Solitamente, quando si pensa ai vigneti, vengono in mente i lunghi filari sulle colline dell’Astigiano, il Veneto con le sue distese di uve da Recioto e Amarone, le vendemmie e le cantine con le grandi botti di rovere.
Eppure la vite, pianta di per sé neanche troppo pretenziosa, ha bisogno di pochi accorgimenti per poter essere coltivata non solo in una piccola striscia di terreno, ma anche su un semplice terrazzo.
La sua coltivazione su vasta scala in ogni regione d’Italia dimostra ampiamente come la vite sia una specie vegetale non solo adattabile ad ogni tipo di clima, ma anche estremamente resistente alle più svariate condizioni ambientali.
Quindi è facile immaginare come, avendo a disposizione un certo spazio per consentire quantomeno ai tralicci di potersi arrampicare, la coltivazione “casalinga” della vite possa essere non solo semplice e piacevole, ma anche ricca di soddisfazioni.
Ovviamente le specie più adatte alla coltivazione “mignon” sono le varietà “ad alberello”, alte da 50 a 100 cm, ancora meglio se a portamento nano.
La loro gestione richiede metodi simili a quelli utilizzati per la coltivazione intensiva, come ad esempio le strutture di sostegno con pali di legno e fili d’acciaio, ma con un livello di difficoltà decisamente minore.
La prima cosa da valutare è la posizione.
Bisogna infatti ricordare che è l’esposizione ai raggi solari che determina il profumo e il grado zuccherino dei grappoli; quindi, più l’uva rimane esposta al sole, più i grappoli saranno grossi, profumati e ricchi di zuccheri.
Al contrario, se la vite “vive” molte ore in ombra ci sarà un ampio sviluppo fogliare, con grappoli più piccoli e meno profumati, certo molto coreografico e decorativo, ma poco utile dal punto di vista del raccolto.
Pertanto è utile ricordare al momento dell’impianto di posizionare la pianta in una zona che goda almeno di 6/8 ore di sole al giorno.
Anche il freddo è da valutare, soprattutto nelle regioni più a nord.
La vite infatti è in grado di sopportare temperature molto rigide, anche di 15° sotto zero, tuttavia se una zona è molto umida e soggetta a gelate tardive, questo può danneggiare le gemme primaverili.
Se la coltivazione avviene in piena terra, magari in un giardinetto, si può tentare la coltivazione di un piccolo filare.
In questo caso sarà necessario preparare delle buche profonde circa un metro, stendere sul fondo uno strato di ghiaia per il drenaggio ed uno di stallatico come fertilizzante, riempire parzialmente le buche, inserire l’innesto (detto “barbatella”) e compattarvi il terreno attorno.
Se l’innesto viene fatto tra novembre e gennaio è consigliabile ricoprire la cima della barbatella con un poco di terra, da rimuovere a primavera, per proteggere le prime gemme.
Se invece l’innesto avviene tra febbraio ed aprile, questo passaggio si può saltare, ovviamente ponendo sempre attenzione alle condizioni climatiche.
In piena terra, si consiglia di porre le piante a 2 o 3 metri di distanza una dall’altra, a seconda della varietà, in modo da consentire una corretta ramificazione e uno sviluppo ottimale delle radici.
Se la coltivazione avviene invece in vaso, la cosa più importante è garantire non tanto una profondità adeguata quanto un corretto drenaggio ed una concimazione regolare.
La profondità dei vasi deve essere di almeno 40 cm, con uno strato di ghiaia ed argilla espansa sul fondo per permettere lo scolo del liquido in eccesso ed evitare i ristagni d’acqua, veicolo di potenziali marciumi radicali.
Per lo stesso motivo, con la coltivazione in vaso, è meglio utilizzare i vasi in terracotta, più pesanti e stabili, maggiormente areati e con una migliore tenuta della temperatura al livello delle radici.
Si consiglia di mettere a dimora una singola pianta per ogni vaso, ma se si desidera mettere più piante insieme, si deve rispettare una distanza tra l’una e l’altra di almeno 30 cm.
Per le coltivazioni sui terrazzi, può essere molto utile porre i vasi ai vertici dello spazio, costruendo una struttura che permetta ai rami di ricongiungersi nella parte alta.
Quando i rami si incroceranno, le piante si sosterranno a vicenda, alleggerendo il peso sui vasi.
Sia che la coltivazione avvenga in terra o in vaso, bisogna comunque scegliere un terreno non troppo fertile, perché in questo caso la vite avrebbe uno sviluppo fogliare eccessivo, dando al momento della fruttificazione grappoli piccoli, poco profumati e di qualità scadente.
Anche l’innaffiatura è importante, la terra deve essere sempre umida ma mai pregna d’acqua.
E’ bene ricordare infatti che la vite sopporta bene la siccità, ma non tollera i ristagni.
Quindi, meglio annaffiare una volta in meno che una in più, se non volete vedere i vostri sforzi andare subito in malora.
In linea di massima, per una coltivazione in piena terra è necessario innaffiare ogni 3/4 giorni, mentre per una coltivazione in vaso (più soggetta ad evaporazione) è utile innaffiare ogni 2/3 giorni.
Evitate di bagnare eccessivamente le foglie, per non favorire lo sviluppo di marcescenze.
Infine, tenete presente che la concimazione, soprattutto per le coltivazioni in vaso, è determinante per garantire alla pianta il nutrimento necessario per svilupparsi correttamente.
Da marzo a maggio andranno somministrati prodotti a base di azoto, che favorisce lo sviluppo di foglie e germogli, mentre da giugno a settembre bisognerà privilegiare prodotti ricchi di fosforo e potassio, che aumentano la resistenza della pianta e stimolano la crescita dei grappoli, rendendoli più grossi e profumati.
In questo modo, la vostra “vigna in miniatura” avrà tutto ciò che le occorre per crescere bene.
(Nella foto, impianto in giardino di vite avente portamento ad alberello, con muretto di sostegno)
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