Tante, troppe volte sentiamo il tg raccontare di allevamenti lager, di canili dalle condizioni di vita che definire “bestiali” è poco meno che un complimento.
I risultati di queste vergognose realtà non sono soltanto la giustificata indignazione della gente e le ovvie ripercussioni a livello legale, ma anche e soprattutto le gravissime conseguenze sulla salute non solo degli animali, ma che degli umani.
L’aviaria, il morbo della mucca pazza, altro non sono che materializzazioni della pazzia umana che, con l’obbiettivo del massimo profitto al minor costo, trasformano gli allevamenti in veri e propri “campi di concentramento” dove nulla della natura e dell’individualità animale viene rispettato.
Eppure, in questo panorama sconfortante di corsa al guadagno a discapito della vita, capita di trovare una piccola, solitaria luce in fondo al tunnel del capitalismo sfrenato.
E a volte, questa luce, non è neppure troppo distante da casa nostra…
Un rapido giro su Internet, qualche tempo dopo aver visto un servizio del Tg2, mi ha fatto scoprire l’esistenza di Ippoasi, la Fattoria della Pace.
Questa associazione, nata nella splendida campagna pisana, non solo si pone come obbiettivo primario il recupero di animali scampati o sottratti a realtà di sfruttamento, sofferenza e privazione, ma anche la diffusione di un messaggio di pace e di tolleranza tra uomini ed animali.
Poiché il caso è “la firma di Dio quando vuole restare anonimo”, qualche giorno fa ho scoperto che Genovegas, un’associazione genovese, avrebbe organizzato una serata Benefit proprio per Ippoasi.
E poteva la vostra inviata genovese restarsene a casa in ciabatte?
Ovviamente no…
Giunta nello storico quartiere della Maddalena, e in attesa che arrivassero i ragazzi di Ippoasi, ho rivolto qualche domanda ai ragazzi di Genovegas.
D) Piacere…
R) Maria.
D) Ok, Maria. Mi parli un po’ di voi?
R) Certo, allora. Noi siamo un’associazione nata su Facebook, ed aderiamo alla filosofia di vita vegana. Come sicuramente saprai questo prevede uno stile di vita dal punto di vista alimentare totalmente differente da quello tradizionale. Noi infatti ci nutriamo solo con alimenti che non implichino non solo la vita, ma neppure lo sfruttamento di un animale.
D) Quindi niente uova, niente latte, niente derivati animali di alcun tipo… ma posso chiederti come fate? (Lei ride)
R) Guarda, sembra più difficile di quello che è… Quando scegli di seguire questo stile di vita in realtà scopri moltissimi sapori nuovi. Per esempio noi facciamo largo uso di cereali, di legumi e di ortaggi che molta gente neppure conosce. Non solo i famosi “tofu” e “seitan” che molti hanno sentito nominare sull’onda della moda, ma anche alimenti quasi dimenticati come il miglio, moltissime verdure che nessuno consuma più perché non hanno più mercato, e molti altri cibi che se provo a nominarti sicuramente mi guardi strana perché magari li mangiavano i tuoi bisnonni…
D) Va bene, ti credo sulla parola. E come è nata l’idea di questa serata?
R) Vedi, noi abbiamo adottato a distanza ormai da 2 anni Pierino e Clara, rispettivamente una capretta e una gallina, proprio da Ippoasi. In seguito, andando a trovarli e avendo l’occasione di conoscere i ragazzi dell’associazione, abbiamo scoperto di condividere molti principi ed obbiettivi, e così ci è venuta l’idea di organizzare questa serata per raccogliere fondi per la loro struttura.
Questa sera non ci saranno solo un buffet rigorosamente “vegan”, ma anche un concerto ed una presentazione, grazie ai quali speriamo di riuscire a dare concretamente una mano ai ragazzi di Ippoasi.
D) Altri obbiettivi della vostra associazione?
R) Noi siamo un gruppo di acquisto solidale, ed acquistiamo ovviamente da aziende che prima controlliamo scrupolosamente per accertarci che producano i loro prodotti senza sfruttare gli animali. Vogliamo diffondere la filosofia dei “gas” e dello stile di vita vegano, che ha come messaggio principale il rispetto della vita in ogni sua forma.
Saluto Maria con l’arrivo dei ragazzi di Ippoasi, Christian e Silvia, che ho già avuto occasione di sentire per telefono.
D) Christian, mi racconti un po’ la storia di Ippoasi? Come avete cominciato?
R) Bè, sarebbe banale dire che una mattina ci siamo alzati con un’idea pazzesca in testa, anche perché sarebbe una balla incredibile. In realtà il nostro è stato un percorso graduale, che si è nutrito di considerazioni fatte giorno per giorno, e che è andato maturando un passo alla volta, assieme alla consapevolezza di voler veramente creare una nuova realtà.
D) Come nasce Ippoasi?
R) Dunque, l’associazione vera e propria è nata nel 2010, quindi è una realtà giovane, ma la nostra attività è iniziata circa un anno prima, a fine 2008. Noi avevamo un centro ippico, a tutti gli effetti una scuola di equitazione, all’interno della quale abbiamo cominciato ad apportare delle modifiche per offrire un maggiore rispetto e considerazione ai nostri cavalli.
Abbiamo iniziato togliendo i ferri, poi le imboccature e infine le selle, per rendere meno pesante la presenza dell’umano al cavallo. In seguito abbiamo messo i cavalli tutti assieme in un recinto dove fossero liberi di girare a loro piacimento, eliminando quindi la realtà della scuderia dove il cavallo, in buona sostanza, è costretto in un loculo di tre metri per uno e mezzo.
Successivamente, grazie ad un corso di aggiornamento, abbiamo scoperto che l’equitazione, intesa come sport, per il cavallo è un’imposizione e una sofferenza.
Abbiamo quindi deciso di chiudere in via definitiva il centro ippico, ma anziché fare come avrebbero fatto tanti, cioè vendere tutto e finirla lì, abbiamo deciso di pensare a cosa “volevamo fare da grandi”.
Assieme al nostro veterinario, che è ancora oggi una delle colonne portanti di Ippoasi, abbiamo maturato l’idea di questo rifugio dove si potessero accogliere animali di varie specie, provenienti da realtà di sofferenza, degrado e sfruttamento.
Anche questo ovviamente non è che sia stato creato dalla sera alla mattina, abbiamo iniziato visitando realtà che ci davano l’idea di quello che volevamo realizzare, a Roma e a Milano, abbiamo chiesto a chi ne sapeva più di noi, e piano piano è nata Ippoasi, che adesso ha anche un sito sempre aggiornato dove chiunque può seguire in tempo reale le nostre attività.
D) Quali sono i vostri obbiettivi?
R) Allora, noi seguiamo il movimento vegano e il movimento anti-specista, sai cosa significa?
D) In effetti no…
R) Vedi, molte persone si definiscono animaliste, magari solo perché hanno il cane e, ovviamente, non gli farebbero mai del male. L’anti-specismo è diverso, perché implica che nessuna specie, neppure quella umana, possa ritenersi superiore e decidere il destino delle altre specie.
In base a questa nostra filosofia di vita, cerchiamo di diffondere un messaggio non solo di rispetto nei confronti degli animali in quanto esseri viventi, ma anche e soprattutto in quanto esseri pensanti, con sentimenti, desideri, stati d’animo, paure.
D) Quali sono le vostre attività?
R) Prima di tutto cerchiamo sempre di stare in contatto con tutte le associazioni animaliste del territorio per raccogliere segnalazioni di maltrattamenti sui quali intervenire per recuperare gli animali. Parte fondamentale del nostro lavoro sono le visite, dove cerchiamo di far vedere gli animali per ciò che sono, e non per l’uso che se ne fa. Cerchiamo di lavorare sull’empatia, sull’immedesimazione.
Ad esempio, ad una mamma con un bambino piccolo, cerchiamo di far capire quanto è crudele portare via ad una mucca il suo vitellino per poterla mungere, mentre lei invece cerca il suo cucciolo.
In queste visite diamo modo agli ospiti di incontrare gli animali, di coccolarli e di conoscerli nella loro individualità.
Molto importanti sono le visite delle scuole e dei campi estivi, perché i bambini sono il futuro e recepiscono meglio certi messaggi.
Infine, cerchiamo di portare avanti anche progetti di recupero “su due fronti”, infatti accogliamo tra i nostri volontari persone dal passato difficile, come ex detenuti, per offrire loro una possibilità di riscatto a contatto con creature che non giudicano e che ti guardano solo per quello che sei “dentro”.
D) Come arrivano ad Ippoasi i vostri ospiti?
R) Nei modi più diversi. Abbiamo ospitato ad esempio i cani di Green Hill, grazie alla collaborazione con l’associazione “Vita da Cani”. Arrivano inoltre da noi gli ex cavalli da corsa, gli animali scampati ai centri di vivisezione, due giorni fa sono arrivate da noi due mucche dopo mesi di battaglia legale, nella quale abbiamo coinvolto anche i carabinieri.
D) Christian, ora una domanda difficile, è vero che siete stati sfrattati?
R) Bè, non è proprio così. Mio padre aveva un terreno in gestione, dove sorgeva un centro di allenamento per cavalli, e una parte del terreno era stata destinata alle nostre attività.
In seguito, con l’arrivo di una nuova “gestione”, i nuovi gestori hanno deciso che non c’era più posto per noi. Così nel 2011 abbiamo contattato le istituzioni per farci assegnare una nuova area, e finalmente, dopo un anno e mezzo circa, siamo approdati a quella che è la nostra nuova “casa”. Siamo lì da gennaio.
D) Christian, qual è il messaggio che vuole lanciare Ippoasi?
R) Che se un mondo non ti piace lo puoi cambiare.
Noi vorremmo che la gente si ponesse delle domande quando osserva gli animali.
Ci piacerebbe essere trattati come loro? Non ci sono davvero altri modi per trattarli?
Ovviamente, iniziare a rispettare gli animali è il primo passo, quello fondamentale.
Certo, è già un progresso pensare che solo perché hai deciso che un maiale deve diventare un prosciutto non è detto che questo maiale debba stare tutta la vita al buio ad ingrassare, però noi vorremmo davvero che la gente riflettesse su quello che c’è dietro allo sfruttamento degli animali, perché spesso la salute umana è l’ultimo dei problemi.
In realtà, spesso dietro allo sfruttamento degli animali ci sono soprattutto logiche e politiche di mercato che poco hanno a che fare con la salute dell’uomo, ma che spesso hanno conseguenze indirette, ma pesanti, sull’inquinamento, sulla salute del pianeta ed anche sulla fame nel mondo.
Chi sta dietro a queste leggi di mercato non pensa alla salute dell’occidente come non pensa a chi muore di fame nel terzo mondo, pensa solo ad arricchirsi.
Ecco, noi vogliamo incoraggiare queste riflessioni, vogliamo far pensare che si vive bene anche senza le bistecche, e che magari senza quelle si può vivere su un pianeta più giusto e più sano.
Buttare questi semi di pensiero, stimolare la gente a pensare a queste cose, per noi è già un risultato importante.
D) E se volessi venirvi a trovare?
R) (Sorride) Saresti la benvenuta, ti aspettiamo.
Mi recherò il prima possibile a visitare Ippoasi, ma per chi volesse informazioni sulla Fattoria della Pace ecco i contatti:
www.ippoasi.org
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Via Livornese 762 – San Piero a Grado – Pisa
Tel. 389/7629476
Per vedere su youtube il filmino di Ippoasi con il trasferimento nella nuova Sede, potete cliccare su:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=x46FTSViQVc
Nelle foto Christian e Silvia, il cane Leo, e tre ospiti di Ippoasi (le foto di Lola, Tombola e Luna sono state tratte dal sito www.ippoasi.org)
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