Non so voi, ma a me Novembre deprime, nonostante abiti in Sardegna: proprio non digerisco la mancanza di luce, le giornate corte, il dovermi intabarrare di scomodi strati di vestiti, l’umidità, le scarpe chiuse, il grigio di interminabili giornate di pioggia. Anche se mi sforzo di trarre sempre il positivo da tutto, non mi basta pensare alla polenta fumante, alle castagne, alla zucca, ai melograni.
Così, per non deprimermi troppo, porto nel cuore gli ultimi scampoli d’estate. E mi è di grande aiuto pensare all’ultima mini vacanza di quattro giorni con mia figlia e la nostra cagnolona trascorsa fra i profumi e i paesaggi infiniti del Sinis, nell’Oristanese. Sono stati giorni di freddo maestrale e, nonostante fossimo solo nella seconda settimana di ottobre, non abbiamo potuto fare il bagno. Però abbiamo fatto lunghissime passeggiate immerse nei profumi mediterranei e abbiamo portato regolarmente la nostra cagnolona a correre sulla spiaggia. Abbiamo scelto un residence a Cabras, Sa Pintadera, come punto d’appoggio per le nostre escursioni e ci è rimasto nel cuore, tanto quanto la luminosità del paesaggio.
Anche le persone possono essere luminose!
Ed è stato meraviglioso essere coccolate con una mega colazione: oltre alla caffetteria, al mattino, ci hanno deliziato con dolci fatti in casa (persino una seadas calda e profumata ), confetture fatte in casa, frutta fresca a km zero. Il tutto in una cornice fatata: un immenso giardino mediterraneo profumato di eucalipti, carrubi, pini marittimi, bordure di elicriso. È sicuramente un posto dove soggiornare qualche giorno anche in primavera. Della copiosa lavanda è rimasto solo un mazzo seccato sul davanzale della finestra del mio appartamentino affittato.
Purtroppo, il rovinoso incendio di questa estate che ha devastato km e km della zona, e che è giunto a lambire Cabras, sommato ai 40 e passa gradi del periodo, ha fatto seccare tutta la lavanda. Ecco, anche se mi sveglio in una grigia e umida mattinata di novembre, mi basta ricordare questi ultimi scampoli d’estate per sentirmi meglio.
È la mia strategia per superare l’inverno.
Aggiungo la ricetta del rotolo con crema di ricotta e more di Anna che ho gustato a colazione. È una ricetta mia, non l’ho chiesta ad Anna (spesso le ricette sono segrete), ma il risultato ottenuto è pressoché identico.
Rotolo con crema di ricotta e more
Fare una torta arrotolata. Io la faccio con 75 g. di farina, 100 g. di zucchero, 3 uova, 1 cucchiaino di lievito. Sbatto le uova con lo zucchero unendo un cucchiaio di liquore per profumare. Aggiungo farina e lievito. Metto il tutto in una teglia rettangolare 20 X 30 foderata di carta forno. Lo spessore deve essere ridotto poiché cuocendo si gonfia. In forno a 220° per una decina di minuti.
Sforno la torta ancora calda e la poso su un foglio di alluminio, la farcisco e la arrotolo nel foglio di alluminio. Faccio raffreddare, e taglio la torta arrotolata a fette. In questo caso l’ho farcirla con crema alla ricotta (crema pasticcera con l’aggiunta di ricotta) e confettura di more selvatiche (se è stagione, meglio le more fresche). Buona colazione estiva, anche se è novembre
Nella foto il faro di Capo San Marco, nella penisola del Sinis, che si affaccia sull’infinito paesaggio azzurro di acqua e cielo
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Conosco diverse erbe del posto dove vivo, la Sardegna, ma non conoscevo affatto l’enula.
Ho potuto scoprirla grazie a Giovanna, una mia nuova amica, che mi ha regalato una bottiglia di liquore e l’olio d’enula… -
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Chiedete ad un sardo emigrato qual’è il profumo che sente appena sbarcato in terra natia: vi dirà il profumo di elicriso!
Anche per i turisti, non avvezzi a questo profumo, questa pianta sarà indissolubilmente legata ai ricordi… -
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Costoso più dell’oro, lo zafferano si può trovare sotto varie forme, ma la resa migliore dal punto di vista organolettico e visivo, è sicuramente data dallo zafferano in pistilli. I pistilli, o stimmi, sono i tre filini rossi che si trovano al centro del fiore e dai quali si ricava la polvere dorata che siamo abituati a vedere.
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E così intestino tenue e crasso, pancia e una rete, chiamata in sardo “sa nappa”, sono sapientemente intrecciati a formare la treccia… -
Quest’anno, complice un inverno mite e una primavera anticipata, riesco a fare la confettura ai fiori d’arancio a marzo, anziché a maggio…
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È un momentaccio, lo sappiamo tutti. Poi, scorrendo la home di fb, ti puoi imbattere anche in cose che ti scaldano il cuore. Mi riferisco alla “cucina degli avanzi” di Paolo Lepori…
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Quando ero piccola e andavo a trovare nonna Stella, sentivo il profumo di questa torta prima di arrivare a casa sua. La casa di nonna si affacciava su una grande corte lombarda dove c’era una panetteria che sfornava torte…
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I polentoni si chiamano così per aver mangiato tanta polenta. Mia nonna Stella, classe 1899, mi raccontava che la sua generazione è sopravvissuta grazie alla polenta. Non c’era altro da mangiare…
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Che Natale è senza panettone ripieno? Ecco come trasformare un panettone in una vera goduria…
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Mi sono iscritta per gioco (adoro scherzare!) ad un gruppo facebook dal nome che è tutto un programma: “Anonima coccodrilli” dove si confessano le varie dipendenze da cibo, il gruppo si fa sempre più esilarante e si stanno delineando vari profili…
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