“Inizio a scrivere che sono ancora qui, circondata da tavoli vuoti e scombinati, con della bella musica nelle orecchie che allieta la serata, perché non solo io so quanto sia importante la musica, se non fosse che la testa fa male da ore e che il programma della serata mi ha impedito di prendere un cachet per placare quei folletti che mi tamburano il cranio. Si soffre, per lavoro si soffre anche, è cosa nota ai più; che poi tra le sofferenze alla fin fine questa è sopportabilissima e forse fa parte del pacchetto vino, degustazioni e musica.”
La serata in questione si è svolta alla Città del Gusto di Roma, dove il Gambero Rosso ha raccolto per l’edizione 2013 di “I drink Pink” 37 varietà di vini rosati provenienti da tredici regioni italiane, tra cui – a fine serata – è stato scelto il migliore dell’anno unendo le votazioni on line con quelle in loco.
La palma d’oro è andata all’ “OP Cruasé 2009” dei Fratelli Giorgi che - a detta dei presenti - ha permesso la riscoperta e la rivalutazione di un territorio, l’Oltrepò Pavese, sconosciuto e poco sfruttato (“e la colpa è nostra, di noi produttori” almeno così ha ammesso Fabiano Giorgi, aggiungendo “chiediamo a tutti di conoscerci perché l’Oltrepò Pavese, per quanto riguarda il Metodo Classico di uve Pinot nero ha una qualità di territorio che non è seconda a nessuno nel Mondo”). Ma questo che vi sto raccontando è l’epilogo della serata, una serata che per me, scevra di cultura vinicola, è stata pregna di scoperte inebrianti (e mai aggettivo fu più azzeccato).
Appena giunta ero praticamente a digiuno, ho quindi pensato, prima di iniziare le degustazioni, di riempire un minimo lo stomaco per non rischiare di biascicare per il resto della serata e di trascinarmi in modalità “bruco” da uno stand all’altro. Così ho dato l’assalto allo sezione mangereccia di cui il caseificio campano “La Perla del Mediterraneo” era sponsor. Il menu prevedeva un piatto caratterizzato da: un mini-mini bignè di mortadella e caramello all’aceto balsamico, un morbido e appagante arancino “rosa” e sbrinz (un formaggio svizzero [n.d.r.]), spiedo di cocomero speziato e menta, dove io non son riuscita a cogliere l’appeal speziato ma solo la fogliolina di menta che vagava nel piatto.
La degustazione continuava poi con un sandwich di mozzarella di bufala e mortadella (un’idea perfetta da riproporre in casa ai vostri ospiti perché l’accostamento mozzarella/mortadella merita davvero), ma gli appetizer che mi hanno davvero conquistato sono stati, in ordine, il crumble di prosciutto cotto e spuma di parmigiano (il mio commento a caldo su Twitter, dopo averlo mangiato è stato – come spesso accade – pregno di professionalità: “Ok voi riempite pure una vasca con questo crumble di prosciutto cotto e spuma di parmigiano che io mi ci affogo dentro”) e la crostatina alla ricotta di bufala e salsa di fragole. Una mini crostatina d’autore e per la precisione l’autore era Luca Ogliotti chef de “Lo’ steria” in zona Ponte Milvio.
Premesso che avrei mangiato altri dieci piatti di questi finger food, così equipaggiata ho glissato lo stand in cui si servivano fette di pane abbrustolite accompagnate da una varietà dei migliori oli italiani e mi sono diretta verso gli stand dei vini per annusarli, degustarli e ovviamente fotografarli.
Da artista non sommelier quale sono, vi posso dire che i rosati mi affascinano da quando li “conobbi” in Provenza, per lo splendido colore che hanno; quando vengono versati in un calice trasparente, nel bagliore del tramonto, risplendono di una luce suggestiva, più che una semplice bevanda alcolica il rosé pare un distillato di pietre preziose spremute per creare un elisir celestiale.
Nonostante la sua grande versatilità, in realtà il rosato ha un utilizzo limitato sulle tavole italiane. Eppure ne ho assaggiati di ottimi, da accostare a tutti i pasti come il pugliese “Veritas Bombino Nero Castel del Monte” della Cantina Torrevento, prodotto per pressatura soffice e fermentato a temperatura controllata; altri dal gusto fruttato e perfetti se accostati soprattutto a cibi crudi ma anche a carni bianche e aperitivi come il Cirò Rosato Puntalice” di Senatore Vini dall’intenso aroma di ciliegia, creato con 100% di uve Gaglioppo e prodotto per estrazione, dove solo il 10% delle uve diviene Rosè, un vino capace di esprimere – a detta del produttore Raffalele Senatore - tutta la calabricità, il sole, la salinità del mare e l’aria della montagna in una sinfonia di sapori e di odori (ammetto che questo è stato il vino che ho preferito e per un puro caso il mio giudizio ha coinciso con quello di tanti che l’han votato come terzo classificato); e che dire poi del sentore finale di amaro caratterizzante il “Dubl Rosato Brut M.CI.” dei Feudi di San Gregorio (“Dubl” perché prodotto, solo per la prima edizione, a quattro mani con la cantina Agrapart) un vino spumante ideale ad inizio pasto, per aperitivi e/o antipasti.
Sarà per la mia poca esperienza nel campo o proprio merito di questo, fatto è che, oltre a sorseggiare vini, della serata ho osservato i particolari, quelli che ai più saranno sfuggiti, quelli che, se solo provaste a soffermarvi sul contorno, vi colpirebbero, come la morbidezza che c’è nel vino che scende fluido nel calice, la grazia del movimento sinuoso del polso che si inarca per mescerlo, oppure la bellezza nella forma delle bottiglie, nell’etichetta, nel packaging; a questo proposito bottiglia sicuramente da segnalare quella del 9.5 Cold Wine Pink di Astoria Vini con una grafica giovane che spiazza e una colorazione bianca che copre alla vista il rosè del vino e per questo incuriosisce e attrae (ma come lei tutte le altre bottiglie della cantina trevigiana).
A far da sottofondo a tutto questo e traghettarci verso la fine della serata e l’elezione del vincitore c’è stata la musica di cui vi ho parlato all’inizio, nella persona (anzi, nelle persone) del trio Ladyvette, una versione aggiornata del Trio Lescano, con le loro voci armoniose, testi divertenti e sonorità swing, un’accoppiata vincente con il tema pink della serata. Ora, io vorrei concludere questo resoconto non solamente con un mero elenco dei premiati, bensì con un piccolo “plus”. Non intendendomi di vino, ma di musica, ho deciso di accostare tre brani ai primi tre (in questo caso quattro) vini vincitori. Che non me ne vogliate, de gustibus…
Per quanto riguarda i terzi classificati a pari merito “Cirò Rosato Puntalice” di Senatore Vini e “Tadzio” di Villa Caviciana abbino le intense “Everyday is like Sunday” degli Smiths e “In between days” dei Cure.
Al secondo classificato “Lambrusco di Modena Brut Rosé Spumante” della Cantina della Volta accosto le note sensuali di “I only have eyes for you” dei Flamingos.
Al primo classificato, il “OP Cruasé 2009” dei Fratelli Giorgi mi permetto di accostare la musicalità di “What a day for a daydream” dei Loovin’ Spoonful.
x5