Carlo Piccinini, presidente della Cantina di Sorbara. A che età è stato eletto?
Sono stato eletto tre anni fa, compiuto il trentaquattresimo compleanno.
Un presidente giovane, dunque. Può parlarci delle sue esperienze pregresse?
Inizio dicendo che non mi sento poi così giovane. Magari fa effetto, perché l’Italia è un paese che non esito a definire gerontocratico, e l’agricoltura non fa eccezione, anzi!
Sono diciotto anni che faccio l’agricoltore, forse qualcuno di più, con esperienze sia nel settore vitivinicolo che con frutta e cereali. Sono laureato in economia e commercio, con una tesi sul marketing dei prodotti agroalimentari. Ho fatto esperienze lavorative anche al di fuori del mondo dell’agricoltura, che rimane però sempre la mia grande passione.
Giovani anche alcuni tra i suoi principali collaboratori. Un ruolo chiave è quello ricoperto dall’enologo Michele Rossetto, “il papà del Sorbara”. Quando è approdato alla cantina? Ci parli un po’ di lui.
Michele è approdato in cantina una decina di anni fa. Veneto di origine, aveva già maturato esperienza con il lambrusco, provenendo dalla CIV & CIV. È un tecnico molto appassionato del suo lavoro, sempre interessato a sperimentare e molto attento al risultato finale del suo lavoro: le bottiglie che escono con l’etichetta della Cantina di Sorbara. Grazie ai suoi sforzi e alle sue idee, siamo riusciti a migliorare il livello delle nostre produzioni, come testimoniano le tante medaglie e le menzioni che negli ultimi due anni abbiamo conquistato ai concorsi enologici e sulle guide specializzate.
In passato, un’errata politica di marketing finì per consentire che al Lambrusco venisse appiccicata l’etichetta di vino di serie B. Le cose, pian piano, stanno cambiando. Qual è la linea seguita vostra cantina?
Devo dire che, purtroppo, il cambiamento d’immagine e di posizionamento del Lambrusco, evidente a Modena e provincia, non è ancora avvenuto in tutti i mercati. Soprattutto all’estero, il principale criterio di valutazione del Lambrusco resta ancora il prezzo, spesso troppo basso, e non v’è alcuna conoscenza della vera qualità del Lambrusco o delle differenze tra le diverse varietà: dal Sorbara al Grasparossa, passando per il Salamino di Santa Croce. Non vorrei dilungarmi su questo punto, ma in passato non si è sbagliato soltanto il marketing. È inutile negarlo: troppe bottiglie (non tutte, ovviamente) erano di qualità scadente, ma non ci si pensava. Si credeva che i consumatori, nel mondo, avrebbero continuato a comprarlo. Ora il Lambrusco sta riemergendo, perché è decisamente migliorata la qualità intrinseca del prodotto. Sono stati fatti investimenti enormi dalla base produttiva, per rinnovare i vigneti in campagna e gli impianti di trasformazione in cantina. Non penso sia un caso se la “rinascita” del Lambrusco stia avvenendo ora, dopo che, ad esempio, sono state costruite ex novo cantine sociali di trasformazione, come Carpi e Formigine; dove altre, come quella di Sorbara, pur continuando ad operare in un “guscio” vecchio di ottant’anni, hanno effettuato massicci investimenti in tecnologia, per poter seguire lo sviluppo delle pratiche enologiche. Non hanno fatto investimenti soltanto le cantine sociali, ma anche tanti privati, piccoli e grandi, e penso che tutto ciò abbia contribuito ad innalzare enormemente il livello qualitativo medio del Lambrusco sul mercato. Bisognerebbe fare un ultimo sforzo, rinnovando anche alcune parti del ciclo di produzione; la crisi generale ed i prezzi troppo bassi, tuttavia, stanno un po’ frenando il completo rinnovamento del Lambrusco.
In molti ristoranti modenesi non si trova una carta dei vini che includa una scelta, seppure minima, tra i lambruschi di Sorbara, Grasparossa, Salamino S. Croce. Come vi ponete nei confronti della ristorazione modenese?
Fortunatamente le cose stanno cambiando! La Cantina di Sorbara offre il proprio miglior lambrusco ad un “prezzo politico”, affinché possa essere maggiormente conosciuto. Inoltre, forniamo ai ristoratori la possibilità di rendere il vino invenduto, per poterlo sostituire con un prodotto nuovo. Vogliamo che i nostri consumatori possano sempre degustare un prodotto ottimale, fresco e giovane. Il Lambrusco, quello di Sorbara in particolare, dà il meglio di sé quando è bevuto entro un anno dall’imbottigliamento.
Soprattutto in tempi di crisi, occorre saper innovare. Ci illustra, tra i vostri prodotti, gli ultimi nati?
Quest’anno abbiamo presentato, per la prima volta nella storia della Cantina, due spumanti: un Lambrusco di Sorbara DOC InPurezza ed un Pignoletto InPurezza.
Al Sorbara InPurezza, in particolare, abbiamo dedicato molte energie: il prodotto della vendemmia 2010, che arriverà sul mercato il prossimo anno, è ottenuto da uve pigiate e fermentate a bassa temperatura, sia tramite vendemmia notturna che con l’aggiunta di ghiaccio secco all’interno delle pigiatrici. Abbiamo, inoltre, riproposto la vecchia fermentazione naturale in bottiglia che, pur avendo fatto la storia della nostra cantina, era quasi completamente scomparsa. L’esperimento ha registrato un grande successo. La produzione del 2009 è esaurita, e il prodotto del 2010 sbarcherà negli Stati Uniti.
Ci elenca tutti i vini che la Cantina di Sorbara propone alla clientela?
Abbiamo tante linee di prodotto. Riassumendo: presentiamo una linea classica che include le quattro DOC di Lambrusco della provincia di Modena: Sorbara, Salamino di Santa Croce, Grasparossa di Castelvetro, ed il giovane Modenda DOC (nato nel 2009). Produciamo anche vini Emilia IGT, come il Pignoletto e la Malvasia Dolce. Infine, vantiamo le linee “top” del Sorbara: Terre della Verdeta e Villa Badia.
Tra i vostri punti di forza vi è, appunto, il principe dei lambruschi, il Sorbara. Terre della Verdeta, Villa Badia, Sorbara in purezza. Ce li presenta?
Terre della Verdeta propone due lambruschi in purezza: il Sorbara ed il Salamino di S. Croce. Terre della Verdeta è una linea tradizionalista, perché è fatta senza compromessi. Il gusto dei vini deve esser quello di una volta: migliorato sì dalle innovazioni tecnologiche ma, scusate se mi ripeto, senza compromessi. Il Sorbara ha una spiccata acidità mentre il Salamino è più morbido, un po’ “marmellatoso” (se mi permettete il neologismo). Se non vi piacciono… cambiate vino!
Il Villa Badia, invece, è una rivisitazione moderna del Sorbara: un po’ più morbido, ma sempre Sorbara! Personalmente amo sia la cucina tradizionale che qualche rivisitazione moderna di piatti storici… questo è per me il Villa Badia: un’ottima rivisitazione moderna, ma delicata e rispettosa di un classico.
Quanti soci avete? Quanta uva vi conferiscono, annualmente?
Attualmente abbiamo circa 400 soci e pigiamo circa 100.000 quintali d’uva. Il 2010 è stata un’annata abbondante e abbiamo pigiato 120.000 quintali.
Quante bottiglie di vino producete ogni anno?
Siamo arrivati a circa 1.500.000, che però rappresentano ancora una piccola percentuale del vino che produciamo. Tutto il vino che imbottigliamo è con le bollicine: frizzante o spumante.
Tra le novità che la Cantina di Sorbara ha recentemente introdotto, c’è un punto vendita interno. Quando è nato? Quali ulteriori prodotti proponete al pubblico?
La Cantina ha sempre avuto uno spaccio aziendale, ma due anni fa lo abbiamo ampliato, inserendo altri prodotti oltre al vino. Abbiamo scelto di proporre alcune eccellenze del territorio, come il parmigiano-reggiano prodotto da un nostro socio, l’aceto balsamico, salumi tipici modenesi ed anche prodotti di altre regioni (provenienti da cooperative “amiche”), come l’olio d’oliva pugliese.
Il Lambrusco, il “red Champagne” italiano, è sempre più conosciuto ed apprezzato dal mercato italiano e da estero. Quanta della vostra produzione viene esportata? E dove?
Attualmente esportiamo soltanto piccola parte della nostra produzione. Sul capitolo esportazione, tuttavia, mi sto “giocando” gran parte della mia presidenza, perché credo che sia assolutamente necessario uscire dall’orticello dietro casa e cercare mercati nei quali sia possibile valorizzare il Sorbara DOC. Non è, però, facile: in molto mercati è complicato farsi riconoscere la qualità. Soprattutto, spesso manca la conoscenza del Lambrusco.
Stiamo investendo sul mercato USA, dove il Lambrusco è già presente e dove, conseguentemente, i clienti sono già in grado di apprezzare un prodotto di alto livello come il nostro. Siamo, inoltre, sbarcati in Cina e Russia.
I modenesi scontano l’atavica incapacità di “fare sistema”. Una volta si diceva: “Si va divisi per colpire uniti”. Il mondo globalizzato e la grave crisi economica internazionale impongono alle aziende di coalizzarsi, per fare fronte comune. Qual è il ruolo della Cantina di Sorbara all’interno del Consorzio dei lambruschi modenesi?
Crediamo fortemente nel “fare sistema”. Abbiamo fatto investimenti insieme ad altre cantine, e vogliamo continuare su questa strada. Penso che in questo momento storico il Consorzio stia facendo un ottimo lavoro, sia di promozione che di tutela legislativa: quindi, come Cantina di Sorbara, supportiamo con convinzione l’attuale dirigenza. L’ottima atmosfera di collaborazione che si respira all’interno del Consorzio mi fa credere che non siamo gli unici a pensarla così.
Abbiamo dunque appurato che la vostra è una realtà imprenditoriale in forte rilancio: giovane, fresca, frizzante, come il vino che producete. Terminiamo l’intervista con una semplice domanda: quali progetti per il futuro?
Mi sarebbe piaciuto rispondere all’ultima domanda con un “botto”, come quando si stappa una bottiglia di Lambrusco, ma non sarà così. Non abbiamo in mente ricette segrete. Lavoreremo ancora sodo per migliorare la qualità del nostro vino. Cercheremo di crescere ancora sui mercati nazionali ed esteri, per fare conoscere il vero Lambrusco. E, quando avremo finito, ricominceremo da capo: lavoreremo ancora più forte per migliorare la qualità del nostro vino, cercheremo di crescere ancora di più sui mercati nazionali ed esteri, cercheremo di fare conoscere meglio il Sorbara nel mondo… Poi via, ancora una volta! Siamo agricoltori cocciuti!
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Intervista a Carlo Piccinini, presidente della Cantina di Sorbara
La vera tradizione modenese
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