enti certificatori ufficiali. Infine, i più attesi, i premi come migliori vini dell’anno:
Rosso dell'anno: Barolo Villero Ris. ’07 – Vietti
Bianco dell'anno: Trebbiano d’Abruzzo V. Di Capestrano ’12 – Valle Reale
Bollicine dell'anno: Brut Cl. Nature - Monsupello
Dolce dell'anno: Vin Santo di Carmignano Ris. ’07 – Tenuta di Capezzana
Cantina dell’anno: Tenuta Sette Ponti
Miglior rapporto qualità/prezzo: Custoza Sup. Ca’ del Magro ’12 – Monte del Frà
Viticoltore dell’anno: Giuseppe Gabbas
Cantina emergente: Tiare – Roberto Snidarcig
Pemio per la viticoltura sostenibile: Barone Pizzini
Come chicca conclusiva, a questo breve racconto che non vuol essere un mero elenco di titoli e nomine, un aneddoto che ha quasi del poetico.
Sheraton. Interno giorno: Tizio con calice nella destra e due fette di casareccio con dentro salume nella sinistra si scontra con se stesso, o con la sua goffaggine, ne esce bene lui, meno bene il calice - fortunatamente e non stranamente oramai vuoto - uno splash di vetri su un pavimento in marmo che riecheggia nell'atrio, fuori dalla sala delle degustazioni dove mi ero appostata per iniziare a buttar giù il pezzo, ché mi piace scriverli a caldo, potendo.
Alla scena segue faccia sorridente del tizio, della serie: “si è rotto, ci sono i vetri in terra, non è un mio problema, e oggi la vita mi pare più bella di ieri”
Una serie quantomeno doverosa di "attenzione ai vetri" recitata in loop a tutti i passanti, fino a quando sopraggiunge lui, magro e molleggiato che passa con falcata sicura sui vetri e recita un profetico "Ho su le scarpe, comunque bella storia c'è da farci su un libro"
E io che pensavo di esser l'unica a cercare sempre visioni alternative nelle situazioni...