La Scozia è una gemma incastonata tra terra e acqua, dalle coste erbose, scoscese, dalle alte montagne e dolci colline che in maggio si ammantano di narcisi gialli. È un luogo indimenticabile, ricco di storia, cultura, tradizioni e tanto, tanto ottimo cibo. Non manca nulla, le persone sono cordiali e orgogliose, abbiamo soggiornato sempre in bed and breakfast, quindi in casa di scozzesi pronti ad aprire porta e cuore, e a servire colazioni incredibili.
Piccola pausa dalla poesia per un resoconto sui numeri (tanto per inquadrare il viaggio):
7 notti
8 giorni
4 bed and breakfast
790 miglia percorse (1270 km)
1000 litri di pioggia presa
3 arcobaleni visti
2 kg messi su per ognuno dei 2 partecipanti al viaggio
7 castelli visti.
Atterriamo a Edimburgo, per lasciarla subito dopo su un'auto a noleggio, direzione nord verso il Glamis Castle; primo incontro con un'organizzazione meticolosa dei luoghi da visitare e con le mucche pelose: le highlander!
Scopro che in Scozia ogni pietra ha una storia, ed è stata valorizzata a dovere (a volte anche troppo). Il sito http://www.visitscotland.com/ è strutturato molto bene, anche se non fa altro che aggiungere punti di interesse alla propria lista: mille castelli (e non è un modo di dire), e probabilmente non basterebbe un anno per vedere tutto. Ma da qualche parte bisogna pure iniziare, no?
Da Glamis passiamo a Dunnottar Castle per finire in un bed and breakfast delizioso sulla spiaggia di Stonehaven. Proprio in questo paesino di pescatori una prima deliziosa sorpresa: dopo che il cameriere del pub ci ha accolti in dialetto, ha portato un pollo al whisky da leccarsi i baffi, mentre attorno a noi i ragazzi del luogo guardavano la partita di football nei maxi schermi sorseggiando boccali di birra. In altre parole, ad anni luce dai ristoranti per turisti con le foto sul menu.
Whisky. Ecco, affrontiamo subito l'argomento, perchè accompagnerà ogni viaggiatore durante tutto il percorso: whisky sta alla Scozia come il vino sta all'Italia, quindi in pratica è una religione. Nel caso interessasse, mille produttori sono pronti ad aprire le porte dei loro laboratori per degustazioni e visite; visitate il sito:
http://www.visitscotland.com/it-it/vedere-fare/itinerari/mangiare-bere/
Il giorno dopo i proprietari del Bayview b&b ci hanno servito la “full scottish breakfast”. La parte internazionale della colazione è: cereali, spremuta, te, caffè, frutta fresca, pane tostato con marmellate, e a molti basterebbe, ma è proprio qui che si aggiunge la parte scozzese. Uova, bacon, salsicce, pomodoro, funghi, fagioli, potato scones e black pudding.
Traduzione: le potato scones sono dei triangoli di una decina di centimetri di lato, visivamente sembrano pezzi di una piccola piada tagliata in quattro parti... ma sono fatti di patate lessate, schiacciate e piastrate col burro. Goduria.
Black pudding: senza girarci troppo attorno, si tratta di sanguinaccio. Fette di delizioso sanguinaccio, perchè sfido chiunque ad assaggiarlo e a dire che non è buono... poi tutti d'accordo sul fatto che possa fare un po' impressione, ma dal momento che un animale è morto per riempire il nostro piatto, almeno non facciamo troppo gli schizzinosi.
La full scottish breakfast generalmente permette di arrivare a cena con un tramezzino comprato al supermercato o con qualche snack a pranzo. Già, perchè il tramezzino nel Regno Unito ha una grande tradizione e un'ancora più varia declinazione: dal pastrami alla mozzarella, passando per il pesce e il pollo, ogni cosa si può trovare tra pane nero, bianco, integrale, con o senza salse, asiatico, mediterraneo, vegetariano... o col roast beef (really british!). Nei supermercati: un sacco di alternative per poche sterline, in confezioni molto comode. Il massimo? Se si viaggia in due, scegliere farciture diverse e 'smezzare'. Un po' di frutta e il pasto è completo.
Dopo la 'colazione', due passi sulla spiaggia, un ultimo sguardo al castello di Dunnottar a picco sul mare, per andare a Elgin, perchè ho un debole per le chiese gotiche (anche se, come in questo caso, non hanno il tetto). La giornata è limpida (almeno al momento della visita, il meteo scozzese avrebbe bisogno di un articolo tutto suo, riassumo con: variabile), il prato della chiesa è inframmezzato dalle grosse lapidi di pietra, un mosaico grigio e verde brillante, e le pareti della chiesa si arrampicano sul cielo saturo di blu. È un giovedì, e noi siamo gli unici turisti, almeno per la prima ora, poi ci ritroviamo in mezzo a 5-6 persone. Una folla. I ragazzi al negozio di souvenir/biglietteria ci spiegano che difficilmente gli stranieri si avventurano a Elgin senza un tour guidato, che però di solito occupa i primi giorni della settimana. Sono sempre più orgogliosa del mio programma.
Programma che proseguirà nella seconda parte del resoconto...
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