Questa è l'atroce storia di piccole e innocenti tortine morse, masticate, pappate senza pietà da un manipolo di signori in sedia a rotelle e signore col bastone. Si tratta di glasse che colano sui vestiti, coltelli che affettano torte, e quel che è peggio, dolci ripieni al cioccolato. Vi spiego cosa è successo.
Silvia era un'infermiera, l'ultima arrivata alla Residenza Serenità, o 'Residenza Senilità', come la chiamavano i dipendenti. Si trattava di una villa per ricconi un po' anzianotti, stanchi di abitare nelle loro magioni da soli.
Questi signori trovavano in Residenza Serenità una casa accogliente, un parco per le passeggiate, una sala da concerti, dove qualche ospite sfidava l'artrite per suonare ancora il violino o il pianoforte.
Le attività, però, non erano finite: c'erano tornei di burraco, lettura di poesie, proiezione di film, e, udite udite, la tombola il sabato sera. Non tutti erano ammessi a quest'ultima, perché gli animi si infiammavano, e ad una certa età è meglio stare tranquilli.
Il momento clou della giornata erano però le medicine: venivano distribuite a metà mattina e a metà pomeriggio, e di solito dovevano essere prese a stomaco pieno, così gli inservienti accompagnavano le pillole con dei cracker. Inutile dire che i signori, abituati ad una vita di salmone e caviale, i cracker non li volevano vedere neanche in distanza.
Silvia risolse il problema: filò in cucina e mise in una ciotola uova, latte, burro, e mescolò in fretta con una frusta; in un'altra rovesciò farina, lievito, zucchero, vaniglia e pezzetti dell'uovo di Pasqua avanzato, tre giri decisi di cucchiaio e per finire... alluvione! Alluvione, per Silvia, era quel momento in cui la ciotola con la cremina di uova, latte e burro andava ad allagare l'altra con la farina e gli altri ingredienti secchi. Ancora qualche giro di cucchiaio per amalgamare le terre di zucchero con i laghi di latte e trasferimento di piccole porzioni del composto in stampi per mini torte: i muffin. Dopo un quarto d'ora di forno caldo la cucina della Residenza profumava di vaniglia, ma la missione non era ancora compiuta.
Mentre i muffin riposavano dopo la stancante cottura in forno, Silvia preparò diverse glasse per ricoprirli: muffin con glassa rosa, gialla, azzurra, lilla...
I dolcetti di Silvia spopolarono: non c'era ospite che li rifiutava, così merenda e medicine erano assicurati due volte al giorno.
L'infermiera-pasticcera pensò poi di variare la composizione dei muffin, per non annoiare se stessa e gli ospiti. Ogni occasione era buona per infilare dentro all'impasto della frutta: dolcetti alle mele, alle banane, ai frutti di bosco, alle noci, così anche gli ospiti più schizzinosi facevano il pieno di vitamine.
I ricchi, però, si sa, si disinteressano facilmente, così un giorno Silvia prese uno dei muffin e lo limò con un coltello, fino a farlo diventare tondeggiante. Lo ricoprì di cioccolato fondente e infilò sulla cima un piccolo cordino di liquirizia. Lo chiamò 'la bomba', e la liquirizia faceva la parte della miccia.
A pranzo Silvia esordì dicendo che aveva creato un dolcetto super speciale, ripieno e glassato con le migliori medicine di tutti i tipi; sarebbe servito a togliere un po' di rughe, ridare colore ai capelli, sbiancare le unghie, allietare l'umore, e, perché no, anche a rendere più intonati. Spiegò che 'la bomba' non si chiamava così solo per la sua forma, ma anche perché era una bomba di gioventù.
Dovette ripetere la spiegazione due volte e ad alta voce, i nonni, a volte, sono un po' duri d'orecchi.
'Quindi, secondo voi, a chi potrebbe andare oggi 'la bomba'?'
'Luigi oggi mi ha lasciata vincere a poker, dalla a lui!' propose la signora Rosa.
'Dorotea invece ha suonato per tutti noi anche se le fanno male le mani' disse il signor Alfredo, segretamente innamorato della sua amica pianista.
'Bene, allora oggi la bomba va a Dorotea!' decretò Silvia.
Questa specie di asta si ripeté tutti i giorni, con delle strane conseguenze: gli ospiti erano molto più gentili di prima, per potersi aggiudicare il muffin speciale, e allo stesso tempo stavano meglio, perché la bomba era stata creata per questo.
Il direttore della Residenza Serenità, incuriosito dalla faccenda, convocò Silvia e le chiese spiegazioni, allarmato per i costi di tutte le medicine del super muffin.
'Direttore, non si preoccupi, nella bomba di medicine non ce ne sono proprio!'
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Il muffin bomba
l'atroce storia di piccole e innocenti tortine masticate
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Cavolo Junior