Oggi vi parlo di una tipicità mantovana, il vino cotto, che nel termine dialettale viene chiamato “vin cot”.
Un prodotto che le origini antiche fanno risalire al XIVsecolo.
L’ho conosciuto grazie alla cara Paola della Cantina Quistello di Mantova, una cooperativa costituita nel 1928 da un gruppo di viticoltori.
Come da disciplinare di produzione del vin cot, la materia prima utilizzata è il mosto d’uva Lambrusco Grappello Ruberti,vitigno storico coltivato nella zona di produzione dell’IGP Quistello.
Il mosto pigiato viene messo in un contenitore e cotto a fuoco lento finoal raggiungimento di una consistenza cremosa. Il periodo di produzione va da Ottobre a Dicembre.
E’ un prodotto con molta concentrazione di zuccheri d’uva ed assente di alcol, dal gusto dolce ma con un retrogusto tannico, e con un leggero profumo di caramello.
Fatta questa premessa mi chiedo però se è giusto chiamarlo vino cotto, o se è meglio definirlo mosto cotto.
Ad aiutarmi a fare chiarezza è il Presidente della cooperativa Quistello, che definisce il loro Vin Cot non un vino, ma un mosto cotto usato come condimento per piatti di carne, per insalate, e anche per dolci.Qui di seguito riporto una loro semplice ricetta che ne prevede l’utilizzo.
Polenta fritta, Parmigiano e Vin Cot
Ingredienti:
Scaglie di parmigiano reggiano, farina di mais, acqua, sale qb, olio per friggere e un goccio di Vin Cot di Quistello.
Preparazione:
Preparare la polenta un giorno prima per farla rapprendere.
Quindi tagliarla a fettine alte circa mezzo centimetro,che poi verranno fritte in olio bollente.
Quando avranno assunto un bel colore dorato, scolarle, e riporle su carta assorbente.
Disporre le fettine su un piatto e ricoprirle con scaglie di grana e un goccio di Vin Cot.
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Il “Vin Cot” Mantovano con la polenta fritta
I piatti della tradizione contadina
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Papille gustative