Marco Marrocco, classe ’73, famiglia di origini arcesi (da 400 anni, tiene a precisare) è un uomo con le idee chiare. Prima ingegnere, poi imprenditore appassionato di viticultura ed enologia che – qualche anno fa – acquista Palazzo Tronconi, un palazzo del 1700 appartenuto ai Tronconi (appunto). Insieme al palazzo acquista anche due ettari e mezzo di vigneto e su questo inizia a lavorare, mantiene e cura viti autoctone, il Lecinaro, il Maturano nero (a bacca rossa), il Pampanaro, il Capolongo ed il Maturano bianco (a bacca bianca) tutti coltivati secondo i dettami dell’agricoltura biodinamica.
Crede molto nella biodinamica Marco, è lui stesso a preparare e dinamizzare il cornoletame, a spargerlo secondo i precisi dettami di questa scienza (se così c’è dato definirla) tanto dibattuta ma che trova sempre più estimatori nel mondo dell’enologia biologica naturale.
Come se non fosse già abbastanza impegnativo, Marco, oltre a produrre vini, ha deciso di condividere le bellezze della zona e della sua proprietà con chiunque voglia immergervisi; è nato così, nel 2013 il Bed & Breakfast Palazzo Tronconi che offre tre stanze per chiunque volesse approfittare della sua ospitalità e vivere un’esperienza nuova e particolare in mezzo alle vigne ciociare.
Oggi facciamo quattro chiacchiere con lui.
D: Marco, raccontaci qualcosa di te, da ingegnere a enologo e infine a produttore di vini biodinamici, il passo non è certo breve, cosa ti ha spinto?
R: Principalmente l’amore per la natura, per il mio paese (Arce) e la necessità di affermarmi su un campo totalmente diverso da quello in cui avevo sempre lavorato.
D: I vitigni arcesi su cui hai puntato, autoctoni e di storia antica, sono la base dei tuoi vini. Hai creduto in loro da subito o il desiderio di sostituirli interamente con varietà più “commerciali” c’è stato?
R: Ho sempre creduto nelle varietà autoctone anche se penso che il giusto connubio sia ‘nel mezzo’, ossia abbinare gli autoctoni agli alloctoni, cercando di prendere il meglio delle loro caratteristiche.
D: Si parla tanto e spesso in termini scettici della biodinamica nella viticultura. Come mai questa scelta?
R: La scelta nasce dall’esigenza di andare al di là del metodo biologico già di per sé, per me inadeguato a rispondere alle reali esigenze di un’agricoltura più sostenibile e a cibi effettivamente più sani.
D: Tre etichette di rossi e due di bianchi, parlaci dei vini che produce la tua cantina
R: I bianchi sono
Fatià: malvasia puntinata da vecchie vigne che gestisco personalmente
Fregellae: maturano, capolongo e pampanaro
Donnico’: olivella nera, maturano nero e Lecinaro
Mocevò: sangiovese e lecinaro da vigne vecchie che ho in affitto
Zitore: Lecinaro in purezza
D: Donnicò, Fatìa, Fregellae sono alcuni dei nomi dei vini che producete. Da dove traggono ispirazione?
R: I nomi nascono dal dialetto arcese, tranne che per ‘Fregellae’ che prende spunto da una antica colonia romana riportata alla luce in territorio arcese.
D: Palazzo Tronconi è Azienda Agricola ma anche B&B. Che esperienza si offre agli ospiti che decidono di pernottare nel vostro palazzo, circondato da valli e vigneti?
R: Palazzo Tronconi è la dimora storica della più importante famiglia borghese arcese: I Tronconi.
Edificata nel 1700 dagli stessi Tronconi, fu famosa per aver ospitato Ferdinando IV il Borbone e fu casa di Don Nicola Grossi, capo urbano della guardia borbonica, famoso per aver combattuto contro Giuseppe Garibaldi, sceso alla conquista dell’Italia meridionale.
Presso Palazzo Tronconi è possibile pernottare, mangiare e partecipare alle degustazioni guidate ed i corsi di iniziazione all’assaggio.
Inoltre Palazzo Tronconi risulta essere un punto strategico per partire alla scoperta della ciociaria, da qui si puo’ accedere agevolmente alla visita del parco archeologico di Fregellae, l’Abbazia di Montecassino, le grotte di Pastena, etc. Inoltre sono previsti percorsi a cavallo o mountain bike nel territorio arcese