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Meglio un frutto in più che troppo succo di frutta

26 Dicembre 2011
Trovate alte concentrazioni di arsenico nei succhi di mela americani
E' rimbalzata agli onori della cronaca la ricerca americana pubblicata sulla rivista Consumer Reports che avrebbe riscontrato elevate quantià di arsenico nel succo di mela, uno dei prodotti più amati dalle mamme degli States. Circa il 10% dei succhi presi in esame aveva concentrazioni di *arsenico inorganico superiori ai limiti ammessi per l'acqua (10 microgrammi per litro); inoltre un quarto dei prodotti presentava anche valori di piombo piuttosto elevati: anche i succhi biologici hanno presentato un eccesso di arsenico, nocivo anche in minime dosi.

Il problema risiede nel fatto che la FDA (Food and Drug Administration, ente statunitense preposto alla regolamentazione alimentare e farmacologica), mentre stabilisce precisi limiti sull'arsenico e il piombo per l'acqua, non fa altrettanto per i succhi di frutta, che pure sono consumati in prevalenza dai bambini.

Il succo di mela, quindi, sarebbe tutt'altro che un prodotto sano e da elargire a piene mani ai piccoli: al discorso dei residui metallici in eccesso va associata la forte componente zuccherina naturale, quand'anche non vi siano zuccheri aggiunti. Bere diversi bicchieri di succo di mela equivale insomma a mangiare molti frutti, ma senza il senso di sazietà determinato dalle fibre, di cui il succo solitamente è privo. Il succo di mela scarseggia inoltre in vitamine e sali.

E noi genitori italiani abbiamo delle certezze in merito?

La legislazione da tener presente a tutela del consumatore è complessa.
Da una parte, esiste una documentazione europea, assolutamente vincolante in Italia - il documento n. C (2010) 7605 del 28 ottobre 2010 e il documento n. C (2011) 2014 del 22 marzo 2011 – che impone come contenuto massimo e provvisorio di arsenico nelle acque destinate a consumo umano i 10 microgrammi per litro (come, del resto, già stabilito anche dalla legge italiana sin dal 2001 con il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001), in particolar maniera riferendosi alle donne in gravidanza e ai bambini fino a tre anni di età. Le industrie alimentari devono utilizzare per le loro preparazioni acque con questa stessa caratteristica di parametro.

C'è poi da considerare il regolamento n. 1881/2006 della Commissione Europea, che stabilisce i tenori massimi di alcuni contaminanti negli alimenti, quali il piombo, il mercurio e lo stagno inorganico. Esiste poi un organo superiore di valutazione alimentare europea, l'EFSA (European Food Safety Authority), che ha l'incarico di fornire valutazioni del rischio su uranio, cadmio, mercurio, piombo e arsenico nei prodotti alimentari. Un'indagine del 2009 ha stabilito che le principali fonti di assunzione dell'arsenico inorganico sono i cereali e i prodotti a base di cereali, gli alimenti per usi dietetici speciali (ad esempio le alghe), l'acqua in bottiglia, il caffè e la birra, il riso e i prodotti a base di riso, il pesce e le verdure. Non rientrerebbero fra i prodotti critici, quindi, i succhi di frutta.

Per terminare, esiste una direttiva europea, la 2001/112 (applicata in Italia con il Decreto Legislativo 21 maggio 2004 n. 151 – Dlgs 151/04) che regolamenta la fabbricazione, il contenuto e l'etichettatura di succhi e nettari di frutta. In base a questa normativa ai succhi di frutta possono essere addizionati sciroppo di fruttosio, miele e zuccheri della frutta ma ' la denominazione di vendita dei succhi di frutta ai quali sono stati aggiunti zuccheri (...) deve essere completata dalla dicitura 'zuccherato' o 'con aggiunta di zuccheri' seguita dall'indicazione del tenore massimo degli zuccheri aggiunti, calcolato in sostanza secca ed espresso in grammi per litro'.

Possiamo dunque stare abbastanza tranquilli, anche se a rigore uno studio sulla presenza di residui metallici nei succhi e nelle bevande destinate ad un'utenza adulta (sopra i 3 anni, mentre la fascia 'children' 0/3 è strettamente regolamentata e sottoposta a controlli capillari) in Italia non è ancora stato pubblicato.

*l'arsenico inorganico è la forma più tossica in cui l'arsenico può essere presente come residuo, ricordando che detto metallo è un contaminante largamente diffuso, sia in natura che come prodotto dell'attività umana.

Fonti:
www.ilfattoalimentare.it
http://www.alimentibevande.it/attualita.aspx?id=82586
http://www.aamterranuova.it/article6087.htm
http://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/metals.htm
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