Il cibo e l’arte: all’apparenza di tratta di due mondi lontanissimi tra loro. Ci si immagina sempre l’artista come un poeta maledetto ottocentesco, troppo preso con la creazione di mondi interiori per confrontarsi con la prosaicità della vita quotidiana, necessità di nutrirsi compresa. La verità, invece, è che il cibo va sempre più nella direzione dell’estetica oltre che della bontà, e non solo al giorno d’oggi.
Abbiamo moltissimi esempi di arte antica e moderna che lo testimoniano: gli ingredienti naturali di un pasto possono trasformarsi in un quadrò d’autore, così come la scena di una tavolata conviviale oppure una natura morta. Basta intendersene un poco, o affidarsi a un esperto in consulenza d’arte come la Galleria Biffanti, per notare quando il cibo sia protagonista anche di opere celebri, firmate da artisti famosissimi.
Basti pensare, ad esempio, ai “Mangiatori di patate” di Van Gogh o ai “Mangiatori di ricotta” di Vincenzo Campi: qui il desco diventa un luogo in cui le persone mettono a nudo la propria condizione sociale e di vita, con una profonda introspezione.
Altro grande esempio che subito balza alla mente è l’Arcimboldo, con le sue teste composte da ortaggi: ogni vegetale diventa un elemento del volto di personaggi che hanno del surreale e del grottesco, in un continuo trompe-l’oeil quando le figure sono reversibili, ad esempio quando il volto di un ortolano al rovescio altro non è che una ciotola ricolma di verdure.
Le natura morte di Cézanne, invece, mettono sulla tela un profondo senso di inquietudine e riflessione, generato semplicemente dal contrasto tra frutti statici e altri oggetti comuni, come bottiglie, tovaglie, bicchieri e vassoi.
Il cibo ha invaso, ovviamente, anche la pop-art: Warhol è stato un maestro nel fare capolavori di oggetti qualunque come la celebre banana usata poi come copertina per l’album della band “Velvet Underground” oppure come la zuppa Campbell, icona del consumismo e della cultura di massa.
Come il cibo entra nell’arte, allo stesso modo l’arte entra nel cibo: facendo il cammino concettuale al contrario, vediamo che sempre più libri e programmi televisivi parlano dell’importanza dell’impiattamento per la vera riuscita di una ricetta. Non è più solo una questione di gusto, il cibo diventa nutrimento anche per gli occhi. Da evitare le quantità eccessive, così come l’accostamento di colori troppo simili tra loro, esattamente come in un quadro astratto: la bellezza deriva dalla giustapposizione accurata e dai contrasti cromatici, oltre che dalle proporzioni e dimensioni di ciascun elemento.
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Food design: consigli di impiattamento e arte antica
Bellezza e bontà: l'arte e il cibo si incontrano in maniera bilaterale nel piatto e nelle grandi opere
Informazioni aggiuntive
- Nome: Chiara Redotti
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- Azienda: Galleria Milano
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