“Identità Golose 2016, la solita parata di stelle” ho pensato. Scorro il programma di lunedì 7 marzo e m’illumino, non d’immenso, non esageriamo, ma di piacere sì! Carlo Cracco , come sempre c’è, ma non solo per presentare la sua ricetta. È qui per premiare Annie Féolde, la quarta donna al mondo a ricevere tre stelle Michelin, la prima fuori dalla Francia (le prime tre furono le celebri mères di Lione). La sua storia mi ha sempre affascinato.
Annie Féolde non è solo “francese”. Annie è nata a Nizza, bellissima città della Costa Azzurra con la Provenza alle spalle. Chi non ha mai sognato di correre tra i campi di lavanda, inebriandosi di quel profumo intenso e penetrante o abitare nelle piccole case bianche dai balconi azzurri? Ecco, non so perché, ma ho sempre associato Annie alla Provenza, la regione dalle mille sfumature blu, lo stesso colore dell’iris di Firenze. Coincidenza ? Forse, ma io preferisco chiamarla predestinazione. Incontrare questa splendida cuoca non è stato facile. Ho intrapreso una marcia di avvicinamento machiavellica, per restare in tema fiorentino. Ho chiesto la sua amicizia su Facebook inviandole uno dei miei racconti con ricetta e devo dire che la tattica è stata vincente. Mi ha risposto subito con parole di apprezzamento.
Arrivo in sala congressi e mi sistemo vicino all’entrata, posizione strategica per scivolare con disinvoltura dietro le quinte. È arrivata e il ciuffo bianco tra il rame dei capelli le illumina il viso. Sono emozionata, lo ammetto. È competente e spiritosa, affettuosa con i suoi chef, attuali e passati. Il contributo gastronomico è un un testa a testa con Carlo Cracco sul tema del momento, oggetto di sterili polemiche: il Piccione!
Dopo la premiazione riesco abilmente ad avvicinarla eludendo i controlli. La mia faccia di bronzo, accompagnata dal sorriso, è utilissima in questi frangenti.
Mi presento, mi riconosce e così le faccio le tre domande che ho preparato. Le risposte, con quel suo delizioso accento francese, sono state brevi e precise.
D) So che lei è stata una delle prime a cucinare in televisione. Le piacerebbe ripetere l’esperienza?
R) Sì, certo! Se ci fosse una proposta interessante, lo rifarei.
D) Io faccio la cuoca a domicilio e talvolta propongo ricette di grandi chef, anche le sue, non senza qualche timore reverenziale. Pensa che sia un sacrilegio oppure un modo per avvicinare le persone alla cucina d’autore?
R) Ma no, è un piacere sapere che i nostri piatti vengono interpretati e serviti nelle case.
D) Non tutti possono permettersi una cena all’Enoteca Pinchiorri. Se io venissi da lei e ordinassi un solo piatto e un bicchiere di vino, sarei ugualmente servita?
R) Come no? Certamente. Ma se verrà a Firenze sarà mia ospite!
Lo so avrei dovuto dire: ”Ma no signora, non intendevo sollecitare un invito..” E, invece, rispondo subito, di getto: “Grazie, lei mi rende felice e non mancherò.” Devo proprio esserle simpatica.
Annie deve scappare per le foto ufficiali e io resto lì, come un baccalà, ma mi riprendo subito. La seguo con discrezione ma senza perderla di vista. Si gira e mi dice: “Dov’è Carlo? Mi sono persa!” Insieme ci dirigiamo verso il camerino dei fotografi. Questa volta non riesco ad entrare, devo accontentarmi di guardare da fuori. Appiccicata al vetro come quando da bambina mi perdevo nell’ammirazione di una nevicata, resto lì a guardare, incantata. Va bene, su, dai Roberta, hai avuto già il tuo momento di gloria. E invece no, sono nuovamente fortunata e la ritrovo nel corridoio insieme alla sua Assistente Cristina. Riesco, così, a fare una foto con lei. Stiamo bene insieme, vestite in modo quasi uguale. È bello scoprire che abbiamo gli stessi gusti.
È quasi mezzogiorno e il mio stomaco borbotta un po’. Cerco disperatamente di acchiappare una fetta di prosciutto, ma niente da fare, impresa quasi impossibile. Nessuno mi offre qualcosa. Sono diventata invisibile per caso? Per fortuna mi riconosce Enrico Panzarasa di Selecta che mi porge un vassoietto di formaggi, buonissimi come sempre. Recupero anche due ciabattine appena sfornate dal Molino Quaglia e un caffè al bar Lavazza. L’acqua si prende direttamente dal frigo. Pranzo completato. Ora mi piazzo in sala blu aspettando Giulia Miatto. Sala Blu? Sì, blu, come il mare di Nizza, la lavanda, le ante delle case provenzali e l’iris di Firenze. Oh, non ho osservato il colore degli occhi di Annie, chissà se sono azzurri? Non lo so, ve lo dirò al ritorno da Firenze!