Solitamente cominciamo con excursus storici o quantomeno cerchiamo di capire da dove proviene gran parte delle informazioni che, in maniera diretta o indiretta, sappiamo sui vari alimenti, nutrienti e così via. Potevamo parlare del rachitismo, della Prima e della Seconda Rivoluzione Industriale, dei biochimici inglesi o tedeschi senza i quali non esisterebbero gran parte degli studi sulle vitamine ma oggi partiamo da un altro punto di vista. Oggi invece facciamo una inversione e parliamo di futuro.

Lo stile di vita nato in Occidente con la rivoluzione industriale si è progressivamente diffuso in tutto il mondo con i vantaggi e gli svantaggi che esso comporta. Un dato fondamentale è che, nonostante gli introiti di alimenti e calorie siano teoricamente più che sufficienti per il benessere dell’individuo, la maggior parte delle persone con il nostro stile di vita ha un deficit cronico di vitamina D.

Questo dato non fa ancora parte della cultura generale della popolazione ed è accompagnato da forti dubbi, soprattutto visto il sempre più diffuso consumo di integratori vitaminici. Come è possibile che nonostante tutto questo siamo in deficit? E da cosa deriva questo deficit?

La risposta è lunga ma semplice. La vitamina D è detta vitamina del sole perché senza “l’aiuto” da parte del sole, così mi viene da dire, rimane inattiva. Il sole svolge la sua attività sulla pelle quindi maggiore parte della pelle è esposta, maggiore è la possibilità di attivazione. Ora, basta guardarci le braccia, le gambe, i piedi per capire che ben poca parte del nostro corpo è esposta al sole oggigiorno. Abbiamo però un secondo punto anche più critico. I raggi solari non sono tutti uguali e non tutti attivano ugualmente la “pre-vitamina”. I raggi che più sono interessati dal processo di attivazione sono gli UVB che, destino vuole, sono anche quelli che possono essere schermati da nuvole od anche da semplici vetri. Quindi anche se abbiamo una scrivania vicino alla finestra ben poca della forza trasformante del sole riesce a raggiungere lo scopo di trasformare e attivare la vitamina D.

Perché parlavo di futuro? Perché la popolazione italiana invecchia sempre di più e come da dati, l’aumento di introito di vitamina D porta ad una diminuzione delle fratture negli anziani nell’ordine del 30%, con tutto quello che comporta evitare l’ospedalizzazione.

Già questo sembra un piccolo miracolo. Eppure, è un miracolo dovuto al fatto che non stiamo parlando di un farmaco che deve svolgere una funzione contrastante. Stiamo invece parlando di un introito che serve a compensare il deficit perenne nel quale viviamo. E nei deficit l’organismo funziona male. L’introito serve quindi semplicemente a dare all’organismo la possibilità di lavorare come dovrebbe e potrebbe fare.

Abbiamo poi altri miracoli in attivo. Un valore di vitamina D non in deficit porta ad una diminuzione delle demenze ed al rallentamento della loro comparsa. Quindi non solo i nostri anziani saranno meno a rischio di fratture ma avranno una vita in libertà da costrizioni e supporti dovuti al deficit neurovegetativo molto più lunga.

Io mi fermerei qua, ma dobbiamo aggiungere un paio di cose ancora, sempre legate al futuro. Quasi tutti noi conosciamo persone che soffrono di diabete. La vitamina D influisce anche sul metabolismo degli zuccheri e sull’insulino-resistenza e non in modo secondario. Il 15-20% delle persone con diabete tipo 2 probabilmente se non fossimo in deficit cronico di vitamina D non avrebbe sintomi.

Inoltre, i benefici si hanno sul controllo delle infiammazioni tramite la regolazione dell’interleuchina-10 e non ultimo, visto che abbiamo parlato di infiammazioni, sui tumori. Ricordate che quando si parla di tumori l’infiammazione (hallmarks) c’entra sempre. L’aumento di introito di vitamina D porta benefici contro il tumore alla prostata ed al colon retto, per non parlare del tumore al seno che da solo rappresenta 1 tumore su 3 di tutti i tumori femminili.

Sembra quasi un farmaco miracolo, anche se semplicemente, è un pezzo del puzzle che la natura ha creato e che dovremmo utilizzare e per il quale siamo quasi tutti sempre e sistematicamente in deficit.

Foto di Rajiv Bajaj su Unsplash

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Davide Renzi, classe 1979, medico giramondo per tre continenti fino alla nascita della figlia, si occupa da anni di informazione ed educazione sanitaria come si è occupato per anni anche di prevenzione e di medicina del lavoro. Perfettamente conscio che una corretta informazione non è sufficiente, è altrettanto sicuro che senza di questa tutto il resto difficilmente si può costruire. Crede che complesso non significa necessariamente difficile, mal digerisce i tecnicismi non necessari ed è convinto che se conosci bene un argomento, trovi sempre il modo di spiegarlo.
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