Cari lettori del Cavolo, nell’augurarvi un 2014 strepitoso è mio dovere ringraziarvi per l’affetto che mi avete riservato in questo 2013 che volge al termine.
Un anno, per me, determinante. Sono la prima “diplomata” con tanto di tesserino ad uscire dal ginnasio di questa redazione, una palestra giornalistica dove naturalmente gli attrezzi sono tastiera, schermo, mestoli, forchette e pentoloni.
Un anno che mi ha resa protagonista, inaspettatamente, di alcuni fra gli eventi fra i più importanti del giornalismo enogastronomico, come Olio Officina Food Festival e Social Gusto, a portare, ovviamente, il “verbo” del Cavolo fra i comunicatori di settore; e proprio gli obiettivi della comunicazione gastronomica hanno catalizzato la mia riflessione nelle ultime stagioni lavorative.
Un anno denso di traguardi raggiunti, di attenzione da parte della stampa (soprattutto locale), anche se, per contrasto, particolarmente sobrio a livello personale (complice la recente maternità, lo ammetto).
Un anno di interviste sfavillanti come quella al magico Antonino Cannavacciuolo, ma anche 365 giorni trascorsi ad assemblare per la famiglia polpettoni, ciambelle col fornetto della nonna e risotti con l’Originario nei giorni lavorativi e l’Arborio riservato ai giorni di festa.
Per me il 2013 sarà sicuramente da annoverare anche fra gli anni “politici”, dove le risorse culinarie hanno contribuito a sostenere cause di quartiere assurte a livello nazionale grazie alla potenza mediatica del web, e, appunto, dell’argomento gastronomico: il caso del parco Molina, polmone verde cittadino malconcio preso a cuore dalle autorità preposte dopo lunghi anni di oblio è l’emblema delle mie battaglie condotte a suon di merende letterarie. Perché letteratura e cucina, nella mia vita, sono due facce della stessa medaglia, e le concepisco entrambe come un impegno civile (e non potrebbe essere altro, con sei figli da sfamare nell’anima e nel corpo).
Cosa dovete aspettarvi da parte mia per il 2014? Che io continui per questa stessa via. Il dovere filologico affinato sulla strada maestra mi impone di registrare fedelmente una realtà sociale italiana costretta dall’incalzare della crisi al funambolismo, anche e soprattutto al supermercato e in cucina.
Mi preoccuperò quindi di focalizzare il discorso sulla tavola di tutti i giorni, riportando protagoniste le persone e ricacciando il cibo nella sua giusta dimensione, di mezzo e non di fine. Siamo non solo quello che mangiamo ma soprattutto come, quando, dove e con chi consumiamo i pasti. Non aspettatevi davvero di più dalle mie pagine, che prometto in cambio copiose e, per quanto è nelle mie possibilità, gentili.
Tanti cari auguri, dunque, per un 2014 che non faccia mai mancare una tavola imbandita con amore e possibilmente all’insegna del piatto unico, il vero protagonista della storia culinaria italiana popolare, tornato alla ribalta mediatica di recente meno per vezzo, con buona pace dei soloni, che per necessità autentica. Fusione nella diversità, armonia di contrasti. Estro che viene in soccorso alla semplicità e alla penuria.
Antico foedus primigenio di sapori, pacificatore di commensali anche fieramente diversi nella genesi. Il piatto unico, icona di stile nostrano che il mondo da sempre ci invidia.
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Che il piatto unico sia con voi!
Gli auguri di una mamma-giornalista bionica per Cavolo Verde
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