C'è un bellissimo libro scritto da un signore che di nome fa Buhner dal titolo interessante: "Il linguaggio perduto delle piante", nel quale questo studioso racconta, passo dopo passo, cosa fanno le piante. Innanzitutto si difendono. Spesso si proteggono le une con le altre. Comunicano tra loro. Ma non solo. Richiamano spesso in un territorio da loro abitato altre piante, di altre specie, chiedendo loro di formare una comunità vegetale resistente, attiva e coesa. A volte qualcuna di loro si sacrifica per il bene delle altre.
Parlano una lingua che noi solo da poco riusciamo in parte a capire ed a decifrare.
Hanno un preciso significato e danno significati al loro agire. Sono inoltre capaci di scelte, di atti coraggiosi e ci dimostrano una consapevolezza del sé. Alla fine fanno una cosa nodale: rendono la vita possibile. Pensando a tutto questo si può ancora permanere nella convinzione che tutto questo loro lavorìo immenso non sia in qualche modo legato alla loro presenza sul pianeta come esseri che ci hanno voluti, e che fortemente ancora ci vogliono al loro fianco per qualche ragione?
Io dico che ogni essere umano che respiri ossigeno dovrebbe leggere questo splendido libro.
Voglio ora portarvi in un ambito spesso ancora più insolito, sconosciuto e straniero ai più. Lo faccio con un esempio chiaro: quando noi umani usiamo il movimento e i nostri meravigliosi pollici opponibili, dobbiamo sempre pensare che questo le piante lo trasferiscono nella loro incessante, complessa e incredibile capacità di usare le sostanze chimiche. Già, le piante producono centinaia di migliaia di complessi composti chimici secondari e tutti questi sono formati utilizzando diverse vie metaboliche e diverse "tecniche di costruzione" se così possiamo dire.
Inoltre ogni famiglia di metaboliti secondari può a sua volta contenere un numero incredibile di sostanze. Fanno tutto questo immenso lavoro partendo e alterando il rapporto, ad esempio, tra 4 molecole di zucchero costruendo, creando decine di migliaia di sostanze differenti.
In studi recenti, sempre più approfonditi, si è valutata la loro capacità di produrre circa 10.000 tipi di alcaloidi, circa 20.000 terpeni e quasi 8000 tipologie di polifenoli. Sì, questo lo fanno proprio le piante, quelle che vedete dalle vostre finestre ogni tanto, quelle che vi affiancano in un bosco o in una golena. Loro, le piante, mediante meccanismi complessi, valutano e testano costantemente ciò che sta avvenendo nel mondo intorno a loro. In risposta a questo modificano i numeri, le combinazioni e le quantità delle sostanze fitochimiche che producono. Sostanze che vengono da loro usate per scopi normali e vitali come combattere insetti, funghi o batteri.
Una espertissima di questi fenomeni è una ricercatrice americana Susan Allport. Susan afferma che le sostanze chimiche sono le forze armate delle piante, che diventano esperte nella guerra chimica, non potendo fuggire da predatori affamati. Ma ,oltre che usare la chimica come arma di offesa, le piante la usano anche come strumento di richiamo utile ai loro scopi.
Qualche esempio? C'è un cactus, il cactus saguaro, che ha bisogno di una particolare specie di mosca Drosophila. La pianta rilascia uno speciale composto steroideo volatile di cui le mosche necessitano, ripeto necessitano, per raggiungere la maturità sessuale e fare quello che ogni essere vivente tende a fare: riprodursi. In cambio le mosche e le loro larve mangiano le parti decomposte del cactus mantenendo la pianta sana e pulita. Queste sostanze volatili son costruite in modo così preciso che in uno studio fatto qualche anno fa su 6800 tipi diversi di larve presenti su un cactus saguaro solo una non è della specie corretta.
Devo andare oltre? Andiamoci. Sapete quante specie di fichi esistono al mondo? Più di seicento, meglio sarebbe dire quasi settecento. Ebbene ogni tipo di fico ha una sua vespa specifica che lo impollina. Questi fichi costituiscono poi in natura il 70% della dieta dei vertebrati che in queste foreste vivono. Ora uscite, andate vicino alla prima pianta o al primo essere vegetale vivente che vedete e se avete in testa un cappello toglietevelo di fronte a lui e fate un pensiero a quello che vi ho raccontato. Ditemi poi cosa avete sentito nel guardarlo con occhi e pensieri forse diversi.
Se ne siete felici direi che siete sulla buona strada per un comportamento adulto nei confronti della natura di cui fate parte integrante. Alla prossima e come sempre: buoni mieli a tutti.