Aprile è un mese straordinario per la raccolta di erbe spontanee. Oggi ho colto mazzetti di Erba vajola (detta anche Erba tortora) che in questo periodo è in fiore.
È una pianta mellifera, cioè dolce (le api ne sono ghiotte), con un sapore complesso e gradevole che ricorda quello delle taccole (o dei piselli giovanissimi) con una leggera nota amara, dolce e gommosa. I fiori sono dolci e gradevolissimi: ottimi, assieme alle foglie più tenere, per impreziosire un’insalata. Le foglie più grandi possono essere cotte insieme ad altra misticanza.
La si trova all’ombra di alberi, in terreni piuttosto umidi. È facile da riconoscere per la foglia con i suoi puntini chiari, simile alla borragine ma liscia. I fiori a campanella possono avere diversi colori e sfumature.
Contiene mucillagini, tannini, una sostanza colorante, un olio essenziale, un principio amaro, nitrato di potassio e gomme.
L’azione dell’infuso è antiflogistica, astringente oftalmica e rinfrescante. Ha proprietà antinevralgiche, sedative ed antiemorragiche.
È ottima per minestre, frittate, zuppe, insalate.
Utilizzerò le foglie più tenere e i fiori per una colorata e salutare insalata primaverile, assieme a rucola selvatica, foglie di tarassaco, fiori di tarassaco, fiori di borragine, foglie e fiori di calendula.
Le foglie più grandi finiranno in una zuppa con fave secche, che ho in ammollo da 24 ore, bietola, pomodoro secco, una foglia di alloro.
Per finire, sulla zuppa, fette di pane abbrustolito e olio del mio olivo.
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Conosco diverse erbe del posto dove vivo, la Sardegna, ma non conoscevo affatto l’enula.
Ho potuto scoprirla grazie a Giovanna, una mia nuova amica, che mi ha regalato una bottiglia di liquore e l’olio d’enula… -
Non so voi, ma a me Novembre deprime, nonostante abiti in Sardegna: proprio non digerisco la mancanza di luce, le giornate corte, il dovermi intabarrare di scomodi strati di vestiti, l’umidità…
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Chiedete ad un sardo emigrato qual’è il profumo che sente appena sbarcato in terra natia: vi dirà il profumo di elicriso!
Anche per i turisti, non avvezzi a questo profumo, questa pianta sarà indissolubilmente legata ai ricordi… -
Lo so che mi attirerò gli strali di chi considera la cucina una questione di pesi al grammo, ma la sottoscritta, onestamente, non pesa quasi niente, nemmeno per i dolci…
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Cosa fare con i profumatissimi fiori d’arancio? Io di solito preparo la confettura, oppure fare il liquore…
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Oggi sono in vena di ricordi e vi parlo di un’esperienza culinaria che risale a ben 40 e passa anni fa…
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La loro carne (delle capre) richiede molta cottura ed è più magra di quella di pecora. Meglio sporzionarla in pezzetti piccoli, così cuoce un tantino prima…
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Costoso più dell’oro, lo zafferano si può trovare sotto varie forme, ma la resa migliore dal punto di vista organolettico e visivo, è sicuramente data dallo zafferano in pistilli. I pistilli, o stimmi, sono i tre filini rossi che si trovano al centro del fiore e dai quali si ricava la polvere dorata che siamo abituati a vedere.
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In Sardegna le lumache sono considerate una vera e propria prelibatezza, e non c’è sardo che si rispetti che, dopo un paio di giornate di pioggia, non sparisca in campagna attrezzato di stivali di gomma e retino per la raccolta…
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La cordula, chiamata anche treccia, è a base di interiora d’agnello e deve il suo nome alla forma che assume con l’intreccio degli intestini.
E così intestino tenue e crasso, pancia e una rete, chiamata in sardo “sa nappa”, sono sapientemente intrecciati a formare la treccia… -
Quest’anno, complice un inverno mite e una primavera anticipata, riesco a fare la confettura ai fiori d’arancio a marzo, anziché a maggio…
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È un momentaccio, lo sappiamo tutti. Poi, scorrendo la home di fb, ti puoi imbattere anche in cose che ti scaldano il cuore. Mi riferisco alla “cucina degli avanzi” di Paolo Lepori…
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Quando ero piccola e andavo a trovare nonna Stella, sentivo il profumo di questa torta prima di arrivare a casa sua. La casa di nonna si affacciava su una grande corte lombarda dove c’era una panetteria che sfornava torte…
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Le seadas, tonde e dorate come il sole pieno della Sardegna, profumate di agrumi e miele…
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I polentoni si chiamano così per aver mangiato tanta polenta. Mia nonna Stella, classe 1899, mi raccontava che la sua generazione è sopravvissuta grazie alla polenta. Non c’era altro da mangiare…
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Che Natale è senza panettone ripieno? Ecco come trasformare un panettone in una vera goduria…
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Mi sono iscritta per gioco (adoro scherzare!) ad un gruppo facebook dal nome che è tutto un programma: “Anonima coccodrilli” dove si confessano le varie dipendenze da cibo, il gruppo si fa sempre più esilarante e si stanno delineando vari profili…
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Siete anche voi una di quelle persone che impazziscono quando entrano in una gelateria millegusti? Amate esplorare e creare in cucina? Avete desiderio di gelato anche a Gennaio? Ecco la ricetta che fa per voi…
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Le pecore, Perché quelle vere? Perché ci sono veramente, e sono veramente tante…
Al contrario delle pecore d’Abruzzo che non ho mai visto…
Il famoso “arrosticino” abruzzese si dice che sia prevalentemente fatto di carne importata dall’Irlanda… -
Oggi vi parlerò di un’altra prova iniziatica culinaria che ho vissuto in Sardegna. Ovvero delle anguille, che in Sardegna vengono impiattate a mo’ di serpente…
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Non vi tragga in inganno il nome esotico! Tutte queste “u” finali fanno presagire che trattasi di “cosa” sarda…
Questa “cosa” sta nel frigorifero di casa mia…