Tanti, tantissimi in questi giorni stanno piangendo Italo Castelletti.
La malattia l'ha allontanato dal suo posto in enoteca tra le amate bottiglie che lo hanno accompagnato per tutta la vita. E che anzi rappresentano una sorta d'icona con la quale ricordarlo.
Italo è davvero una figura indimenticabile, bella dal punto di vista umano e importante come professionista.
Una visita all'enoteca per un saluto o per un acquisto si tramutava puntualmente in un'avventura coinvolgente e memorabile. Quante volte mi sono rammaricato di non avere con me un notes sul quale fissare le centinaia di aneddoti che elargiva a piene mani agli avventori.
Ti prendeva per mano con garbo e ti accompagnava in un mondo onirico fatto di viaggi pionieristici a scoprire, con decenni d'anticipo, aziende e produttori poi celebrati da tutto il mondo; ti faceva sentire il profumo ed il sapore di nettari mitologici che lui conosceva a fondo, quasi fossero suoi stretti parenti; ti raccontava delle mille e più frequentazioni famose avute grazie al suo lavoro quotidiano e la sua innata affabilità; ti affascinava, introducendoti pian piano ai misteri e alle meraviglie gelosamente custoditi nella sua cantina; ti contagiava con il suo spirito d'iniziativa, sempre volto ad organizzare un nuovo incontro, l'ennesima degustazione.
E tutto questo, con un'umiltà e una grazia infinite, quasi come ti stesse parlando d'esperienze altrui. Non l'ho mai sentito vantarsi in prima persona, malgrado avesse tutti i numeri per farlo; piuttosto ha sempre vantato un amore infinito per la conoscenza del vino. Tant'è che non mi ha mai lasciato andar via dall'enoteca a mani vuote: c'era sempre una bottiglia che voleva farmi assaggiare e che mi regalava con gioia. Nel tragitto fino a casa, ogni volta il mio stato d'animo vagava tra la commozione per la generosità di quel saggio e l'impazienza di ritrovare nel vino quel che Italo aveva anticipato.
Quanto stile nel suo modo d'essere. E quanta dignità nei suoi comportamenti. Ricordo una sera, andando a lavoro lo trovai inaspettatamente ricoverato per un'ingessatura a seguito di una caduta. Ebbene, era notevole come il suo portamento si differenziasse nettamente dal contesto: persone, anche più giovani di lui, giacevano afflitte nei letti d'ospedale, mentre lui, in piedi in corridoio e con perfetto aplomb nonostante l'ingombrante fastidio del gesso, mi venne incontro con calore e fu quasi lui a rassicurarmi sulle sue condizioni di salute.
Quel che serberò è lo sguardo trasognato con il quale illustrava a me, enoappassionato in erba al cospetto del Grande Maestro, le mirabilia di questo o quel vino. E chiudeva sottolineando, con ampio gesto della mano, la sua soddisfatta descrizione con l'espressione: 'Ah, che spettacolo!!'
Un grande uomo non c'è più.
Ma mai verrà meno il nostro ricordo di lui.
x5