Siete di quelli che ai fornelli non rinunciate nemmeno con temperature equatoriali? Gongolate: a facilitarvi il compito, da qualche tempo a questa parte è tornato di moda il fornetto della nonna, il must have formato cucina dell’estate 2013.
Complice la viralità di Facebook, di Twitter e già che ci siamo anche di Pinterest, dove spopola in dimensioni da esercito ma anche da famiglia mediamente ristretta. La verità è che in rete circolava già da un decennio, lanciato dai forum di cucina e rimbalzato sui blog di estimatori del vintage. E noi del Cavolo, se ben vi ricordate, avevamo previsto con un anno di anticipo questo… ritorno di fiamma:
http://www.cavoloverde.it/public/articoli/vari/dettaglio_articolo.asp?id=1269
Ma rispolveriamo velocemente le idee. Il fornetto Versilia, altrimenti conosciuto come fornetto magico, fornetto delle fate, fornetto a ciambella e chi più ne ha più ne metta, altro non è che una pentola. Una semplice pentola di alluminio da imburrare generosamente e infarinare (anche se ne esistono versioni antiaderenti, la versione più evoluta) e riempire con la fantasia, e poi posizionare banalmente su uno spargifiamma collocato sul fornello più piccolo, quello del caffè per intenderci: e che per di più verrà tenuto a fiamma dolce.
Un sistema di cottura a costo ridotto, ridottissimo. Per contenere gli sprechi energetici, oltre che per risparmiare sudate epiche nelle giornate torride. Da sfoderare anche in campeggio, naturalmente, per tornare un po’ figli dei fiori inside. Sì, perché pare che proprio gli anni Settanta siano stati l’epoca d’oro del revival del geniale utensile, grazie (guarda caso) ai camperisti, allo stile di vita lowcost imposto dalla crisi economica (corsi e ricorsi della storia), nonché all’atmosfera bucolica imperante nel Belpaese negli anni di piombo, ereditata dalla storia familiare o molto più banalmente ispirata alle suggestive atmosfere dei telefilm americani.
Si aggiunga poi che si tratta di un metodo di cottura particolarmente sano, che sfrutta il vapore partendo dagli stessi alimenti. Capace di sfornare (e sformare) ciambelle sofficissime, budini e crème caramel perfetti, pani e focacce fragranti, polpettoni e timballi esteticamente perfetti, in realtà il fornetto di campagna proviene da epoche ben più remote, quelle in cui era particolarmente utile avere un forno alternativo in quelle case attrezzate unicamente a cucina economica o che il forno nemmeno lo possedevano.
Ci fa sapere una nostra cara lettrice, la signora Aldarita:
“Mia suocera e sua sorella, che le aveva regalato questo fornetto, abitavano nella bassa mantovana. Mi dicevano che nella loro zona quel tipo di utensile era in tutte le case e serviva per cucinare i dolci più rustici: il loro caratteristico era il bussolano, una specie di ciambella con la granella di zucchero sopra. Nessuna delle due ha ricettari, ma tutte e due lo usavano per tutti i dolci semplici quando non avevano voglia di accendere il forno, oppure quando, come la domenica, il forno era occupato da altre preparazioni. A casa di mia suocera erano in nove fratelli e la domenica era sacrosanto avere il dolce, ma anche, magari, l'anatra al forno o la lasagna... Mia suocera è del '34 ed è la terza, la prima è del '30, quindi direi che i ricordi si collocano durante l’ultima guerra e anche dopo perché se ce l'hanno ancora in casa vuol dire che la tradizione continua. E so per certo che anche in Lessinia, sulle montagne veronesi, è tuttora molto diffusa”.
Stiamo sentendo, grazie alle nostre doti paranormali… del Cavolo!, che al di là di questi schermi si stanno levando sospiri da ogni parte dell’Italia: “Anche mia nonna ce l’aveva!”. Vediamo pure le lacrime farsi agli occhi dei nostalgici dei bei tempi in cui sì che si facevano genuine merende nei prati coi dolci aviti...
Bene. E’ a voi che chiediamo aiuto per ricostruire le origini di questo strabiliante utensile. Noi siamo riusciti con le nostre indagini da campo a farlo risalire al periodo fra le due guerre: ma cerchiamo, anche attraverso il vostro aiuto, di recuperare qualche ricordo che vada anche più indietro nel tempo, qualche ricetta tipica (pare che fosse indispensabile per le molte ciambelle tradizionali, dolci e salate, a partire dal canestrello garfagnino fino alla puddica salentina). Citateci qualche libro di inizio Novecento che ne parli in maniera inequivocabile. Insomma, aiutateci in questa avventura documentaria: pubblicheremo i vostri gentili contributi a fine estate.
Nel frattempo vi lasciamo con una ricetta fantastica. Il polpettone della nonna. Cucinato senza sudare, ovviamente.
Ingredienti: trita mista di suino e manzo 900 g, luganega 600 g, tre uova, noce moscata, prezzemolo, abbondante grana grattugiato, pangrattato di casa, mezza cipolla, funghetti sott’olio, olive taggiasche, una noce di burro, olio extravergine d’oliva. Risparmiate sul sale, dato che la salsiccia è sapida di suo.
Amalgamate bene gli ingredienti e profumate con le spezie. Imburrate generosamente tutto il fornetto (anche il coperchio) e cospargetelo di pangrattato.Riempitelo a metà con il composto di carne; farcitelo coi funghetti; coprite con la carne avanzata, cospargete la superficie di pangrattato e irrorate parsimoniosamente con l’olio.
Sistemate lo spargifiamma, con la parte concava rivolta verso l’alto, sul fornello del caffè. Appoggiatevi il fornetto, incoperchiatelo e accendete al massimo. Fate prendere calore per cinque minuti, quindi abbassate a fiamma dolce e lasciate cuocere dolcemente per circa un’ora e un quarto.Utilizzate uno spiedino di legno (quando siete alle prese con una torta lo farete attraverso i fori del coperchio) per capire se è cotto. Spegnete il fuoco e lasciate raffreddare, coperto. Giratelo in un piatto da portata, scolando i succhi ceduti. Decorate a piacere con qualche oliva e foglie di prezzemolo.
E’ ottimo da portare in spiaggia o da mangiare nei panini affettato sottilmente. Potete anche variare la farcitura a vostro piacere, con olive a rondelle, cubetti di prosciutto o formaggio, peperoni…
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